The paper aims both to explore the history of the Archaeological Collection belonged to the renowned artist, Francesco Messina and to highlight an unusual personality of twentieth century collector. Actually, we do face nor the common businessman-collector, neither the antiquarian-collector: rather we face a more uncommon artist-collector. Almost forgotten after the sculptor’s death, the “Francesco Messina” Archaeological Collection is made of nearly seventy Classical items, besides dozens of Mesoamerican, Egyptian and Chinese artefacts. Among the Classical objects, some are particularly worth mentioning: a sizeable number of Greek clay statuettes, representing horses and female figurines (these latter are all images very dear to the artist), some Greek and South Greek red-figure vases, finally an outstanding group of inscribed clay urns from Chiusi, probably all coming from the same tomb. Additionally, there are few Roman marble portraits. The Messina Collection, which was so to speak ‘brought to light’ between 2012 and 2013 in the storerooms of the Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia (Milano), is now the focus of a challenging research and evaluating project, carried out by the Dipartimento di Beni Culturali e Ambientali dell’Università degli Studi di Milano. Main purposes of the project are the scientific edition of the artefacts (with some results already achieved) and the study of the archive documents (travel diaries, postecards, letters etc.), preserved at the Fondazione “Francesco Messina” (Milan, Via Cesariano).
L’intervento mira ad illustrare la storia della Collezione Archeologica appartenuta allo scultore Francesco Messina e al contempo ad esplorare un profilo inedito di collezionista del Novecento, che non è quello usuale, ben noto in Lombardia, del collezionista-imprenditore, o del collezionista-antiquario, bensì quello del collezionista-artista. Pressoché dimenticata dopo la morte dello scultore, la Collezione Archeologica Messina è composta, oltre che da manufatti di produzione egizia, cinese e mesoamericana, anche da una settantina di oggetti relativi al mondo classico; si tratta di un consistente nucleo di statuette fittili di produzione greca e magnogreca, raffiguranti soggetti cari alla sensibilità dell’artista (cavallini e figure femminili), cui si aggiungono un più esiguo corpus di ceramiche, greche e magnogreche a figure rosse, un gruppo di urnette fittili di produzione chiusina e alcuni ritratti in marmo di età romana. La raccolta, ‘riscoperta’ tra 2012 e 2013 nei depositi dell’allora Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia (Milano), è oggi al centro di un progetto di studio e valorizzazione a cura del Dipartimento di Beni Culturali e Ambientali dell’Università degli Studi di Milano, progetto che comprende l’edizione scientifica dei manufatti (obiettivo cui lo scultore stesso teneva molto) e contemporaneamente lo studio dei documenti d’archivio (lettere, cartoline, diari di viaggio, ritagli di giornale ecc.), conservati presso l’omonima Fondazione “Francesco Messina” (Milano, Via Cesariano), nel tentativo di illuminare le intenzioni che mossero lo scultore a raccogliere gli oggetti antichi. Tali documenti si sono infatti dimostrati utilissimi per raccogliere le poche notizie disponibili (almeno per ora) su come e quando la raccolta si sia formata, gettando luce anche sulla funzione della Collezione stessa, che si configura come autentica fonte di ispirazione della produzione artistica di Messina. Attraverso la documentazione d’archivio è altresì possibile proporre una riflessione sul rapporto (già ben noto e altrove discusso) di Messina con l’arte classica, la cui conoscenza gli deriva, oltre che dallo studio, proprio dal contatto diretto con le opere antiche e dai viaggi e visite nei musei di tutto il mondo.
«... Toccare le statue affinché il tatto parli al cuore...» : la Collezione Archeologica Francesco Messina / C. Lambrugo, E. Calafato - In: L’eco del classico : la Valle dei Templi di Agrigento allo Studio Museo Francesco Messina di Milano / [a cura di] M. Fratelli, M.C. Parello, M.S. Rizzo. - Prima edizione. - Siracusa : Tyche, 2018 Oct. - ISBN 9788899060596. - pp. 26-32
«... Toccare le statue affinché il tatto parli al cuore...» : la Collezione Archeologica Francesco Messina
C. Lambrugo;E. Calafato
2018
Abstract
The paper aims both to explore the history of the Archaeological Collection belonged to the renowned artist, Francesco Messina and to highlight an unusual personality of twentieth century collector. Actually, we do face nor the common businessman-collector, neither the antiquarian-collector: rather we face a more uncommon artist-collector. Almost forgotten after the sculptor’s death, the “Francesco Messina” Archaeological Collection is made of nearly seventy Classical items, besides dozens of Mesoamerican, Egyptian and Chinese artefacts. Among the Classical objects, some are particularly worth mentioning: a sizeable number of Greek clay statuettes, representing horses and female figurines (these latter are all images very dear to the artist), some Greek and South Greek red-figure vases, finally an outstanding group of inscribed clay urns from Chiusi, probably all coming from the same tomb. Additionally, there are few Roman marble portraits. The Messina Collection, which was so to speak ‘brought to light’ between 2012 and 2013 in the storerooms of the Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia (Milano), is now the focus of a challenging research and evaluating project, carried out by the Dipartimento di Beni Culturali e Ambientali dell’Università degli Studi di Milano. Main purposes of the project are the scientific edition of the artefacts (with some results already achieved) and the study of the archive documents (travel diaries, postecards, letters etc.), preserved at the Fondazione “Francesco Messina” (Milan, Via Cesariano).File | Dimensione | Formato | |
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