"Contratto d’Inserimento ed il Part time nel Mercato del Lavoro Italiano"

In questo paper tratteremo due degli argomenti centrali del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, vale a dire, del provvedimento attraverso il quale è stata data attuazione alla legge Biagi. Gli argomenti sono diversi e forse per opportunità espositiva, suggeriremo di dividere il lavoro in due parte: Una prima parte, dove se parlerà del contratto di inserimento e le problematiche ad esso collegate. Se sa che nel rinvio alla contrattazione collettiva, il contratto dell'inserimento è uno dei quei contratti in cui se richiama anche alla contrattazione territoriale. Questa è forse, uno degli aspetti più invasivi nel decreto legislativo, cioè incide sugli effetti contrattuali anche sugli accordi di luglio di 1993 in via legislativa, sostanzialmente se parla di riforma dell'accordo ma il decreto disegna un rapporto tra contrattazione collettiva di categoria e territoriale che è eversivo rispetto all'accordo di luglio di 1993. L'accordo interconfederale ha una premessa, diciamo “polemica”, nel senso che esiste un accenno in cui dice che se riaffermano agli accetti tradizionali, dando un può indicazione del fatto che dovrebbero essere la contrattazione collettiva di categoria e gli accordi a livello territoriale a rispondere ad eventuale aperture che potevano esserci a livello di categorie. Sempre, in questa sede, se questiona sul spazio che se può intravedere d'un accordo territoriale, che pure sull'aspetto del contratto d'inserimento, può avere un suo ruolo per rendere effettiva il contratto di formazione, e soprattutto la formazione esterna attraverso il coinvolgimento degli enti bilaterale che gestiscono i fondi per la formazione continua, che potrebbero giocare un ruolo importante in sede di contrattazione dei contratti d'inserimento, l'effettività del profilo sanzionatorio della patologia. E poi una seconda parte, dove affronteremo le questioni del lavoro part time or parziale, che certamente presenta problemi giuridici più complessi anche in ragione della circolare interpretativa del Ministero del lavoro di 2003 che ha fatto molto discutere e che ha ulteriormente complicato il non semplicistico panorama normativo che emerge dall’articolo 46 del decreto legislativo.