La locuzione «vigilanza» viene utilizzata, da tempo e in misura crescente, negli atti normativi nazionali. A tale figura hanno anche fatto ricorso, nel passato, molti autorevoli studiosi del diritto amministrativo. Ma il contenuto della stessa non è risultato — né, tuttora, risulta — agevolmente identificabile. In origine, in un ambito condiviso con l’autarchia, la vigilanza aveva ad oggetto le relazioni rinvenibili nell’ambito del decentramento burocratico, ricomprendendo i controlli esercitati dallo Stato sull’azione di Comuni e Province. Poi, si è aggettivata, divenendo «informativa», «regolamentare» o «ispettiva», così com’è avvenuto nell’ordinamento del credito e del risparmio. Questa speciale forma d’ingerenza si è sviluppata, in seguito, nei rapporti fra Ministero e soggetti pubblici aventi ad oggetto un’attività d’impresa, mediante l’impiego di direttive. La funzione vigilatoria ha investito l’esercizio di attività di diritto privato, di rilevante interesse pubblico, garantendo l’autonomia riconosciuta ai vigilati. Proprio questa garanzia sembra rappresentare il nucleo unitario della funzione, pur in presenza di una sua articolazione frammentata, correlabile a gradi di autonomia differenziati attribuiti all’ente sottoposto all’ingerenza. Nel quadro descritto trovano cittadinanza, oltre alle fondazioni, specialmente bancarie, le Camere di commercio, le autorità portuali, gli enti previdenziali, le Università e gli ordini professionali. Lo sviluppo della funzione, pertanto, risulta valorizzato dalla diffusione, specie in tempi recenti, di autorità amministrative indipendenti, intestatarie di poteri definiti neutrali. Con il che la vigilanza si è dovuta coniugare con la regolazione, in uno spazio dominato dal diritto dell’Unione europea. Le autorità di vigilanza europee (AEV) costituiscono, dunque, il frutto di una «cultura comune della vigilanza», che dischiude effetti, in larga parte, ancora in via di gestazione, in grado di accelerare il processo d’integrazione comunitaria.

Vigilanza e vigilanze tra funzione e organizzazione / M. Antonioli. - In: RIVISTA TRIMESTRALE DI DIRITTO PUBBLICO. - ISSN 0557-1464. - 63:3(2013), pp. 673-702.

Vigilanza e vigilanze tra funzione e organizzazione

M. Antonioli
2013

Abstract

La locuzione «vigilanza» viene utilizzata, da tempo e in misura crescente, negli atti normativi nazionali. A tale figura hanno anche fatto ricorso, nel passato, molti autorevoli studiosi del diritto amministrativo. Ma il contenuto della stessa non è risultato — né, tuttora, risulta — agevolmente identificabile. In origine, in un ambito condiviso con l’autarchia, la vigilanza aveva ad oggetto le relazioni rinvenibili nell’ambito del decentramento burocratico, ricomprendendo i controlli esercitati dallo Stato sull’azione di Comuni e Province. Poi, si è aggettivata, divenendo «informativa», «regolamentare» o «ispettiva», così com’è avvenuto nell’ordinamento del credito e del risparmio. Questa speciale forma d’ingerenza si è sviluppata, in seguito, nei rapporti fra Ministero e soggetti pubblici aventi ad oggetto un’attività d’impresa, mediante l’impiego di direttive. La funzione vigilatoria ha investito l’esercizio di attività di diritto privato, di rilevante interesse pubblico, garantendo l’autonomia riconosciuta ai vigilati. Proprio questa garanzia sembra rappresentare il nucleo unitario della funzione, pur in presenza di una sua articolazione frammentata, correlabile a gradi di autonomia differenziati attribuiti all’ente sottoposto all’ingerenza. Nel quadro descritto trovano cittadinanza, oltre alle fondazioni, specialmente bancarie, le Camere di commercio, le autorità portuali, gli enti previdenziali, le Università e gli ordini professionali. Lo sviluppo della funzione, pertanto, risulta valorizzato dalla diffusione, specie in tempi recenti, di autorità amministrative indipendenti, intestatarie di poteri definiti neutrali. Con il che la vigilanza si è dovuta coniugare con la regolazione, in uno spazio dominato dal diritto dell’Unione europea. Le autorità di vigilanza europee (AEV) costituiscono, dunque, il frutto di una «cultura comune della vigilanza», che dischiude effetti, in larga parte, ancora in via di gestazione, in grado di accelerare il processo d’integrazione comunitaria.
Vigilanza
Settore IUS/10 - Diritto Amministrativo
2013
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