L’approccio riabilitativo della sordità profonda dall’antichità ad oggi. Partendo dall’analisi comparativa della condizione del soggetto sordo grave nei differenti peridi della storia partendo dal periodo greco e romano si giunge alla descrzione dei differenti approcci riabilitativi. Dal 400’ ad opera di sacerdoti impegnati nell’educazione di sordi appartenenti a nobili famiglie si osserva il nascere del linguaggio mimico gestuale. Si contrappone a questa visione riabilitativa l’idea che il sordo possa anche utilizzare la parola. Nell’ 800’ a Parigi l’abate Charles-Michel de l’Épée (1712-1789), che fondò l’Istituto dei Sordi di Parigi, prima scuola pubblica per i bambini sordi, riconosciuto poi come “Istituto Nazionale”, la prima istituzione pubblica per l’educazione dei sordi, elaborò un suo metodo di educazione dei sordomuti, preferenzialmente mimico, affermando “L’unico mezzo di rendere totalmente i sordomuti alla società è quello di insegnar loro a comprendere con gli occhi ed esprimersi con la viva voce”. Il suo principio guida è tratto dalla lettura di John Locke (filosofo e medico britannico) “idee e suoni articolati hanno tra loro un rapporto arbitrario simile a quello tra idee e caratteri scritti”; da qui l’esigenza d’insegnare ai sordi la lingua scritta attraverso l’uso dei gesti, il modo con cui i sordi esprimono naturalmente sentimenti e pensieri. De l'Epée elaborò una lingua dei segni convenzionale prendendo come nucleo centrale i gesti utilizzati dai suoi stessi allievi e aggiungendo altri gesti per indicare qualità ed eventi ma anche elementi grammaticali come il tempo, la persona, i verbi e il genere dei nomi. In Italia molti sacerdoti si occuparono del problema dell’educazione dei sordi in particolare ricordiamo: abate Tommaso Silvestri (1744-1789) Roma, abate Ottavio Assarotti (1753-1829) Genova, don Antonio Provolo (1801-1842) Verona, san Filippo Smaldone (1848-1923) Napoli, don Giulio Tarra (1832-1889) Milano. In particolare quest’ultimo divenne direttore dell’Istituto dei Sordomuti di Milano, dal 1855 alla morte, seguì prima il metodo dell’abate de l'Épée, il quale si basava sulla trascrizione in lingua scritta della mimica convenzionale, poi il metodo orale. Durante il Congresso Internazionale degli edicatori dei sordi avvenuto a Milano nel 1880 fece approvare la mozione che stabiliva: “L’uso del metodo orale doveva essere preferito a quello della mimica e che l’insegnamento della lingua articolata doveva essere orale, senza alcun sussidio fatto da segni convenzionali o manuali”. Intuizione lucidissima e moderna, che precorse la moderna metodica riabilitativa. Dagli anni 60’ con la produzione di apparecchi acustici sempre più performanti e con l’utilizzo dell’impianto cocleare, il linguaggio dei segni è stato sostituito con la riabilitazione oralista che permette, quando la diagnosi è precoce cosi come la protesizzazione e la riabilitazione di rendere il sordo profondo indipendente dalla lettura labiale, possiamo definirlo come “nuovo sordo”.

Storia della riabilitazione del sordo / U. Ambrosetti. ((Intervento presentato al convegno La sordità: attuale approccio diagnostico, protesico, abilitativo oralista tenutosi a Milano nel 2019.

Storia della riabilitazione del sordo

U. Ambrosetti
2019

Abstract

L’approccio riabilitativo della sordità profonda dall’antichità ad oggi. Partendo dall’analisi comparativa della condizione del soggetto sordo grave nei differenti peridi della storia partendo dal periodo greco e romano si giunge alla descrzione dei differenti approcci riabilitativi. Dal 400’ ad opera di sacerdoti impegnati nell’educazione di sordi appartenenti a nobili famiglie si osserva il nascere del linguaggio mimico gestuale. Si contrappone a questa visione riabilitativa l’idea che il sordo possa anche utilizzare la parola. Nell’ 800’ a Parigi l’abate Charles-Michel de l’Épée (1712-1789), che fondò l’Istituto dei Sordi di Parigi, prima scuola pubblica per i bambini sordi, riconosciuto poi come “Istituto Nazionale”, la prima istituzione pubblica per l’educazione dei sordi, elaborò un suo metodo di educazione dei sordomuti, preferenzialmente mimico, affermando “L’unico mezzo di rendere totalmente i sordomuti alla società è quello di insegnar loro a comprendere con gli occhi ed esprimersi con la viva voce”. Il suo principio guida è tratto dalla lettura di John Locke (filosofo e medico britannico) “idee e suoni articolati hanno tra loro un rapporto arbitrario simile a quello tra idee e caratteri scritti”; da qui l’esigenza d’insegnare ai sordi la lingua scritta attraverso l’uso dei gesti, il modo con cui i sordi esprimono naturalmente sentimenti e pensieri. De l'Epée elaborò una lingua dei segni convenzionale prendendo come nucleo centrale i gesti utilizzati dai suoi stessi allievi e aggiungendo altri gesti per indicare qualità ed eventi ma anche elementi grammaticali come il tempo, la persona, i verbi e il genere dei nomi. In Italia molti sacerdoti si occuparono del problema dell’educazione dei sordi in particolare ricordiamo: abate Tommaso Silvestri (1744-1789) Roma, abate Ottavio Assarotti (1753-1829) Genova, don Antonio Provolo (1801-1842) Verona, san Filippo Smaldone (1848-1923) Napoli, don Giulio Tarra (1832-1889) Milano. In particolare quest’ultimo divenne direttore dell’Istituto dei Sordomuti di Milano, dal 1855 alla morte, seguì prima il metodo dell’abate de l'Épée, il quale si basava sulla trascrizione in lingua scritta della mimica convenzionale, poi il metodo orale. Durante il Congresso Internazionale degli edicatori dei sordi avvenuto a Milano nel 1880 fece approvare la mozione che stabiliva: “L’uso del metodo orale doveva essere preferito a quello della mimica e che l’insegnamento della lingua articolata doveva essere orale, senza alcun sussidio fatto da segni convenzionali o manuali”. Intuizione lucidissima e moderna, che precorse la moderna metodica riabilitativa. Dagli anni 60’ con la produzione di apparecchi acustici sempre più performanti e con l’utilizzo dell’impianto cocleare, il linguaggio dei segni è stato sostituito con la riabilitazione oralista che permette, quando la diagnosi è precoce cosi come la protesizzazione e la riabilitazione di rendere il sordo profondo indipendente dalla lettura labiale, possiamo definirlo come “nuovo sordo”.
23-mar-2019
Riabilitazione; Sordomuto; Linguaggio mimico gestuale; Oralismo; Apparecchio acustico; Impianto cocleare
Settore MED/32 - Audiologia
Storia della riabilitazione del sordo / U. Ambrosetti. ((Intervento presentato al convegno La sordità: attuale approccio diagnostico, protesico, abilitativo oralista tenutosi a Milano nel 2019.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2434/634907
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