Nel canto XXVI del Paradiso, Dante affida alla voce di Adamo la sua riflessione sulle dinamiche del mutamento linguistico: se «opera naturale è ch’uom favella», le forme del cambiamento sono legate al gusto e alla storia («ma così o così, natura lascia / poi fare a voi secondo che v’abbella»). Un’eco oraziana sostiene la constatazione che «l’uso d’i mortali è come fronda / in ramo, che sen va e altra vene». Muovendo da quest’immagine, molto nota e discussa, il volume affronta alcuni momenti della storia dei volgari d’Italia. Nello spazio, geografico e mentale, definito dal «viaggio dell’esilio», il libro indaga in primo luogo l’esperienza dell’area che ha per centro Milano, città pronta a diventare fulcro di un’identità culturale più ampia. Il tema del volgarizzamento duecentesco delle retoriche classiche si propone quindi come baricentro di un’indagine sulla formazione del linguaggio poetico nel secolo XIII e sulla funzione del dictator. Il percorso di codificazione del canone nel Cinquecento, infine, è osservato nelle esperienze esemplari di Giovan Francesco Fortunio, impegnato nella fondazione (anche dantesca) delle “regole” della lingua volgare per la letteratura, e di Matteo Bandello, che, “mettendo in scena” il Bembo in una delle sue più note novelle, discute, indirettamente, il fondamento del suo canone grammaticale.
Come fronda in ramo : forme e modelli della varietà nell'Italia dei volgari / G. Polimeni. - Milano : Biblion, 2019. - ISBN 9788833830070. (SAGGI BIBLION)
Come fronda in ramo : forme e modelli della varietà nell'Italia dei volgari
G. Polimeni
2019
Abstract
Nel canto XXVI del Paradiso, Dante affida alla voce di Adamo la sua riflessione sulle dinamiche del mutamento linguistico: se «opera naturale è ch’uom favella», le forme del cambiamento sono legate al gusto e alla storia («ma così o così, natura lascia / poi fare a voi secondo che v’abbella»). Un’eco oraziana sostiene la constatazione che «l’uso d’i mortali è come fronda / in ramo, che sen va e altra vene». Muovendo da quest’immagine, molto nota e discussa, il volume affronta alcuni momenti della storia dei volgari d’Italia. Nello spazio, geografico e mentale, definito dal «viaggio dell’esilio», il libro indaga in primo luogo l’esperienza dell’area che ha per centro Milano, città pronta a diventare fulcro di un’identità culturale più ampia. Il tema del volgarizzamento duecentesco delle retoriche classiche si propone quindi come baricentro di un’indagine sulla formazione del linguaggio poetico nel secolo XIII e sulla funzione del dictator. Il percorso di codificazione del canone nel Cinquecento, infine, è osservato nelle esperienze esemplari di Giovan Francesco Fortunio, impegnato nella fondazione (anche dantesca) delle “regole” della lingua volgare per la letteratura, e di Matteo Bandello, che, “mettendo in scena” il Bembo in una delle sue più note novelle, discute, indirettamente, il fondamento del suo canone grammaticale.File | Dimensione | Formato | |
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