The frequency of hepatitis C virus infection remains high in renal transplant recipients and plays a detrimental role on survival in this population. According to the latest evidence, the adjusted relative risk of mortality and graft loss for anti-HCV seropositive versus anti-HCV negative renal transplant recipients was 1.85 with a 95% confidence interval (CI) of 1.49 ; 2.31 (P < 0.0001) and 1.76 (95% CI, 1.46 ; 2.11) (P < 0.0001), respectively. Interferon-based regimens have been recommended for the treatment of hepatitis C after renal transplantation only in selected circumstances because of an increased risk of acute rejection due to the immuno-stimulatory properties of interferon. Limited data exist on the treatment of HCV with direct-acting antiviral agents among kidney transplant recipients. To date, the most important evidence comes from the European multicenter study where a large cohort (n=114) of patients with glomerular filtration rate of 40 mL/min/1.73m² received an interferon-free, ribavirin-free combination of direct-acting antivirals (Ledipasvir/Sofosbuvir) for 12 or 24 weeks. A high efficacy [SVR12 rate, 100% (114/114) ] was found even if three serious adverse were observed ; all were determined to be treatment related, one patient interrupted permanently treatment. Also, single-center single-arm observational studies have reported high efficacy and safety of sofosbuvir-based combinations for the treatment of HCV after renal transplant. A decline in through levels of calcineurin inhibitors after completion of antiviral therapy has been found in many patients; an enhanced metabolism of calcineurin inhibitors associated with resolution of liver injury has been suggested. An effective and safe therapy for HCV in kidney transplant recipients might improve the current suboptimal utilization of HCV-positive kidney donors and provide many patients with end-stage renal disease access to HCV-infected donor kidneys.

La frequenza dell’infezione da virus dell’epatite C rimane elevata nei pazienti portatori di trapianto renale funzionante e riduce la sopravvivenza del paziente e dell’organo trapiantato in questa popolazione. In accordo alle ultime evidenze, il rischio relativo aggiustato di mortalità e di perdita di funzione del rene trapiantato nei pazienti con anticorpi anti-HCV rispetto ai pazienti anti-HCV negativi è stato pari a 1.85 con intervalli di confidenza al 95% (CI) di 1.49; 2.31 (P < 0.0001) e 1.76 (95% CI, 1.46; 2.11) (P < 0.0001), rispettivamente. Gli schemi di terapia antivirale a base di interferone sono stati raccomandati per la cura dell’epatite C dopo trapianto di rene solo in casi selezionati (epatite colestatica fibrosante e vasculite aggressiva) perché interferone dopo trapianto di rene determina di frequente crisi di rigetto del rene trapiantato in virtù della sua attività immunomodulante. Esistono informazioni limitate riguardo alla terapia dell’epatite C mediante i farmaci ad azione antivirale diretta che sono stati introdotti di recente in commercio. Lo studio più importante è quello multicentrico Europeo, uno studio randomizzato che ha confrontato la combinazione Ledipasvir/Sofosbuvir per 12 o 24 settimane in un’ampia coorte (n=114) di pazienti con trapianto di rene e filtrato glomerulare almeno di 40 mL/min/1.73m2. Gli autori hanno osservato alta efficacia [frequenza di SVR, 100% (114/114)] con tre eventi avversi importanti attribuiti ai farmaci antivirali; un paziente non ha completato la terapia. Sono stati pubblicati alcuni studi osservazionali, a singolo braccio, che hanno documentato un’elevata efficacia e sicurezza di combinazioni farmacologiche basate sul sofosbuvir. In molti pazienti è stato osservata una riduzione dei livelli ematici dei farmaci anti-calcineurinici al completamento della terapia antivirale; è stata suggerita una migliorata attività metabolica epatica dopo eliminazione di HCV. Una terapia antivirale efficace e sicura per la cura di HCV dopo trapianto di rene potrebbe favorire la strategia del trapianto da donatore di rene HCV positivo, pratica che non è al momento utilizzata di frequente nei Centri Trapianto del mondo industrializzato.

I nuovi farmaci antivirali per la terapia di HCV post- trapianto renale / F. Fabrizi, F.M. Donato, P. Messa. - In: GIORNALE ITALIANO DI NEFROLOGIA. - ISSN 1724-5990. - 34:4(2017 Aug 01), pp. 35-50.

I nuovi farmaci antivirali per la terapia di HCV post- trapianto renale

P. Messa
2017

Abstract

The frequency of hepatitis C virus infection remains high in renal transplant recipients and plays a detrimental role on survival in this population. According to the latest evidence, the adjusted relative risk of mortality and graft loss for anti-HCV seropositive versus anti-HCV negative renal transplant recipients was 1.85 with a 95% confidence interval (CI) of 1.49 ; 2.31 (P < 0.0001) and 1.76 (95% CI, 1.46 ; 2.11) (P < 0.0001), respectively. Interferon-based regimens have been recommended for the treatment of hepatitis C after renal transplantation only in selected circumstances because of an increased risk of acute rejection due to the immuno-stimulatory properties of interferon. Limited data exist on the treatment of HCV with direct-acting antiviral agents among kidney transplant recipients. To date, the most important evidence comes from the European multicenter study where a large cohort (n=114) of patients with glomerular filtration rate of 40 mL/min/1.73m² received an interferon-free, ribavirin-free combination of direct-acting antivirals (Ledipasvir/Sofosbuvir) for 12 or 24 weeks. A high efficacy [SVR12 rate, 100% (114/114) ] was found even if three serious adverse were observed ; all were determined to be treatment related, one patient interrupted permanently treatment. Also, single-center single-arm observational studies have reported high efficacy and safety of sofosbuvir-based combinations for the treatment of HCV after renal transplant. A decline in through levels of calcineurin inhibitors after completion of antiviral therapy has been found in many patients; an enhanced metabolism of calcineurin inhibitors associated with resolution of liver injury has been suggested. An effective and safe therapy for HCV in kidney transplant recipients might improve the current suboptimal utilization of HCV-positive kidney donors and provide many patients with end-stage renal disease access to HCV-infected donor kidneys.
La frequenza dell’infezione da virus dell’epatite C rimane elevata nei pazienti portatori di trapianto renale funzionante e riduce la sopravvivenza del paziente e dell’organo trapiantato in questa popolazione. In accordo alle ultime evidenze, il rischio relativo aggiustato di mortalità e di perdita di funzione del rene trapiantato nei pazienti con anticorpi anti-HCV rispetto ai pazienti anti-HCV negativi è stato pari a 1.85 con intervalli di confidenza al 95% (CI) di 1.49; 2.31 (P < 0.0001) e 1.76 (95% CI, 1.46; 2.11) (P < 0.0001), rispettivamente. Gli schemi di terapia antivirale a base di interferone sono stati raccomandati per la cura dell’epatite C dopo trapianto di rene solo in casi selezionati (epatite colestatica fibrosante e vasculite aggressiva) perché interferone dopo trapianto di rene determina di frequente crisi di rigetto del rene trapiantato in virtù della sua attività immunomodulante. Esistono informazioni limitate riguardo alla terapia dell’epatite C mediante i farmaci ad azione antivirale diretta che sono stati introdotti di recente in commercio. Lo studio più importante è quello multicentrico Europeo, uno studio randomizzato che ha confrontato la combinazione Ledipasvir/Sofosbuvir per 12 o 24 settimane in un’ampia coorte (n=114) di pazienti con trapianto di rene e filtrato glomerulare almeno di 40 mL/min/1.73m2. Gli autori hanno osservato alta efficacia [frequenza di SVR, 100% (114/114)] con tre eventi avversi importanti attribuiti ai farmaci antivirali; un paziente non ha completato la terapia. Sono stati pubblicati alcuni studi osservazionali, a singolo braccio, che hanno documentato un’elevata efficacia e sicurezza di combinazioni farmacologiche basate sul sofosbuvir. In molti pazienti è stato osservata una riduzione dei livelli ematici dei farmaci anti-calcineurinici al completamento della terapia antivirale; è stata suggerita una migliorata attività metabolica epatica dopo eliminazione di HCV. Una terapia antivirale efficace e sicura per la cura di HCV dopo trapianto di rene potrebbe favorire la strategia del trapianto da donatore di rene HCV positivo, pratica che non è al momento utilizzata di frequente nei Centri Trapianto del mondo industrializzato.
Direct-acting antivirals; Hepatitis C; Renal transplantation; Sustained viral response
Settore MED/14 - Nefrologia
1-ago-2017
https://giornaleitalianodinefrologia.it/2017/07/18/i-nuovi-farmaci-antivirali-per-la-terapia-di-hcv-post-trapianto-renale/
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