Tra il XVI e il XVII secolo, nel pieno del dibattito confessionale, i rappresentanti della comunità erudita del continente si adoperarono per far coincidere le molteplici esperienze ereticali del passato in un unico movimento anticipatore della riforma/eresia protestante e affermarono al contempo la sostanziale identificazione tra albigesi e valdesi. La mobilitazione degli organismi istituzionali ugonotti, tradottasi nelle travagliate imprese di Chassagnon e Perrin, contribuì al tenace perdurare di tale principio assimilativo. Agli inizi del Seicento, l’eccezione all’orientamento generale fu rappresentata dal giovane professore riformato James Ussher che, per la prima volta, mise in dubbio l’accostamento tra le due “eresie”, introducendo la tesi innovativa della doppia origine albigese. Nel 1688, stimolato dai contemporanei progressi dell’erudizione, Jacques-Bénigne Bossuet dimostrò l’infondatezza della teoria “genealogica” protestante e fece emergere le differenze tra catari e valdesi. Tra l’originale intuizione del prelato irlandese e la definitiva replica del vescovo di Meaux, si collocano le “vicende a margine” di Auguste Galland e Guillaume Besse. Il primo, in particolare, attingendo in misura cospicua dalle fonti inquisitoriali, fu precursore delle “imprese editoriali” di Jean de Doat e Philipp Van Limborch. A partire dal rifiuto dell’opera di Perrin e in netto anticipo rispetto a Bossuet, Galland e Besse spezzarono il consolidato “assioma analogico”, mostrando la natura dualista della dottrina albigese.

Sulle prime historiae di catari e valdesi : dall’unità alla diversità attraverso la repressione / D. Toti (COLLANA DELLA SOCIETÀ DI STUDI VALDESI). - In: Predicazione e repressione : processi e letteratura religiosa / [a cura di] A. Giraudo, M. Rivoira. - Prima edizione. - Torino : Claudiana, 2018. - ISBN 978-88-6898-184-6. - pp. 41-64

Sulle prime historiae di catari e valdesi : dall’unità alla diversità attraverso la repressione

D. Toti
2018

Abstract

Tra il XVI e il XVII secolo, nel pieno del dibattito confessionale, i rappresentanti della comunità erudita del continente si adoperarono per far coincidere le molteplici esperienze ereticali del passato in un unico movimento anticipatore della riforma/eresia protestante e affermarono al contempo la sostanziale identificazione tra albigesi e valdesi. La mobilitazione degli organismi istituzionali ugonotti, tradottasi nelle travagliate imprese di Chassagnon e Perrin, contribuì al tenace perdurare di tale principio assimilativo. Agli inizi del Seicento, l’eccezione all’orientamento generale fu rappresentata dal giovane professore riformato James Ussher che, per la prima volta, mise in dubbio l’accostamento tra le due “eresie”, introducendo la tesi innovativa della doppia origine albigese. Nel 1688, stimolato dai contemporanei progressi dell’erudizione, Jacques-Bénigne Bossuet dimostrò l’infondatezza della teoria “genealogica” protestante e fece emergere le differenze tra catari e valdesi. Tra l’originale intuizione del prelato irlandese e la definitiva replica del vescovo di Meaux, si collocano le “vicende a margine” di Auguste Galland e Guillaume Besse. Il primo, in particolare, attingendo in misura cospicua dalle fonti inquisitoriali, fu precursore delle “imprese editoriali” di Jean de Doat e Philipp Van Limborch. A partire dal rifiuto dell’opera di Perrin e in netto anticipo rispetto a Bossuet, Galland e Besse spezzarono il consolidato “assioma analogico”, mostrando la natura dualista della dottrina albigese.
Settore M-STO/07 - Storia del Cristianesimo e delle Chiese
Settore M-STO/02 - Storia Moderna
2018
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