Il capitolo analizza la storia recente del mercato delle armi leggere in Afghanistan a partire dal ritiro sovietico alla fine degli anni '80. In particolare, si concentra sulla straordinaria continuità che caratterizza la cosiddetta Afghan arms pipeline indagando le ragioni di tale persistenza. Il capitolo si articola in tre parti, le quali analizzano rispettivamente il periodo della guerra civile (1992-1996), il regime dei Talebani (1996-2001) ed infine sulla fase apertasi con l'intervento internazionale iniziato nel 2001. Per le prime due fasi, per le quali le informazioni relative al traffico di armi sono più approssimative e in alcuni casi mancano dati affidabili, ci si è affidati principalmente alla letteratura secondaria sul tema. Per il periodo più recente, relativo all'intervento internazionale in Afghanistan, la situazione del paese è più facilmente ricostruibile sulla base dei documenti prodotti dalle organizzazioni internazionali e gli stati impegnati nello state-building e, più in particolare, nei programmi di disarmo. Il quadro complessivo che ne emerge è quello di una straordinaria continuità e consolidamento del mercato illegale delle armi in Afghanistan a partire dalla fine degli anni '70. Seppur per ragioni di volta in volta diverse, dovute a condizionamenti sia interni che internazionali, il traffico di armi, in particolare le armi leggere, ha continuato ad essere eccezionalmente cospicuo e uno dei tratti più drammatici della persistente instabilità del paese. Il prolungato intervento internazionale iniziato nel 2001 non ha invertito la tendenza e il recente disimpegno da parte degli Stati Uniti e della Nato sembra destinato a registrare un arretramento anche sul fronte del contrasto al mercato illegale delle armi.
La Afghan arms pipeline dal ritiro sovietico all’intervento internazionale attuale / A. Carati (UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO. DIPARTIMENTO DI STUDI INTERNAZIONALI GIURIDICI E STORICO-POLITICI). - In: Le armi nel mondo contemporaneo : Temi scelti su proliferazione, regimi di controllo e disarmo / [a cura di] E. Giunchi, C. Ponti. - Prima edizione. - [s.l] : Giappichelli Editore, 2019. - ISBN 9788892110083. - pp. 45-67
La Afghan arms pipeline dal ritiro sovietico all’intervento internazionale attuale
A. Carati
2019
Abstract
Il capitolo analizza la storia recente del mercato delle armi leggere in Afghanistan a partire dal ritiro sovietico alla fine degli anni '80. In particolare, si concentra sulla straordinaria continuità che caratterizza la cosiddetta Afghan arms pipeline indagando le ragioni di tale persistenza. Il capitolo si articola in tre parti, le quali analizzano rispettivamente il periodo della guerra civile (1992-1996), il regime dei Talebani (1996-2001) ed infine sulla fase apertasi con l'intervento internazionale iniziato nel 2001. Per le prime due fasi, per le quali le informazioni relative al traffico di armi sono più approssimative e in alcuni casi mancano dati affidabili, ci si è affidati principalmente alla letteratura secondaria sul tema. Per il periodo più recente, relativo all'intervento internazionale in Afghanistan, la situazione del paese è più facilmente ricostruibile sulla base dei documenti prodotti dalle organizzazioni internazionali e gli stati impegnati nello state-building e, più in particolare, nei programmi di disarmo. Il quadro complessivo che ne emerge è quello di una straordinaria continuità e consolidamento del mercato illegale delle armi in Afghanistan a partire dalla fine degli anni '70. Seppur per ragioni di volta in volta diverse, dovute a condizionamenti sia interni che internazionali, il traffico di armi, in particolare le armi leggere, ha continuato ad essere eccezionalmente cospicuo e uno dei tratti più drammatici della persistente instabilità del paese. Il prolungato intervento internazionale iniziato nel 2001 non ha invertito la tendenza e il recente disimpegno da parte degli Stati Uniti e della Nato sembra destinato a registrare un arretramento anche sul fronte del contrasto al mercato illegale delle armi.File | Dimensione | Formato | |
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