Il contributo (redatto con Sandra Scheuble-Reiter), che per la mia parte si incentra sull'Egitto romano, traccia dapprima la strutturazione sociale che i Romani costituirono, rigidamente fissando una piramide sociale connessa al sistema di pagamento della tassa capitale (laographia). Si individuano dunque i vertici (di cittadinanza romana) e poi le élites locali nelle loro sfaccettature, per concentrarsi in seguito sul problema della mobilità sociale, caratteristica della gestione imperiale romana, ma eccezionalmente assai limitata nella strategica provincia d'Egitto. Qui si osserva che neppure la militanza nell'esercito consente un salto di mobilità che porti ad assurgere ad una dimensione extra-provinciale, men che meno a Roma. L'analisi segue poi l'evoluzione della concentrazione della proprietà fondiaria nelle mani di pochi sempre più ricchi, a discapito della piccola e media proprietà, a partire dal II sec. d.C., e poi in forma sempre più accentuata nel III secolo. Tra III e IV secolo si osserva infine una sostanziale discontinuità nella composizione sociale delle élites rispetto al I e II secolo. D'altro canto, soprattutto prima dell'Editto di Caracalla una dinamica di mobilità ascensionale vivace si può osservare tra i liberti. Gli schiavi restano comunque in Egitto un fenomeno assai meno diffuso che in altre parti del mondo romano. Col diffondersi del cristianesimo la schiavitù non scompare, ma anzi gli stati più fragili della popolazione si trovano sovente esposti al rischio di perdita dello status libertatis a causa dei debiti contratti. I monasteri giocano a questo punto un ruolo centrale nella difesa dei liberi caduti più o meno illegalmente in schiavitù.
Social Identity and Upward Mobility: Elite Groups, Lower Classes, and Slaves / S. Scheuble‐reiter, S. Bussi (BLACKWELL COMPANIONS TO THE ANCIENT WORLD). - In: A Companion to Greco-Roman and Late Antique Egypt / [a cura di] K. Vandorpe. - Prima edizione. - Hoboken : Blackwell, 2019. - ISBN 9781118428474. - pp. 283-298
Social Identity and Upward Mobility: Elite Groups, Lower Classes, and Slaves
S. Bussi
2019
Abstract
Il contributo (redatto con Sandra Scheuble-Reiter), che per la mia parte si incentra sull'Egitto romano, traccia dapprima la strutturazione sociale che i Romani costituirono, rigidamente fissando una piramide sociale connessa al sistema di pagamento della tassa capitale (laographia). Si individuano dunque i vertici (di cittadinanza romana) e poi le élites locali nelle loro sfaccettature, per concentrarsi in seguito sul problema della mobilità sociale, caratteristica della gestione imperiale romana, ma eccezionalmente assai limitata nella strategica provincia d'Egitto. Qui si osserva che neppure la militanza nell'esercito consente un salto di mobilità che porti ad assurgere ad una dimensione extra-provinciale, men che meno a Roma. L'analisi segue poi l'evoluzione della concentrazione della proprietà fondiaria nelle mani di pochi sempre più ricchi, a discapito della piccola e media proprietà, a partire dal II sec. d.C., e poi in forma sempre più accentuata nel III secolo. Tra III e IV secolo si osserva infine una sostanziale discontinuità nella composizione sociale delle élites rispetto al I e II secolo. D'altro canto, soprattutto prima dell'Editto di Caracalla una dinamica di mobilità ascensionale vivace si può osservare tra i liberti. Gli schiavi restano comunque in Egitto un fenomeno assai meno diffuso che in altre parti del mondo romano. Col diffondersi del cristianesimo la schiavitù non scompare, ma anzi gli stati più fragili della popolazione si trovano sovente esposti al rischio di perdita dello status libertatis a causa dei debiti contratti. I monasteri giocano a questo punto un ruolo centrale nella difesa dei liberi caduti più o meno illegalmente in schiavitù.File | Dimensione | Formato | |
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