Nei tempi più remoti l’offesa a determinate categorie, come il potere costituito e l’autorità religiosa erano specificamente punite. Nei fatti, però, già dal tempo di Giulio Claro, ovvero in piena operatività del Senato Milanese, di cui Claro era il più giovane esponente, all’inizio del ‘500, la consuetudine vedeva spesso impuniti i bestemmiatori, quando non erano semplicemente multati, con, al massimo, nei casi più gravi, la deprivazione della loro malevola lingua. Il diritto comune sanzionava anche l’eretico in mente come ci dice Graziano, ma una prassi più benevola applicava con moderazione questa soluzione. Sotto questa luce, infatti, la blasfemia si rivela come la figlia più irrispettosa, maleducata e triviale di quella che i Greci chiamavano ‘empietà’, ovvero avversità nei confronti di ciò che è sacro, e della sua compagna ‘eresia’, altra deviazione pericolosa dall’ortodossia e insubordinazione nei confronti dell’autorità più alta e sacra che via sia, quella religiosa. Ma per noi oggi Empietà ed eresia sono concetti che suonano lontani e primitivi. Tuttavia, guardando attraverso la lente della storia, è solo attraverso la loro estenuante e sanguinosa messa in discussione da parte di un manipolo di coraggiosi dissidenti che ne hanno spesso pagato il fio sulla propria pelle e a tutt’oggi ne riportano le ferite a certe latitudini che filosofia, arti e scienze si sono emancipate dall’oppressivo condizionamento dei loro predicatori nel corso dei secoli e che la libertà di pensiero o parola si è effettivamente potuta affermare al suo pieno.
La coerenza causale del messaggio satirico : un difficile equilibrio attraverso i secoli / S.V. Parini. ((Intervento presentato al convegno Il diritto figlio della paura : profili teorici tenutosi a Milano nel 2019.
La coerenza causale del messaggio satirico : un difficile equilibrio attraverso i secoli
S.V. Parini
2019
Abstract
Nei tempi più remoti l’offesa a determinate categorie, come il potere costituito e l’autorità religiosa erano specificamente punite. Nei fatti, però, già dal tempo di Giulio Claro, ovvero in piena operatività del Senato Milanese, di cui Claro era il più giovane esponente, all’inizio del ‘500, la consuetudine vedeva spesso impuniti i bestemmiatori, quando non erano semplicemente multati, con, al massimo, nei casi più gravi, la deprivazione della loro malevola lingua. Il diritto comune sanzionava anche l’eretico in mente come ci dice Graziano, ma una prassi più benevola applicava con moderazione questa soluzione. Sotto questa luce, infatti, la blasfemia si rivela come la figlia più irrispettosa, maleducata e triviale di quella che i Greci chiamavano ‘empietà’, ovvero avversità nei confronti di ciò che è sacro, e della sua compagna ‘eresia’, altra deviazione pericolosa dall’ortodossia e insubordinazione nei confronti dell’autorità più alta e sacra che via sia, quella religiosa. Ma per noi oggi Empietà ed eresia sono concetti che suonano lontani e primitivi. Tuttavia, guardando attraverso la lente della storia, è solo attraverso la loro estenuante e sanguinosa messa in discussione da parte di un manipolo di coraggiosi dissidenti che ne hanno spesso pagato il fio sulla propria pelle e a tutt’oggi ne riportano le ferite a certe latitudini che filosofia, arti e scienze si sono emancipate dall’oppressivo condizionamento dei loro predicatori nel corso dei secoli e che la libertà di pensiero o parola si è effettivamente potuta affermare al suo pieno.File | Dimensione | Formato | |
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