Il volume costituisce la terza edizione, notevolmente aggiornata e accresciuta, di un testo pubblicato originariamente nel 2005 e riedito nel 2011. Le migrazioni sono un fenomeno sociale globale, che attraversa la nostra società e la sta trasformando, ponendo in discussione diversi fondamenti impliciti del patto di convivenza. Il nostro stare insieme si basava su una solidarietà tra simili, derivante dall’idea di una comune appartenenza geografica, etnica, linguistica, e per molti anche religiosa [cfr. Kymlicka 1999]. La formazione delle nazioni moderne ha codificato e attivamente promosso l’idea di «comunità immaginate» [Benedict Anderson 1996] in cui la fratellanza tra i membri si accompagna con la distinzione dagli estranei: una distinzione che diventa più difficile e controversa quando gli estranei si insediano sul territorio nazionale in veste di immigrati, in vario modo richiesti dalle società riceventi. Così, mentre i confini appaiono nuovamente assurti a linee cruciali di divisione tra mondo interno e mondo esterno, fino a trasformare gli stranieri in nemici [Balibar 2006], questi stessi confini sono continuamente varcati e contraddetti. Le migrazioni ci obbligano a riscrivere il patto che ci unisce adattandolo ad una società che sta diventando sotto vari aspetti postnazionale, pluralistica, culturalmente intrecciata e complessa. Le migrazioni rappresentano poi un osservatorio privilegiato da cui scrutare molti risvolti della società contemporanea, dal funzionamento delle reti sociali all’attribuzione dei diritti di cittadinanza, dall’integrazione sociale dei giovani alla nascita di nuova imprenditorialità. Offrono quindi una prospettiva stimolante per analizzare più a fondo svariati aspetti dell’organizzazione sociale nel suo complesso. Osservando apparentemente «gli altri», possiamo imparare molto su noi stessi. Anzi, studiare le migrazioni ci obbliga a uno sforzo di riflessività, a interrogarci sul nostro sguardo, a ragionare sulle lenti interpretative con cui osserviamo la realtà. Per esempio, la critica al “nazionalismo metodologico” [Wimmer e Glick Schiller 2003], ossia all’implicita assunzione che la “società” coincida con la “società nazionale”, ha trovato nelle migrazioni transnazionali uno stimolo decisivo. Da qui discendono conseguenze molto concrete in termini di trattamenti giuridici e pratiche sociali: come quando si pensa che le famiglie siano solo quelle native; o che si possa tracciare una netta distinzione in termini di appartenenza, diritti e benefici sociali tra cittadini e non cittadini. Figli di coppie miste, immigrati naturalizzati, seconde generazioni cresciute sul territorio e straniere solo per legge, confondono una netta distinzione tra “noi” e “loro”, tra “società” e “nazione” etnicamente intesa. Va infine sottolineata la natura processuale e interattiva delle migrazioni: pur presentando alcuni tratti ricorrenti, sui quali la ricerca storica ci può insegnare parecchio, esse sono un fenomeno cangiante, in continua e rapida evoluzione, impossibile da fissare e definire una volta per sempre, continuamente rielaborato e socialmente costruito nell’interscambio con la società ricevente. Lo studio del fenomeno può quindi aiutare ad acquisire una maggiore consapevolezza delle questioni in gioco, dei rischi da evitare, dei problemi da fronteggiare, delle soluzioni possibili.

Sociologia delle migrazioni / M. Ambrosini. - Bologna : Il mulino, 2020 Mar. - ISBN 9788815284914. (MANUALI)

Sociologia delle migrazioni

M. Ambrosini
Primo
Writing – Original Draft Preparation
2020

Abstract

Il volume costituisce la terza edizione, notevolmente aggiornata e accresciuta, di un testo pubblicato originariamente nel 2005 e riedito nel 2011. Le migrazioni sono un fenomeno sociale globale, che attraversa la nostra società e la sta trasformando, ponendo in discussione diversi fondamenti impliciti del patto di convivenza. Il nostro stare insieme si basava su una solidarietà tra simili, derivante dall’idea di una comune appartenenza geografica, etnica, linguistica, e per molti anche religiosa [cfr. Kymlicka 1999]. La formazione delle nazioni moderne ha codificato e attivamente promosso l’idea di «comunità immaginate» [Benedict Anderson 1996] in cui la fratellanza tra i membri si accompagna con la distinzione dagli estranei: una distinzione che diventa più difficile e controversa quando gli estranei si insediano sul territorio nazionale in veste di immigrati, in vario modo richiesti dalle società riceventi. Così, mentre i confini appaiono nuovamente assurti a linee cruciali di divisione tra mondo interno e mondo esterno, fino a trasformare gli stranieri in nemici [Balibar 2006], questi stessi confini sono continuamente varcati e contraddetti. Le migrazioni ci obbligano a riscrivere il patto che ci unisce adattandolo ad una società che sta diventando sotto vari aspetti postnazionale, pluralistica, culturalmente intrecciata e complessa. Le migrazioni rappresentano poi un osservatorio privilegiato da cui scrutare molti risvolti della società contemporanea, dal funzionamento delle reti sociali all’attribuzione dei diritti di cittadinanza, dall’integrazione sociale dei giovani alla nascita di nuova imprenditorialità. Offrono quindi una prospettiva stimolante per analizzare più a fondo svariati aspetti dell’organizzazione sociale nel suo complesso. Osservando apparentemente «gli altri», possiamo imparare molto su noi stessi. Anzi, studiare le migrazioni ci obbliga a uno sforzo di riflessività, a interrogarci sul nostro sguardo, a ragionare sulle lenti interpretative con cui osserviamo la realtà. Per esempio, la critica al “nazionalismo metodologico” [Wimmer e Glick Schiller 2003], ossia all’implicita assunzione che la “società” coincida con la “società nazionale”, ha trovato nelle migrazioni transnazionali uno stimolo decisivo. Da qui discendono conseguenze molto concrete in termini di trattamenti giuridici e pratiche sociali: come quando si pensa che le famiglie siano solo quelle native; o che si possa tracciare una netta distinzione in termini di appartenenza, diritti e benefici sociali tra cittadini e non cittadini. Figli di coppie miste, immigrati naturalizzati, seconde generazioni cresciute sul territorio e straniere solo per legge, confondono una netta distinzione tra “noi” e “loro”, tra “società” e “nazione” etnicamente intesa. Va infine sottolineata la natura processuale e interattiva delle migrazioni: pur presentando alcuni tratti ricorrenti, sui quali la ricerca storica ci può insegnare parecchio, esse sono un fenomeno cangiante, in continua e rapida evoluzione, impossibile da fissare e definire una volta per sempre, continuamente rielaborato e socialmente costruito nell’interscambio con la società ricevente. Lo studio del fenomeno può quindi aiutare ad acquisire una maggiore consapevolezza delle questioni in gioco, dei rischi da evitare, dei problemi da fronteggiare, delle soluzioni possibili.
mar-2020
Immigrazione; rifugiati; politiche migratorie; integrazione; reti etniche; mercato del lavoro; seconde generazioni; famiglie; minoranze etniche; imprenditoria etnica
Settore SPS/10 - Sociologia dell'Ambiente e del Territorio
Sociologia delle migrazioni / M. Ambrosini. - Bologna : Il mulino, 2020 Mar. - ISBN 9788815284914. (MANUALI)
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