Spesso negli incontri di anestesisti, in occasione di seminari e congressi, si assiste a discussioni relative alla corrente minima impiegata nella realizzazione di un blocco regionale mediante elettroneurostimolazione (ENS) e alla formulazione di ipotesi sulla distanza fra la punta dell’ago-elettrodo e il nervo da bloccare. Non vengono in generale, queste discussioni, precedute da informazioni sullo stimolatore utilizzato (generatore di tensione o generatore di corrente), sulla durata dell’impulso di stimolazione, sulla posizione relativa degli elettrodi stimolante e ricevente. I volumi e le concentrazioni di anestetico usati possono risultare molto differenti. Non c’è dubbio che tutti i partecipanti alla discussione riferiscono dati reali relativi alla loro esperienza clinica quotidiana, ma questi dati sono spesso non confrontabili. Il razionale per l’esecuzione di un blocco è molto semplice. Mediante un ago-elettrodo vengono inviati, scegliendo adeguatamente il punto di accesso e in zone opportune determinate dalla buona conoscenza dell’anatomia, impulsi elettrici che attivano la contrazione di una particolare regione muscolo-tendinea. Dall’osservazione della clonia indotta si risale così all’esatta localizzazione dell’innervazione tributaria. Sulla superficie del paziente va anche ben posizionato l’elettrodo ricevente, generalmente un elettrodo da ECG autoadesivo. Il mantenimento della clonia, riducendo lo stimolo elettrico, ottenuto aumentando progressivamente l’inserimento dell’ago-elettrodo consente, con dosaggi molto limitati di anestetico, di bloccare selettivamente la componente nervosa. A parità di punto di accesso, di posizionamento dell’elettrodo di riferimento, con lo stesso stimolatore e utilizzando lo stesso tipo di aghi, due diversi operatori, sullo stesso paziente, potrebbero eseguire il blocco con volumi diversi della stessa soluzione anestetica. Infatti, a parità di condizioni operative, per le diverse esperienze, potrebbero corrispondere differenti profondità dell’ago-elettrodo e quindi risultare diverse distanze fra ago e nervo nel momento in cui viene deciso di iniettare l’anestetico. E potrebbe essere necessario, nei due casi, iniettare volumi anche molto diversi perché il bolo anestetico possa investire e interessare il nervo cercato. Sono facilmente immaginabili le ulteriori difficoltà di comunicazione quando vengono usati strumentari diversi, sia per concezione sia per caratteristiche (1). Metterò qui a fuoco alcuni punti fonte di tanta soggettività, nonostante il metodo sia chiaro a tutti e applicato da tutti con successo.
L'ELETTRONEUROSTIMOLAZIONE : NEUROFISIOLOGIA ED APPLICAZIONE DEI MODERNI STIMOLATORI / G. Monticelli. ((Intervento presentato al 10. convegno ESRA Italian Meeting tenutosi a Modena nel 2003.
L'ELETTRONEUROSTIMOLAZIONE : NEUROFISIOLOGIA ED APPLICAZIONE DEI MODERNI STIMOLATORI
G. MonticelliPrimo
2003
Abstract
Spesso negli incontri di anestesisti, in occasione di seminari e congressi, si assiste a discussioni relative alla corrente minima impiegata nella realizzazione di un blocco regionale mediante elettroneurostimolazione (ENS) e alla formulazione di ipotesi sulla distanza fra la punta dell’ago-elettrodo e il nervo da bloccare. Non vengono in generale, queste discussioni, precedute da informazioni sullo stimolatore utilizzato (generatore di tensione o generatore di corrente), sulla durata dell’impulso di stimolazione, sulla posizione relativa degli elettrodi stimolante e ricevente. I volumi e le concentrazioni di anestetico usati possono risultare molto differenti. Non c’è dubbio che tutti i partecipanti alla discussione riferiscono dati reali relativi alla loro esperienza clinica quotidiana, ma questi dati sono spesso non confrontabili. Il razionale per l’esecuzione di un blocco è molto semplice. Mediante un ago-elettrodo vengono inviati, scegliendo adeguatamente il punto di accesso e in zone opportune determinate dalla buona conoscenza dell’anatomia, impulsi elettrici che attivano la contrazione di una particolare regione muscolo-tendinea. Dall’osservazione della clonia indotta si risale così all’esatta localizzazione dell’innervazione tributaria. Sulla superficie del paziente va anche ben posizionato l’elettrodo ricevente, generalmente un elettrodo da ECG autoadesivo. Il mantenimento della clonia, riducendo lo stimolo elettrico, ottenuto aumentando progressivamente l’inserimento dell’ago-elettrodo consente, con dosaggi molto limitati di anestetico, di bloccare selettivamente la componente nervosa. A parità di punto di accesso, di posizionamento dell’elettrodo di riferimento, con lo stesso stimolatore e utilizzando lo stesso tipo di aghi, due diversi operatori, sullo stesso paziente, potrebbero eseguire il blocco con volumi diversi della stessa soluzione anestetica. Infatti, a parità di condizioni operative, per le diverse esperienze, potrebbero corrispondere differenti profondità dell’ago-elettrodo e quindi risultare diverse distanze fra ago e nervo nel momento in cui viene deciso di iniettare l’anestetico. E potrebbe essere necessario, nei due casi, iniettare volumi anche molto diversi perché il bolo anestetico possa investire e interessare il nervo cercato. Sono facilmente immaginabili le ulteriori difficoltà di comunicazione quando vengono usati strumentari diversi, sia per concezione sia per caratteristiche (1). Metterò qui a fuoco alcuni punti fonte di tanta soggettività, nonostante il metodo sia chiaro a tutti e applicato da tutti con successo.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Monticelli_Modena_2003.pdf
accesso aperto
Tipologia:
Pre-print (manoscritto inviato all'editore)
Dimensione
163.62 kB
Formato
Adobe PDF
|
163.62 kB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
Pubblicazioni consigliate
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.