Gli interventi di bonifica che sfruttano le attività microbiche allo scopo di risanare aree inquinate stanno progressivamente aumentando (nel 2014 il 20% dei siti inquinati in Europa è stato sottoposto a interventi di biorisanamento). Infatti, in alcuni casi, le tecniche di biorisanamento sono più efficaci rispetto alle classiche tecniche chimico-fisiche. Sono, inoltre, più economiche e con un minore impatto ambientale. I contaminanti maggiormente presenti nelle matrici contaminate (suolo e sedimenti, acque superficiali e profonde) sono: idrocarburi del petrolio (BTEX, alifatici e poliaromatici), idrocarburi clorurati, metalli pesanti e metalloidi. Per determinare il potenziale bio-degradativo presente naturalmente in un sito al fine di adottare la strategia di bonifica più adeguata e per monitorare l’efficacia dei trattamenti messi in atto nel corso degli interventi di biorisanamento, è possibile utilizzate diverse tecniche di microbiologia classica e biologia molecolare. Queste si basano sia su coltivazione e selezione di microrganismi con attività di biodegradazione dei contaminanti presenti, sia su rilevazione e quantificazione di capacità cataboliche mediante marcatori biomolecolari per geni funzionali e analisi delle comunità microbiche a partire dal DNA/RNA estratto dal sito.

Microbiologia dei siti contaminati: valutazione della bioattenuazione nei processi di risanamento / M. Bertolini, S. Zecchin, L. Cavalca - In: Siti contaminati : esperienze negli interventi di risanamento / M. Bertolini, S. Zecchin, L. Cavalca ; [a cura di] M.R. Boni, C. Collivignarelli, F.C.A. Vagliasindi. - Prima edizione. - [s.l] : CSISA ONLUS, 2019 Feb. - ISBN 8878500224. - pp. 549-556 (( Intervento presentato al 10. convegno SiCon tenutosi a Brescia nel 2019.

Microbiologia dei siti contaminati: valutazione della bioattenuazione nei processi di risanamento

M. Bertolini
Primo
;
S. Zecchin
Secondo
;
L. Cavalca
Ultimo
2019

Abstract

Gli interventi di bonifica che sfruttano le attività microbiche allo scopo di risanare aree inquinate stanno progressivamente aumentando (nel 2014 il 20% dei siti inquinati in Europa è stato sottoposto a interventi di biorisanamento). Infatti, in alcuni casi, le tecniche di biorisanamento sono più efficaci rispetto alle classiche tecniche chimico-fisiche. Sono, inoltre, più economiche e con un minore impatto ambientale. I contaminanti maggiormente presenti nelle matrici contaminate (suolo e sedimenti, acque superficiali e profonde) sono: idrocarburi del petrolio (BTEX, alifatici e poliaromatici), idrocarburi clorurati, metalli pesanti e metalloidi. Per determinare il potenziale bio-degradativo presente naturalmente in un sito al fine di adottare la strategia di bonifica più adeguata e per monitorare l’efficacia dei trattamenti messi in atto nel corso degli interventi di biorisanamento, è possibile utilizzate diverse tecniche di microbiologia classica e biologia molecolare. Queste si basano sia su coltivazione e selezione di microrganismi con attività di biodegradazione dei contaminanti presenti, sia su rilevazione e quantificazione di capacità cataboliche mediante marcatori biomolecolari per geni funzionali e analisi delle comunità microbiche a partire dal DNA/RNA estratto dal sito.
biorisanamento; idrocarburi del petrolio; cloroeteni; biodegradazione aerobica; dealogenazione riduttiva
Settore AGR/16 - Microbiologia Agraria
feb-2019
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