Introduzione. Nella pratica ippiatrica è ormai comprovata l’utilità della Risonanza Magnetica (RM) come strumento diagnostico in grado di fornire utili informazioni per la diagnosi di zoppia non acquisibili con altre tecniche diagnostiche1. Grazie a specifiche sequenze la RM permette di diagnosticare patologie a carico della spongiosa ossea non osservabili ne con un comune esame radiografico ne con un esame TC2. Il “bone marrow edema” (BME) deriva da microfratture della trabecole della spongiosa, che determinano stravasi siero ematici. Generalmente si tratta di lesioni “da impatto”, “da avulsione” oppure da processi cronici degenerativi che possono esitare in necrosi avascolare intraossea. Tale alterazione è stata descritta in RM come “Bone contusion”, “Bone Bruise” o ancora come “Bone Marrow Syndrome” a testimonianza del fatto che in realtà tale patologia non abbia ancora trovato una precisa connotazione clinica ed eziopatogenetica. Lo scopo del lavoro è descrivere l’aspetto RM dell’edema osseo a livello dell’estremità distale dell’arto equino, valutare la distribuzione delle lesioni ossee nel segmento in esame e catalogarle in base all’evento patogenetico scatenante. Materiali e metodi. Tutti gli esami a tomografia computerizzata eseguiti presso il dipartimento di Radiologia dell’Università di Milano nel periodo compreso tra ottobre 2006 ed agosto 2008 sono stati rivalutati. Sono stati inclusi nello studio gli animali che, in base alla visita clinica, presetavano una zoppia localizzata alla regione del piede e o del nodello mentre sono stati esclusi i soggetti con alterazioni radiografiche sufficienti ad emettere una diagnosi di zoppia così come gli arti in cui è stato eseguito solo uno studio parziale. Tutte le immagini sono state ottenute grazie ad un sistema a basso campo 0.2 T (Vet-MR) ed una bobina ricevente del tipo dual phase array, con l’animale posto in anestesia generale. Risultati. Sono stati inclusi nello studio 34 cavalli di età compresa tra i 2 e i 15 anni, adibiti a varie discipline; di questi 21 soggetti presentavano una zoppia mono o bilaterale localizzata al piede mentre in 10 era localizzata all’articolazione metacarpo/metatarso-falangea. I rimanenti tre animali presentavano una zoppia complessa riferibile ad entrambi i distretti dello stesso arto. Alterazioni di segnale nelle sequenze con soppressione lipidica riferibili a BME sono state riscontrate nel 59% dei distretti anatomici indagati. Lesioni riconducibili a traumatismi ripetuti da impatto sono state evidenziate in otto nodelli equamente distribuite tra i condili mediale e laterale. Lo stesso tipo di lesione è stato osservato in due casi a livello di seconda falange, un caso a livello di processi palmari della terza falange e otto a livello di osso navicolare. Sono state osservate inoltre lesioni ossee derivanti da fenomeni avulsivi da parte di legamenti in particolare a livello di inserzione prossimale e distale del legamento impari del navicolare (otto casi) e inserzione dei legamenti collaterali dell’articolazione interfalangea distale (due casi). Discussione. A differenza da quanto già riportato in letteratura3, nella nostra casistica reperti riconducibili a BME a carico del nodello sono stati abbastanza numerosi essendo stati rilevati nel 53,8% dei casi. Bisogna tuttavia sottolineare che i soli reperti RM suggestivi di BME non permettono di differenziare tale alterazione, di per sé autolimitante, da una ben più grave necrosi ossea. Di fatto tali lesioni costituiscono i due “estremi” di una patologia riconosciuta in medicina umana come “Bone Marrow Edema Syndrome”. Una corretta diagnosi e l’emissione di una prognosi attendibile in tal senso necessita di ulteriori approfondimenti diagnostici4 (Scintigrafia ossea) o di un esame RM di controllo. Conclusioni. L’edema contusivo intraosseo è una patologia riconosciuta da un periodo di tempo relativamente limitato, soprattutto in medicina veterinaria. La RM è la tecnica diagnostica più sensibile e l’impiego di sequenze a soppressione lipidica come la STIR, (3) e quelle pesate in T1 e T2 (4) consentono di diagnosticarla agevolmente. Ulteriori studi sono necessari per accertare la presenza di lesioni cartilaginee in corrispondenza delle lesioni ossee rilevate a carico del distretto sub condrale.

Ruolo della risonanza magnetica nella diagnosi di patologie correlate ad edema osseo nel cavallo = Use of magnetic resonance imaging for evaluation of bone pathology related to bone marrow edema in the horse / M. Biggi, D. De Zani, D.D. Zani, M. Di Giancamillo. ((Intervento presentato al 15. convegno SIVE tenutosi a Bologna nel 2009.

Ruolo della risonanza magnetica nella diagnosi di patologie correlate ad edema osseo nel cavallo = Use of magnetic resonance imaging for evaluation of bone pathology related to bone marrow edema in the horse

M. Biggi
Primo
;
D. De Zani
Secondo
;
D.D. Zani
Penultimo
;
M. Di Giancamillo
Ultimo
2009

Abstract

Introduzione. Nella pratica ippiatrica è ormai comprovata l’utilità della Risonanza Magnetica (RM) come strumento diagnostico in grado di fornire utili informazioni per la diagnosi di zoppia non acquisibili con altre tecniche diagnostiche1. Grazie a specifiche sequenze la RM permette di diagnosticare patologie a carico della spongiosa ossea non osservabili ne con un comune esame radiografico ne con un esame TC2. Il “bone marrow edema” (BME) deriva da microfratture della trabecole della spongiosa, che determinano stravasi siero ematici. Generalmente si tratta di lesioni “da impatto”, “da avulsione” oppure da processi cronici degenerativi che possono esitare in necrosi avascolare intraossea. Tale alterazione è stata descritta in RM come “Bone contusion”, “Bone Bruise” o ancora come “Bone Marrow Syndrome” a testimonianza del fatto che in realtà tale patologia non abbia ancora trovato una precisa connotazione clinica ed eziopatogenetica. Lo scopo del lavoro è descrivere l’aspetto RM dell’edema osseo a livello dell’estremità distale dell’arto equino, valutare la distribuzione delle lesioni ossee nel segmento in esame e catalogarle in base all’evento patogenetico scatenante. Materiali e metodi. Tutti gli esami a tomografia computerizzata eseguiti presso il dipartimento di Radiologia dell’Università di Milano nel periodo compreso tra ottobre 2006 ed agosto 2008 sono stati rivalutati. Sono stati inclusi nello studio gli animali che, in base alla visita clinica, presetavano una zoppia localizzata alla regione del piede e o del nodello mentre sono stati esclusi i soggetti con alterazioni radiografiche sufficienti ad emettere una diagnosi di zoppia così come gli arti in cui è stato eseguito solo uno studio parziale. Tutte le immagini sono state ottenute grazie ad un sistema a basso campo 0.2 T (Vet-MR) ed una bobina ricevente del tipo dual phase array, con l’animale posto in anestesia generale. Risultati. Sono stati inclusi nello studio 34 cavalli di età compresa tra i 2 e i 15 anni, adibiti a varie discipline; di questi 21 soggetti presentavano una zoppia mono o bilaterale localizzata al piede mentre in 10 era localizzata all’articolazione metacarpo/metatarso-falangea. I rimanenti tre animali presentavano una zoppia complessa riferibile ad entrambi i distretti dello stesso arto. Alterazioni di segnale nelle sequenze con soppressione lipidica riferibili a BME sono state riscontrate nel 59% dei distretti anatomici indagati. Lesioni riconducibili a traumatismi ripetuti da impatto sono state evidenziate in otto nodelli equamente distribuite tra i condili mediale e laterale. Lo stesso tipo di lesione è stato osservato in due casi a livello di seconda falange, un caso a livello di processi palmari della terza falange e otto a livello di osso navicolare. Sono state osservate inoltre lesioni ossee derivanti da fenomeni avulsivi da parte di legamenti in particolare a livello di inserzione prossimale e distale del legamento impari del navicolare (otto casi) e inserzione dei legamenti collaterali dell’articolazione interfalangea distale (due casi). Discussione. A differenza da quanto già riportato in letteratura3, nella nostra casistica reperti riconducibili a BME a carico del nodello sono stati abbastanza numerosi essendo stati rilevati nel 53,8% dei casi. Bisogna tuttavia sottolineare che i soli reperti RM suggestivi di BME non permettono di differenziare tale alterazione, di per sé autolimitante, da una ben più grave necrosi ossea. Di fatto tali lesioni costituiscono i due “estremi” di una patologia riconosciuta in medicina umana come “Bone Marrow Edema Syndrome”. Una corretta diagnosi e l’emissione di una prognosi attendibile in tal senso necessita di ulteriori approfondimenti diagnostici4 (Scintigrafia ossea) o di un esame RM di controllo. Conclusioni. L’edema contusivo intraosseo è una patologia riconosciuta da un periodo di tempo relativamente limitato, soprattutto in medicina veterinaria. La RM è la tecnica diagnostica più sensibile e l’impiego di sequenze a soppressione lipidica come la STIR, (3) e quelle pesate in T1 e T2 (4) consentono di diagnosticarla agevolmente. Ulteriori studi sono necessari per accertare la presenza di lesioni cartilaginee in corrispondenza delle lesioni ossee rilevate a carico del distretto sub condrale.
No
Italian
gen-2009
Settore VET/09 - Clinica Chirurgica Veterinaria
Presentazione
Intervento inviato
Comitato scientifico
Ricerca applicata
Pubblicazione scientifica
SIVE
Bologna
2009
15
Società italiana veterinari per equini
SIVE
Convegno nazionale
M. Biggi, D. De Zani, D.D. Zani, M. Di Giancamillo
Ruolo della risonanza magnetica nella diagnosi di patologie correlate ad edema osseo nel cavallo = Use of magnetic resonance imaging for evaluation of bone pathology related to bone marrow edema in the horse / M. Biggi, D. De Zani, D.D. Zani, M. Di Giancamillo. ((Intervento presentato al 15. convegno SIVE tenutosi a Bologna nel 2009.
Prodotti della ricerca::14 - Intervento a convegno non pubblicato
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