Ad auxilium vocatus : Studi sul praticantato forense da Napoleone all'Unità

L’istruzione pratica-legale è, a dispetto della poca fama di cui ha sinora goduto nella storiografia, un tema di indubbio rilievo per chi si accinga ad uno studio sulla avvocatura. L’apparente semplicità del cursus, che quasi sempre si risolve nella frequenza di studi legali, talvolta nell’audizione di corsi specialistici, e nel finale esame di idoneità, a corononamento e successo della citata preparazione, non debbono fuorviare. - Forze autonome, interne all’avvocatura, ed eteronome, soprattutto provenienti da organi istituzionali, hanno da sempre esercitato forti pressioni sulla disciplina dell’accesso alla professione forense, poiché formare le nuove leve e vagliarne la preparazione significa controllare l’intera categoria. - In quest’ottica e per una migliore comprensione delle problematiche formative in età moderna, grazie ad un ricco, quanto inedito, materiale d’archivio, si è ricostruita la pioneristica esperienza di una vera e propria scuola di specializzazione, la Scuola di Eloquenza Pratica Legale, voluta dal governo francese nel novembre dell’08, per il regno italico, ma dietro la quale si scorgono il nome e la mente di G.D. Romagnosi. - Nata quale complemento ai gradi accademici, e presidio imprescindibile per tutti coloro che si destineranno alla carriera del foro, essa, infatti, non solo rappresenta un canovaccio della pratica forense di grande interesse storico, ma ripropone anche la questione fondamentale dell’interazione fra studio e lavoro tema che, per avvocati e procuratori, è una realistica necessità, come dimostra l’intesa progettualità normativa che caratterrizza tutta la storia del praticantato forense. L’autorità poi di Romagnosi ed il ruolo di primo piano dallo stesso ricoperto nel panorama giuridico del primo ‘800 conferiscono a questa progetto pilota una grande rilevanza scientifica.