On the leg of one of the colossal statues on the facade of the great funerary temple of Ramesses II at Abu Simbel, in Nubia, Archon son of Amoibichos and Peleqos son of Eudamos, two mercenaries of Greek-Carian origin who militated in the ranks of the Egyptian Army, engrave a five lines inscription in which they recall the salient data of the expedition against the Nubian populations launched by the pharaoh of the XXVI dynasty Psammethicus II between 593 and 592 BC. The different origins of the people who left their mark in this and in the other graffiti on the Abu Simbel temple, explained by the palaeographic and dialectal peculiarities of the texts, confirm what we can learn from other sources, above all Herodotus, on the opening of the Saitic Egypt to external presences, also organised in stable settlements. The reasons for such a reception were certainly of an economic nature, but it is undeniable that for the Egyptians a considerable advantage came also from the possibility of exploiting the new military potentials of the Greek hoplite tactics, contributing to the spread of a mercenary service that encouraged different degrees of ethnic and social integration.

Sulla gamba di una delle statue colossali collocate sulla facciata del grande tempio funerario di Ramesse II ad Abu Simbel, in Nubia, Archon figlio di Amoibichos e Peleqos figlio di Eudamos, due mercenari d’Asia minore d’origine greco-caria che militavano nelle file dell’Esercito egiziano, lasciano ad imperituro ricordo del loro passaggio un’iscrizione graffita di cinque linee nella quale rievocano i dati salienti della spedizione contro le popolazioni nubiane lanciata dal sovrano della XXVI dinastia Psammetico II tra il 593 e il 592 a.C. nell’ambito di un preciso disegno mirante alla legittimazione politica e al consolidamento territoriale dell’Egitto Saitico. Il testo ci fa sapere che il sovrano si arrestò ad Elefantina mentre la flotta fluviale proseguì fin dove le condizioni di navigabilità del Nilo lo permettevano e fa riferimento a un’imprecisabile località di nome Kerkis. Sulla scorta della documentazione egiziana si ritiene che la spedizione possa aver raggiunto Napata, capitale del regno nubiano di Kush, infliggendo una pesante sconfitta ai nemici. Due generali Egiziani, Potasimto e Amasi, ben noti alla documentazione, guidavano rispettivamente il contingente autoctono e quello composto da mercenari stranieri; un ruolo di rilievo era ricoperto anche dal greco Psammetico figlio di Theokles, sicuramente un immigrato di seconda generazione. Le diverse origini dei personaggi che hanno lasciato la loro traccia in questo e negli altri graffiti sul tempio di Abu Simbel, esplicitate dalle peculiarità paleografiche e dialettali dei testi, confermano quanto possiamo apprendere anche da altre fonti, in primis Erodoto, sull’apertura dell’Egitto saitico a presenze esterne, anche organizzate in insediamenti stabili. Le ragioni di una tale accoglienza furono certo di natura economico-commerciale; ma è innegabile che per gli Egiziani un notevole vantaggio venne anche dalla possibilità di sfruttare le nuove potenzialità militari della tattica oplitica greca, contribuendo così alla diffusione di un mercenariato che poteva favorire diversi gradi di integrazione etnica e sociale.

Iscrizione dei mercenari greci ad Abu Simbel / S. Struffolino. - In: AXON. - ISSN 2532-6848. - 2:1(2018 Jun), pp. 7-17. [10.30687/Axon/2532-6848/2018/01/001]

Iscrizione dei mercenari greci ad Abu Simbel

S. Struffolino
2018

Abstract

On the leg of one of the colossal statues on the facade of the great funerary temple of Ramesses II at Abu Simbel, in Nubia, Archon son of Amoibichos and Peleqos son of Eudamos, two mercenaries of Greek-Carian origin who militated in the ranks of the Egyptian Army, engrave a five lines inscription in which they recall the salient data of the expedition against the Nubian populations launched by the pharaoh of the XXVI dynasty Psammethicus II between 593 and 592 BC. The different origins of the people who left their mark in this and in the other graffiti on the Abu Simbel temple, explained by the palaeographic and dialectal peculiarities of the texts, confirm what we can learn from other sources, above all Herodotus, on the opening of the Saitic Egypt to external presences, also organised in stable settlements. The reasons for such a reception were certainly of an economic nature, but it is undeniable that for the Egyptians a considerable advantage came also from the possibility of exploiting the new military potentials of the Greek hoplite tactics, contributing to the spread of a mercenary service that encouraged different degrees of ethnic and social integration.
Sulla gamba di una delle statue colossali collocate sulla facciata del grande tempio funerario di Ramesse II ad Abu Simbel, in Nubia, Archon figlio di Amoibichos e Peleqos figlio di Eudamos, due mercenari d’Asia minore d’origine greco-caria che militavano nelle file dell’Esercito egiziano, lasciano ad imperituro ricordo del loro passaggio un’iscrizione graffita di cinque linee nella quale rievocano i dati salienti della spedizione contro le popolazioni nubiane lanciata dal sovrano della XXVI dinastia Psammetico II tra il 593 e il 592 a.C. nell’ambito di un preciso disegno mirante alla legittimazione politica e al consolidamento territoriale dell’Egitto Saitico. Il testo ci fa sapere che il sovrano si arrestò ad Elefantina mentre la flotta fluviale proseguì fin dove le condizioni di navigabilità del Nilo lo permettevano e fa riferimento a un’imprecisabile località di nome Kerkis. Sulla scorta della documentazione egiziana si ritiene che la spedizione possa aver raggiunto Napata, capitale del regno nubiano di Kush, infliggendo una pesante sconfitta ai nemici. Due generali Egiziani, Potasimto e Amasi, ben noti alla documentazione, guidavano rispettivamente il contingente autoctono e quello composto da mercenari stranieri; un ruolo di rilievo era ricoperto anche dal greco Psammetico figlio di Theokles, sicuramente un immigrato di seconda generazione. Le diverse origini dei personaggi che hanno lasciato la loro traccia in questo e negli altri graffiti sul tempio di Abu Simbel, esplicitate dalle peculiarità paleografiche e dialettali dei testi, confermano quanto possiamo apprendere anche da altre fonti, in primis Erodoto, sull’apertura dell’Egitto saitico a presenze esterne, anche organizzate in insediamenti stabili. Le ragioni di una tale accoglienza furono certo di natura economico-commerciale; ma è innegabile che per gli Egiziani un notevole vantaggio venne anche dalla possibilità di sfruttare le nuove potenzialità militari della tattica oplitica greca, contribuendo così alla diffusione di un mercenariato che poteva favorire diversi gradi di integrazione etnica e sociale.
Ramesse II; Abu Simbel; Nubia; Archon; Amoibichos; Peleqos; Eudamos; Asia minore caria; XXVI dinastia; Psammetico; Egitto Saitico; Elefantina; Nilo; Kerkis; Napata; Kush; Potasimto; Amasi; Theokles; Erodoto; Egitto; Mercenariato
Settore L-ANT/02 - Storia Greca
Settore L-OR/02 - Egittologia e Civilta' Copta
giu-2018
giu-2018
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