La tematica settecentesca degli affetti (che ebbe in Vico un teorico originale, le cui intuizioni Leopardi non cessa d’interrogare, in chiave sensistica e materialistica, attraverso l’attenta lettura dei filosofi inglesi e francesi contemporanei) diviene lo spunto per un radicale ripensamento dei concetti gnoseologici essenziali, di ragione, intelletto, immaginazione, sentimento, che in un mutato contesto culturale, la coeva filosofia tedesca indirizzava a diversi esiti speculativi. L’uomo leopardiano è certamente un uomo attivo, volitivo, morale; ma questa attività – per un originale impasto di antico e moderno – non si vuole separata da una passività, che riconduca virtuosamente la nostra specie alla regola universale di natura. Questa tematica – centrale in Leopardi – è stata per lo più valorizzata in funzione di una valutazione estetica della poesia leopardiana o di una ricostruzione ideologica della sua posizione storico-culturale; con una focalizzazione forse eccessiva sulle due presunte concezioni leopardiane della natura (madre/matrigna), che reiterava pigramente il topos del suo pessimismo. Ma se cerchiamo di restituire al pensatore di Recanati un’adeguata collocazione storica, all’interno di quella filosofia italiana, a cui egli di diritto appartiene (e che non contrasta con la vocazione europea e universale della sua poesia), non possiamo non misurarci con questo altro lato del genio leopardiano. Per tale motivo abbiamo inteso riprendere, nel primo capitolo, la questione del Pessimismus ottocentesco, mediante la lettura in parallelo della filosofia di Schopenhauer e della ideologia di Leopardi. Una lettura di questo genere (che si rifà certo, ma con diverso intento, al precedente desanctisiano) consente infatti di rivelare come falso problema il topos del pessimismo, che impone a Leopardi una camicia metafisica, che gli va stretta. Le due opposte vie di redenzione dell’individuo dal mondano (quella della rinuncia e quella della rivolta) si prestano qui ad indicare un preciso discrimine ideale tra i due pensatori, accomunati solo dall’attitudine a misurarsi coi temi – eticamente aporetici – del male e del dolore.

La «pazienza» di Giacomo Leopardi : agire e patire: analisi del sistema dello Zibaldone / A. Vigorelli. - Sesto San Giovanni : Mimesis, 2019 May. - ISBN 9788857554921. (DISCORSO FIGURA. NUOVA SERIE)

La «pazienza» di Giacomo Leopardi : agire e patire: analisi del sistema dello Zibaldone

A. Vigorelli
2019

Abstract

La tematica settecentesca degli affetti (che ebbe in Vico un teorico originale, le cui intuizioni Leopardi non cessa d’interrogare, in chiave sensistica e materialistica, attraverso l’attenta lettura dei filosofi inglesi e francesi contemporanei) diviene lo spunto per un radicale ripensamento dei concetti gnoseologici essenziali, di ragione, intelletto, immaginazione, sentimento, che in un mutato contesto culturale, la coeva filosofia tedesca indirizzava a diversi esiti speculativi. L’uomo leopardiano è certamente un uomo attivo, volitivo, morale; ma questa attività – per un originale impasto di antico e moderno – non si vuole separata da una passività, che riconduca virtuosamente la nostra specie alla regola universale di natura. Questa tematica – centrale in Leopardi – è stata per lo più valorizzata in funzione di una valutazione estetica della poesia leopardiana o di una ricostruzione ideologica della sua posizione storico-culturale; con una focalizzazione forse eccessiva sulle due presunte concezioni leopardiane della natura (madre/matrigna), che reiterava pigramente il topos del suo pessimismo. Ma se cerchiamo di restituire al pensatore di Recanati un’adeguata collocazione storica, all’interno di quella filosofia italiana, a cui egli di diritto appartiene (e che non contrasta con la vocazione europea e universale della sua poesia), non possiamo non misurarci con questo altro lato del genio leopardiano. Per tale motivo abbiamo inteso riprendere, nel primo capitolo, la questione del Pessimismus ottocentesco, mediante la lettura in parallelo della filosofia di Schopenhauer e della ideologia di Leopardi. Una lettura di questo genere (che si rifà certo, ma con diverso intento, al precedente desanctisiano) consente infatti di rivelare come falso problema il topos del pessimismo, che impone a Leopardi una camicia metafisica, che gli va stretta. Le due opposte vie di redenzione dell’individuo dal mondano (quella della rinuncia e quella della rivolta) si prestano qui ad indicare un preciso discrimine ideale tra i due pensatori, accomunati solo dall’attitudine a misurarsi coi temi – eticamente aporetici – del male e del dolore.
mag-2019
Giacomo Leopardi; Teoria; sentimento; Zibaldone
Settore M-FIL/03 - Filosofia Morale
   Dipartimenti di Eccellenza 2018-2022 - Dipartimento di FILOSOFIA
   MINISTERO DELL'ISTRUZIONE E DEL MERITO
La «pazienza» di Giacomo Leopardi : agire e patire: analisi del sistema dello Zibaldone / A. Vigorelli. - Sesto San Giovanni : Mimesis, 2019 May. - ISBN 9788857554921. (DISCORSO FIGURA. NUOVA SERIE)
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2434/649120
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