Fra le motivazioni politico-istituzionali che indussero Ferdinando VII, rientrato da poco sul suolo spagnolo nella primavera del 1814, a rifiutarsi di giurare la Costituzione del ‘12 e a mettere così in atto il “golpe” assolutista, vi è da annoverare la presentazione di un lungo documento, sottoscritto da 69 deputati realisti alle Cortes Ordinarias, guidati da Bernardo Mozo de Rosales, che invitava il sovrano a cancellare immediatamente l’operato del Parlamento di Cadice, annullandone ogni deliberazione ed effetto, per poi procedere, come primo atto della sua restaurata sovranità, alla convocazione di nuove Cortes secondo le modalità tradizionali. Il documento, così come fu poi dato alle stampe nel maggio dello stesso anno, riportava una lunga titolazione, ma passò immediatamente alla storia come il Manifiesto de los Persas (e quindi i suoi firmatari furono rinominati “Persas”) per l’esplicito riferimento, proprio all’inizio del testo, ad una presunta usanza politica vigente nella Persia antica che prevedeva – per riprendere le parole del testo – di far «trascorrere cinque giorni in anarchia dopo la morte del loro re, in modo che il ripetersi di assassini, ruberie, e altre disgrazie li obbligasse a maggiore fedeltà verso il successore». Il Manifiesto nell’edizione originale del maggio 1814 è un pamphlet di 56 pagine, diviso in 143 paragrafi numerati, di lunghezza assai diversa fra di loro. Al termine dello scritto, prima delle 69 firme dei suoi sostenitori, vi è una breve, ma accalorata petizione in cui si riassumono i motivi che avevano spinto i Persas a rivolgersi direttamente al sovrano per “salvare” le tradizioni politico-religiose spagnole in un momento in cui, nonostante la vittoria militare sulle armate francesi, il quadro generale della nazione pareva lo stesso compromesso, date le nuove istituzioni politiche sortite dalla Costituzione gaditana che rendevano Ferdinando un sovrano costituzionale. Si propone in questa occasione una prima traduzione in lingua italiana, preceduta da una contestualizzazione storica, politica e storiografica, del Manifiesto de los Persas, il quale riprende o anticipa – e qui sta il suo interesse in una prospettiva riferibile non solamente alla storia spagnola – temi e battaglie caratterizzanti la polemica reazionaria europea del tempo quali la totale avversione nei confronti dei temi portanti della Rivoluzione francese, esplicitati nel famoso trilema Liberté-Égalité-Fraternité.

Spagna controrivoluzionaria : il Manifiesto de los Persas (1814) / N.A. Del Corno. - Alessandria : Edizioni dell'Orso, 2019. - ISBN 9788862749954. (BIBLIOTECA DI SPAGNA CONTEMPORANEA. NUOVA SERIE)

Spagna controrivoluzionaria : il Manifiesto de los Persas (1814)

N.A. Del Corno
2019

Abstract

Fra le motivazioni politico-istituzionali che indussero Ferdinando VII, rientrato da poco sul suolo spagnolo nella primavera del 1814, a rifiutarsi di giurare la Costituzione del ‘12 e a mettere così in atto il “golpe” assolutista, vi è da annoverare la presentazione di un lungo documento, sottoscritto da 69 deputati realisti alle Cortes Ordinarias, guidati da Bernardo Mozo de Rosales, che invitava il sovrano a cancellare immediatamente l’operato del Parlamento di Cadice, annullandone ogni deliberazione ed effetto, per poi procedere, come primo atto della sua restaurata sovranità, alla convocazione di nuove Cortes secondo le modalità tradizionali. Il documento, così come fu poi dato alle stampe nel maggio dello stesso anno, riportava una lunga titolazione, ma passò immediatamente alla storia come il Manifiesto de los Persas (e quindi i suoi firmatari furono rinominati “Persas”) per l’esplicito riferimento, proprio all’inizio del testo, ad una presunta usanza politica vigente nella Persia antica che prevedeva – per riprendere le parole del testo – di far «trascorrere cinque giorni in anarchia dopo la morte del loro re, in modo che il ripetersi di assassini, ruberie, e altre disgrazie li obbligasse a maggiore fedeltà verso il successore». Il Manifiesto nell’edizione originale del maggio 1814 è un pamphlet di 56 pagine, diviso in 143 paragrafi numerati, di lunghezza assai diversa fra di loro. Al termine dello scritto, prima delle 69 firme dei suoi sostenitori, vi è una breve, ma accalorata petizione in cui si riassumono i motivi che avevano spinto i Persas a rivolgersi direttamente al sovrano per “salvare” le tradizioni politico-religiose spagnole in un momento in cui, nonostante la vittoria militare sulle armate francesi, il quadro generale della nazione pareva lo stesso compromesso, date le nuove istituzioni politiche sortite dalla Costituzione gaditana che rendevano Ferdinando un sovrano costituzionale. Si propone in questa occasione una prima traduzione in lingua italiana, preceduta da una contestualizzazione storica, politica e storiografica, del Manifiesto de los Persas, il quale riprende o anticipa – e qui sta il suo interesse in una prospettiva riferibile non solamente alla storia spagnola – temi e battaglie caratterizzanti la polemica reazionaria europea del tempo quali la totale avversione nei confronti dei temi portanti della Rivoluzione francese, esplicitati nel famoso trilema Liberté-Égalité-Fraternité.
2019
Settore SPS/02 - Storia delle Dottrine Politiche
Spagna controrivoluzionaria : il Manifiesto de los Persas (1814) / N.A. Del Corno. - Alessandria : Edizioni dell'Orso, 2019. - ISBN 9788862749954. (BIBLIOTECA DI SPAGNA CONTEMPORANEA. NUOVA SERIE)
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