In questa tesi di dottorato sono stati studiati i materiali vetrosi di due grandi culture italiane: la Golasecchiana e la Nuragica. La scelta è stata fatta al fine di coprire lacune di tipo temporale e geografico. Lacune temporali perchè la cultura di Golasecca (datata fine età del Bronzo – prima età del Ferro) rappresenta cronologicamente il passaggio tra le già ben studiate età del Bronzo ed età del Ferro; infatti in letteratura mancano proprio dati analitici relativi ai materiali vetrosi riguardanti questo periodo. Lacune geografiche perché non esistono dati su reperti protostorici provenienti dall’Italia insulare e meridionale. Sono stati infatti acquisiti dati analitici utili per la determinazione delle caratteristiche chimico-fisiche, per la conoscenza delle materie prime e delle tecniche utilizzate nella produzione dei reperti in esame. Inoltre lo studio ha il fine di rispondere a diverse domande archeologiche, ovvero se i reperti provengono da una produzione locale oppure se siano prodotti da artigiani itineranti, che avrebbero messo a disposizione delle popolazioni locali la loro esperienza tecnica e se parte delle materie prime fossero in seguito sostituite con quelle presenti in loco, oppure se siano avvenuti degli scambi commerciali. Per questo motivo, sono stati selezionati reperti archeologici a diversa tipologia e colorazione, di diversi contesti archeologici, provenienti dalle due grandi culture italiane. Si è proceduto con analisi chimiche tradizionali utilizzando un Microscopio Elettronico a Scansione (SEM) e una Microsonda Elettronica (EPMA). Le immagini ottenute al SEM sono state utilizzate per effettuare l’analisi d’immagine computerizzata (DIP). Le indagini archeometriche dei reperti delle due differenti culture hanno evidenziato notevoli differenze sia a livello composizionale che tipologico. Per quanto riguarda la cultura di Golasecca sono stati selezionati 35 reperti in materiale vetroso provenienti da 7 siti archeologici dell’area di Como. Fatta eccezione per una testa di spillone del XIII sec. a.C. (appartenente alla cultura di Canegrate) proveniente da Appiano Gentile, e tre vaghi del IX sec. a. C. provenienti dalla Cà Morta, i restanti campioni sono datati al Primo Ferro. La composizione chimica dei campioni, determinata tramite EPMA, ha mostrato principalmente la presenza di una ricetta di vetri tipo LMG (Low Magnesium Glasses) riscontrata nei campioni di tipologia predominante rappresentata da vaghi globulari bruni con decorazione ad occhi concentrici gialli, datati principalmente VII-V secolo a.C. Alcuni vetri hanno una composizione intermedia tra LMG ed HMG (High Magnesium Glasses) con un contenuto di MgO variabile tra 1 e 2%. I corpi di questi materiali presentano una fase vetrosa ricca in PbO (circa 20-40%), limitata a questo periodo, ed inclusioni di diversa natura. Mentre le decorazioni devono la loro colorazione gialla alla presenza di cristalli di antimoniati di piombo, riscontrati per la prima volta nei campioni provenienti dall’area di Como a partire dal VII secolo a.C. Solo per le tre perle del IX sec. a.C. è stata riscontrata una ricetta ad alcali misti o LMHK (Low Magnesium High Potassium), già ampiamente diffusa in Europa (Francia, Svizzera e Irlanda) nel Bronzo Finale, mentre la testa di spillone è HMG, ricetta utilizzata in Italia nel BM3-BR e indice di importazione dal Vicino Oriente. Per quanto riguarda la cultura Nuragica i reperti analizzati, costituiti da vaghi di collane, sono circa un centinaio e provengono da 14 contesti diversi delle provincie di Cagliari, Nuoro ed Oristano e sono datati a diverse fasi dell’età del Bronzo, fino alla prima età del Ferro. Nella maggior parte dei casi i reperti provengono da siti che gli archeologi non sono stati in grado di datare con esattezza. Fatta eccezione per le perle ad occhi e per alcuni campioni con tipologia unica e particolare, i vaghi analizzati hanno tipologia semplice, globulare o anulare, che non consente considerazioni specifiche circa la provenienza dei reperti. Vi è invece una notevole varietà di colorazioni, anche per vetri provenienti da uno stesso sito. I materiali vetrosi studiati sono classificabili in vetri e faience. I vetri risultano essere nella maggior parte dei casi ben conservati; le ricette utilizzate sono diverse: principalmente sono quelle di tipici vetri LMG ed HMG, mentre alcuni vetri hanno una composizione intermedia tra LMG ed HMG con un contenuto di MgO variabile tra 1 e 2% ed altri si collocano in un gruppo caratterizzato da un contenuto elevato di MgO (4-8%), come per gli HMG, ma da un contenuto leggermente superiore di K2O (fino a 5%). Non compaiono mai vetri a composizione LMHK diffusi in tutta Europa nell’età del Bronzo Finale. Le colorazioni sono le più svariate; di notevole interesse sono i vetri gialli opachi che devono la loro colorazione alla presenza di inclusioni di antimoniati di piombo. Le faience sono principalmente di due tipologie: segmentate e discoidali. In funzione della colorazione sono divisibili in due classi principali: bianche/azzurre e nere/marroni. Alcuni campioni presentano una superficie molto alterata e quindi non è stato possibile determinare la composizione chimica della matrice vetrosa originale. La maggior parte delle faience alterate sono quelle discoidali di colore azzurro/bianco caratterizzate da analisi chimiche con chiusure molto basse e matrice povera di alcali. Tuttavia è ancora visibile l’elevato tenore di CuO responsabile della colorazione. Questi reperti sono caratterizzati da rare inclusioni di ossido di Sn con stechiometria tipo SnO2. Mentre le faience ben conservate sono quelle di colore nero/marrone e presentano una composizione peculiare, con concentrazioni di MgO tra 0.57 e 0.99%, tipici di vetri LMG, ma con contenuti di K2O superiori ( 3%). Inoltre presentano un interessante e caratteristico alto tenore di FeO e MnO, che è direttamente correlabile all’elevato numero di inclusioni di ossidi di Fe e Mn.

Sviluppo della tecnologia di produzione del vetro : dalla protostoria all’età del Ferro / C. Nicola ; G. Artioli, M. Cremaschi, I. Angelini. DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA "ARDITO DESIO", 2009 Feb 03. 21. ciclo, Anno Accademico 2007/2008. [10.13130/nicola-chiara_phd2009-02-03].

Sviluppo della tecnologia di produzione del vetro : dalla protostoria all’età del Ferro

C. Nicola
2009

Abstract

In questa tesi di dottorato sono stati studiati i materiali vetrosi di due grandi culture italiane: la Golasecchiana e la Nuragica. La scelta è stata fatta al fine di coprire lacune di tipo temporale e geografico. Lacune temporali perchè la cultura di Golasecca (datata fine età del Bronzo – prima età del Ferro) rappresenta cronologicamente il passaggio tra le già ben studiate età del Bronzo ed età del Ferro; infatti in letteratura mancano proprio dati analitici relativi ai materiali vetrosi riguardanti questo periodo. Lacune geografiche perché non esistono dati su reperti protostorici provenienti dall’Italia insulare e meridionale. Sono stati infatti acquisiti dati analitici utili per la determinazione delle caratteristiche chimico-fisiche, per la conoscenza delle materie prime e delle tecniche utilizzate nella produzione dei reperti in esame. Inoltre lo studio ha il fine di rispondere a diverse domande archeologiche, ovvero se i reperti provengono da una produzione locale oppure se siano prodotti da artigiani itineranti, che avrebbero messo a disposizione delle popolazioni locali la loro esperienza tecnica e se parte delle materie prime fossero in seguito sostituite con quelle presenti in loco, oppure se siano avvenuti degli scambi commerciali. Per questo motivo, sono stati selezionati reperti archeologici a diversa tipologia e colorazione, di diversi contesti archeologici, provenienti dalle due grandi culture italiane. Si è proceduto con analisi chimiche tradizionali utilizzando un Microscopio Elettronico a Scansione (SEM) e una Microsonda Elettronica (EPMA). Le immagini ottenute al SEM sono state utilizzate per effettuare l’analisi d’immagine computerizzata (DIP). Le indagini archeometriche dei reperti delle due differenti culture hanno evidenziato notevoli differenze sia a livello composizionale che tipologico. Per quanto riguarda la cultura di Golasecca sono stati selezionati 35 reperti in materiale vetroso provenienti da 7 siti archeologici dell’area di Como. Fatta eccezione per una testa di spillone del XIII sec. a.C. (appartenente alla cultura di Canegrate) proveniente da Appiano Gentile, e tre vaghi del IX sec. a. C. provenienti dalla Cà Morta, i restanti campioni sono datati al Primo Ferro. La composizione chimica dei campioni, determinata tramite EPMA, ha mostrato principalmente la presenza di una ricetta di vetri tipo LMG (Low Magnesium Glasses) riscontrata nei campioni di tipologia predominante rappresentata da vaghi globulari bruni con decorazione ad occhi concentrici gialli, datati principalmente VII-V secolo a.C. Alcuni vetri hanno una composizione intermedia tra LMG ed HMG (High Magnesium Glasses) con un contenuto di MgO variabile tra 1 e 2%. I corpi di questi materiali presentano una fase vetrosa ricca in PbO (circa 20-40%), limitata a questo periodo, ed inclusioni di diversa natura. Mentre le decorazioni devono la loro colorazione gialla alla presenza di cristalli di antimoniati di piombo, riscontrati per la prima volta nei campioni provenienti dall’area di Como a partire dal VII secolo a.C. Solo per le tre perle del IX sec. a.C. è stata riscontrata una ricetta ad alcali misti o LMHK (Low Magnesium High Potassium), già ampiamente diffusa in Europa (Francia, Svizzera e Irlanda) nel Bronzo Finale, mentre la testa di spillone è HMG, ricetta utilizzata in Italia nel BM3-BR e indice di importazione dal Vicino Oriente. Per quanto riguarda la cultura Nuragica i reperti analizzati, costituiti da vaghi di collane, sono circa un centinaio e provengono da 14 contesti diversi delle provincie di Cagliari, Nuoro ed Oristano e sono datati a diverse fasi dell’età del Bronzo, fino alla prima età del Ferro. Nella maggior parte dei casi i reperti provengono da siti che gli archeologi non sono stati in grado di datare con esattezza. Fatta eccezione per le perle ad occhi e per alcuni campioni con tipologia unica e particolare, i vaghi analizzati hanno tipologia semplice, globulare o anulare, che non consente considerazioni specifiche circa la provenienza dei reperti. Vi è invece una notevole varietà di colorazioni, anche per vetri provenienti da uno stesso sito. I materiali vetrosi studiati sono classificabili in vetri e faience. I vetri risultano essere nella maggior parte dei casi ben conservati; le ricette utilizzate sono diverse: principalmente sono quelle di tipici vetri LMG ed HMG, mentre alcuni vetri hanno una composizione intermedia tra LMG ed HMG con un contenuto di MgO variabile tra 1 e 2% ed altri si collocano in un gruppo caratterizzato da un contenuto elevato di MgO (4-8%), come per gli HMG, ma da un contenuto leggermente superiore di K2O (fino a 5%). Non compaiono mai vetri a composizione LMHK diffusi in tutta Europa nell’età del Bronzo Finale. Le colorazioni sono le più svariate; di notevole interesse sono i vetri gialli opachi che devono la loro colorazione alla presenza di inclusioni di antimoniati di piombo. Le faience sono principalmente di due tipologie: segmentate e discoidali. In funzione della colorazione sono divisibili in due classi principali: bianche/azzurre e nere/marroni. Alcuni campioni presentano una superficie molto alterata e quindi non è stato possibile determinare la composizione chimica della matrice vetrosa originale. La maggior parte delle faience alterate sono quelle discoidali di colore azzurro/bianco caratterizzate da analisi chimiche con chiusure molto basse e matrice povera di alcali. Tuttavia è ancora visibile l’elevato tenore di CuO responsabile della colorazione. Questi reperti sono caratterizzati da rare inclusioni di ossido di Sn con stechiometria tipo SnO2. Mentre le faience ben conservate sono quelle di colore nero/marrone e presentano una composizione peculiare, con concentrazioni di MgO tra 0.57 e 0.99%, tipici di vetri LMG, ma con contenuti di K2O superiori ( 3%). Inoltre presentano un interessante e caratteristico alto tenore di FeO e MnO, che è direttamente correlabile all’elevato numero di inclusioni di ossidi di Fe e Mn.
3-feb-2009
Vetro ; Età del Bronzo ; Età del Ferro ; Cultura Nuragica ; Cultura di Golasecca ; Analisi archeometriche
Settore GEO/04 - Geografia Fisica e Geomorfologia
CREMASCHI, MAURO
ARTIOLI, GILBERTO
ANGELINI, IVANA
Doctoral Thesis
Sviluppo della tecnologia di produzione del vetro : dalla protostoria all’età del Ferro / C. Nicola ; G. Artioli, M. Cremaschi, I. Angelini. DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA "ARDITO DESIO", 2009 Feb 03. 21. ciclo, Anno Accademico 2007/2008. [10.13130/nicola-chiara_phd2009-02-03].
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