Con la fine della dittatura militare, in Argentina si aprì un periodo di transizione verso uno stato democratico e verso un maggior rispetto dei diritti umani. Eppure, il quadro politico e sociale rimase a lungo teso, mentre le autorità del nuovo governo preferirono evitare di “fare i conti con il passato”, per non compromettere una situazione già instabile. Silenzio ed impunità, mascherati da riconciliazione e ricostruzione sociale, impedivano alle famiglie dei desaparecidos della dittatura militare di trovare pace e di avere giustizia. Volevano sapere dove si trovassero i propri cari, riaverne le salme, punire i colpevoli, ed essere risarcite, ma queste spontanee rivendicazioni trovavano di fronte a loro un limite giuridico, le amnistie e gli indulti, che legittimavano silenzio ed impunità. In questo contesto, le vittime, sostenute da un nutrito gruppo di avvocati, attivisti ed organizzazioni nazionali ed internazionali per i diritti umani, si mobilitarono in campo politico e soprattutto giuridico. Tra i metodi adottati, una strategia risaltò per la sua originalità, tanto nella forma quanto nel contenuto, e per la sua carica dirompente: l’elaborazione concettuale di un nuovo diritto umano, il “diritto alla verità”. Fu il primo passo per rompere il silenzio sul passato e per superare l’impunità.
Il diritto alla verità per le famiglie dei desaparecidos: oltre il muro del silenzio e dell’impunità / A. Jacqmin - In: I limiti del diritto : prospettive di riflessione e analisi / [a cura di] R. De Giorgi. - Prima edizione. - Lecce : Pensa MultiMedia, 2018. - ISBN 9788867605811. - pp. 736-748 (( Intervento presentato al 30. convegno Congresso della Società Italiana di Filosofia del Diritto, Limiti del diritto tenutosi a Lecce nel 2016.
Il diritto alla verità per le famiglie dei desaparecidos: oltre il muro del silenzio e dell’impunità
A. JacqminPrimo
2018
Abstract
Con la fine della dittatura militare, in Argentina si aprì un periodo di transizione verso uno stato democratico e verso un maggior rispetto dei diritti umani. Eppure, il quadro politico e sociale rimase a lungo teso, mentre le autorità del nuovo governo preferirono evitare di “fare i conti con il passato”, per non compromettere una situazione già instabile. Silenzio ed impunità, mascherati da riconciliazione e ricostruzione sociale, impedivano alle famiglie dei desaparecidos della dittatura militare di trovare pace e di avere giustizia. Volevano sapere dove si trovassero i propri cari, riaverne le salme, punire i colpevoli, ed essere risarcite, ma queste spontanee rivendicazioni trovavano di fronte a loro un limite giuridico, le amnistie e gli indulti, che legittimavano silenzio ed impunità. In questo contesto, le vittime, sostenute da un nutrito gruppo di avvocati, attivisti ed organizzazioni nazionali ed internazionali per i diritti umani, si mobilitarono in campo politico e soprattutto giuridico. Tra i metodi adottati, una strategia risaltò per la sua originalità, tanto nella forma quanto nel contenuto, e per la sua carica dirompente: l’elaborazione concettuale di un nuovo diritto umano, il “diritto alla verità”. Fu il primo passo per rompere il silenzio sul passato e per superare l’impunità.Pubblicazioni consigliate
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.