La poesia di Giovanni Giudici è nota soprattutto per la sua tendenza alla narratività. O beatrice esce nel 1972 e sperimenta la prova di un rapporto di estraneità tra l’io e la lingua, in virtù della posizione di autoemarginazione che assume lungo i versi, o della molteplicità di maschere separate e scisse dal sé autobiografico. Nella trasformazione e nella trasfigurazione degli individui che in questo libro entrano in gioco, l’autore proietta non l’ombra dell’«uomo impiegatizio», ma i caratteri, le sfumature, i tic, dei «personaggi minori» che attinge dalla sua memoria poetica, e che aveva evocato nella Vita in versi. La lingua non si sviluppa più sul piano della comunicabilità e della colloquialità, ma sperimenta la disgregazione di una struttura, che continua, in ogni caso, a ricondurre a un senso.
La disarticolazione della lingua in O beatrice / L. Neri. - In: OBLIO. - ISSN 2039-7917. - 7:28(2017), pp. 117-128.
La disarticolazione della lingua in O beatrice
L. Neri
2017
Abstract
La poesia di Giovanni Giudici è nota soprattutto per la sua tendenza alla narratività. O beatrice esce nel 1972 e sperimenta la prova di un rapporto di estraneità tra l’io e la lingua, in virtù della posizione di autoemarginazione che assume lungo i versi, o della molteplicità di maschere separate e scisse dal sé autobiografico. Nella trasformazione e nella trasfigurazione degli individui che in questo libro entrano in gioco, l’autore proietta non l’ombra dell’«uomo impiegatizio», ma i caratteri, le sfumature, i tic, dei «personaggi minori» che attinge dalla sua memoria poetica, e che aveva evocato nella Vita in versi. La lingua non si sviluppa più sul piano della comunicabilità e della colloquialità, ma sperimenta la disgregazione di una struttura, che continua, in ogni caso, a ricondurre a un senso.File | Dimensione | Formato | |
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