Riflessioni maturate nel corso di questi quattro anni di laboratori che mi portano a suggerire come il “public engagement”, che noi abbiamo tradotto, credo molto impropriamente come “terza missione”, possa diventare, forse debba diventare e certamente stia piano piano diventando sempre più motore trainante della nostra ricerca scientifica e come possa (e forse debba) ispirare la nostra didattica – una didattica che oggi si rivolge e coinvolge prevalentemente i cervelli dei nostri studenti e che raramente sollecita la loro immaginazione e creatività. La domanda che pone il mio intervento è come possiamo insegnare a giovani studiosi ma ancora prima ai nostri studenti “a guardare ciò che ancora non c’è” e a fidarsi di loro stessi, delle proprie competenze e capacità, perché è proprio in virtù della freschezza e diversità del loro sguardo (uno sguardo ancora non imbrigliato dai retaggi del sapere e che talvolta noi reputiamo non pertinente) che si possono cogliere nella letteratura aspetti inediti o nuovamente e diversamente problematici.
Public Engagement: terza missione? : verso nuove opportunità per la ricerca e la didattica / M. Cavecchi. ((Intervento presentato al convegno Reti : letteratura e cultura in un mondo che cambia. Networks, Literature & Culture in a Changing World tenutosi a Milano nel 2019.
Public Engagement: terza missione? : verso nuove opportunità per la ricerca e la didattica
M. Cavecchi
2019
Abstract
Riflessioni maturate nel corso di questi quattro anni di laboratori che mi portano a suggerire come il “public engagement”, che noi abbiamo tradotto, credo molto impropriamente come “terza missione”, possa diventare, forse debba diventare e certamente stia piano piano diventando sempre più motore trainante della nostra ricerca scientifica e come possa (e forse debba) ispirare la nostra didattica – una didattica che oggi si rivolge e coinvolge prevalentemente i cervelli dei nostri studenti e che raramente sollecita la loro immaginazione e creatività. La domanda che pone il mio intervento è come possiamo insegnare a giovani studiosi ma ancora prima ai nostri studenti “a guardare ciò che ancora non c’è” e a fidarsi di loro stessi, delle proprie competenze e capacità, perché è proprio in virtù della freschezza e diversità del loro sguardo (uno sguardo ancora non imbrigliato dai retaggi del sapere e che talvolta noi reputiamo non pertinente) che si possono cogliere nella letteratura aspetti inediti o nuovamente e diversamente problematici.File | Dimensione | Formato | |
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