I tempi recenti hanno posto basi concrete per lo sviluppo anche in Italia di un modello virtuoso di economia circolare, trasformando i rifiuti, in particolare gli speciali, da scarti a nuove “energie”. Tale strada offre così anche una “infrastruttura” di responsabilità sociale al tessuto produttivo imprenditoriale, indicando buone pratiche per la gestione dei rifiuti. Il mercato dei rifiuti si è infatti rivelato permeabile agli interessi criminali, esplicitati in Italia in particolare da gruppi mafiosi. Scopo del contributo è ricostruire le dinamiche italiane dello smaltimento illecito, tracciando in prospettiva diacronica e con taglio interdisciplinare l’evoluzione di questo modello criminale, indicandone in particolare i varchi normativi e i fattori strutturali e congiunturali di criticità. Nello specifico, si cercherà di evidenziare lo sgretolamento dell’egemonia strettamente criminale nel settore, in favore di una attuale convivenza tra attori di estrazione mafiosa e soggetti formalmente appartenenti all’economia legale. La fase iniziale del modello ecomafioso italiano vede infatti il ruolo predominante dei clan di camorra, coinvolti nel business a partire dalla metà degli anni Ottanta grazie a vantaggi competitivi di natura criminale, economica e geografica: la strategia vede l’incontro tra domanda di servizi illegali da parte di imprenditori settentrionali e offerta di smaltimento illecito garantita dai Casalesi, con termine della filiera illecita nelle terre del Casertano. A inizi anni Duemila, il modello presenta un’evoluzione: la ’ndrangheta, grazie al monopolio del movimento terra detenuto in particolare in Lombardia, accorcia la filiera, garantendo o imponendo lo smaltimento illecito direttamente nei luoghi del Nord posti sotto la propria signoria territoriale. Oggi, infine, gli analisti del settore evidenziano il ruolo sempre più preminente di gruppi di “imprenditoria deviata”, player indipendenti dalle organizzazioni mafiose, capaci di operare tuttavia con la stessa abilità nello smaltimento illecito dei rifiuti, coordinando rotte di importazione degli scarti che dal Sud terminano al Nord.
I rischi del mercato illecito dei rifiuti : evoluzione dei traffici criminali / L. Bonzanni. ((Intervento presentato al convegno Ecomondo 2019 tenutosi a Rimini nel 2019.
I rischi del mercato illecito dei rifiuti : evoluzione dei traffici criminali
L. Bonzanni
2019
Abstract
I tempi recenti hanno posto basi concrete per lo sviluppo anche in Italia di un modello virtuoso di economia circolare, trasformando i rifiuti, in particolare gli speciali, da scarti a nuove “energie”. Tale strada offre così anche una “infrastruttura” di responsabilità sociale al tessuto produttivo imprenditoriale, indicando buone pratiche per la gestione dei rifiuti. Il mercato dei rifiuti si è infatti rivelato permeabile agli interessi criminali, esplicitati in Italia in particolare da gruppi mafiosi. Scopo del contributo è ricostruire le dinamiche italiane dello smaltimento illecito, tracciando in prospettiva diacronica e con taglio interdisciplinare l’evoluzione di questo modello criminale, indicandone in particolare i varchi normativi e i fattori strutturali e congiunturali di criticità. Nello specifico, si cercherà di evidenziare lo sgretolamento dell’egemonia strettamente criminale nel settore, in favore di una attuale convivenza tra attori di estrazione mafiosa e soggetti formalmente appartenenti all’economia legale. La fase iniziale del modello ecomafioso italiano vede infatti il ruolo predominante dei clan di camorra, coinvolti nel business a partire dalla metà degli anni Ottanta grazie a vantaggi competitivi di natura criminale, economica e geografica: la strategia vede l’incontro tra domanda di servizi illegali da parte di imprenditori settentrionali e offerta di smaltimento illecito garantita dai Casalesi, con termine della filiera illecita nelle terre del Casertano. A inizi anni Duemila, il modello presenta un’evoluzione: la ’ndrangheta, grazie al monopolio del movimento terra detenuto in particolare in Lombardia, accorcia la filiera, garantendo o imponendo lo smaltimento illecito direttamente nei luoghi del Nord posti sotto la propria signoria territoriale. Oggi, infine, gli analisti del settore evidenziano il ruolo sempre più preminente di gruppi di “imprenditoria deviata”, player indipendenti dalle organizzazioni mafiose, capaci di operare tuttavia con la stessa abilità nello smaltimento illecito dei rifiuti, coordinando rotte di importazione degli scarti che dal Sud terminano al Nord.File | Dimensione | Formato | |
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