Drawing on a cluster of interconnected perspectives, but relying mainly on critical cultural studies and postcolonial studies, this essay aims to explore what Leon de Kock (2009) has described as «migrant agony in contemporary South Africa», and «its closely related twin issues, human trafficking and economic slavery». Building on recent scholarship on migration and xenophobia in South Africa, and the pioneering work by Comaroff and Comaroff (1999) – and against the backdrop of the 2008 deadly xenophobic attacks which draw international attention on the issue of black-on-black internal racism in South Africa – I shall first set out to analyze the social and cultural dynamics underpinning these ongoing social attitudes and mindsets. In particular, I shall discuss the way in which these anti-African xenophobic feelings cannot be explained only in the light of economic exploitation and disadvantage, but tend to reproduce, instead, the damning legacy of apartheid. In the second part, I shall analyze the novel Refuge (2009), by the South African novelist Andrew Brown, which brings to life the criminal underworld and the extremely vulnerable, precarious lives (and deaths) of the illegal, or invisible Nigerian community striving at the margins of the new urban realities of postapartheid South Africa.

Ispirandosi a un approccio interdisciplinare che ha i suoi punti di forza negli studi culturali di segno congiunturale e nella critica postcoloniale, il saggio si prefigge di esplorare quello che Leon de Kock (2009) ha definito «il calvario dei migranti nel Sudafrica contemporaneo», unitamente «ai temi contigui della nuova tratta di esseri umani e della schiavitù economica ». Attingendo alla ricca produzione accademica recente sui temi dell’immigrazione e della xenofobia in Sudafrica e all’opera degli antropologi Jean e John Comaroff (1999), il saggio analizzerà, dapprima, il contesto socio-culturale in cui, sotto la pressione della crisi economica globale, l’ostilità verso i migranti africani di altre nazionalità ha potuto affermarsi. Si sottolineerà, in particolare, l’influenza delle politiche e della cultura dell’apartheid sull’emergere della particolare forma di xenofobia che affligge attualmente il paese. In seguito si volgerà l’attenzione a Refuge, romanzo in bilico tra indagine sociale e crime fiction, dello scrittore sudafricano Andrew Brown, il quale esplora il sottobosco criminale e le esistenze precarie e disperate degli immigranti nigeriani di Cape Town, illuminando possibili zone di contatto e mediazione tra i privilegiati e i reietti delle nuove realtà urbane del Sudafrica.

Intra-African Migration and Xenophobia in Andrew Brown’s «Refuge» (2009) / L.A. DE MICHELIS. - In: IL CONFRONTO LETTERARIO. - ISSN 0394-994X. - 2017:68(2017), pp. 141-158.

Intra-African Migration and Xenophobia in Andrew Brown’s «Refuge» (2009)

L.A. DE MICHELIS
2017

Abstract

Drawing on a cluster of interconnected perspectives, but relying mainly on critical cultural studies and postcolonial studies, this essay aims to explore what Leon de Kock (2009) has described as «migrant agony in contemporary South Africa», and «its closely related twin issues, human trafficking and economic slavery». Building on recent scholarship on migration and xenophobia in South Africa, and the pioneering work by Comaroff and Comaroff (1999) – and against the backdrop of the 2008 deadly xenophobic attacks which draw international attention on the issue of black-on-black internal racism in South Africa – I shall first set out to analyze the social and cultural dynamics underpinning these ongoing social attitudes and mindsets. In particular, I shall discuss the way in which these anti-African xenophobic feelings cannot be explained only in the light of economic exploitation and disadvantage, but tend to reproduce, instead, the damning legacy of apartheid. In the second part, I shall analyze the novel Refuge (2009), by the South African novelist Andrew Brown, which brings to life the criminal underworld and the extremely vulnerable, precarious lives (and deaths) of the illegal, or invisible Nigerian community striving at the margins of the new urban realities of postapartheid South Africa.
Ispirandosi a un approccio interdisciplinare che ha i suoi punti di forza negli studi culturali di segno congiunturale e nella critica postcoloniale, il saggio si prefigge di esplorare quello che Leon de Kock (2009) ha definito «il calvario dei migranti nel Sudafrica contemporaneo», unitamente «ai temi contigui della nuova tratta di esseri umani e della schiavitù economica ». Attingendo alla ricca produzione accademica recente sui temi dell’immigrazione e della xenofobia in Sudafrica e all’opera degli antropologi Jean e John Comaroff (1999), il saggio analizzerà, dapprima, il contesto socio-culturale in cui, sotto la pressione della crisi economica globale, l’ostilità verso i migranti africani di altre nazionalità ha potuto affermarsi. Si sottolineerà, in particolare, l’influenza delle politiche e della cultura dell’apartheid sull’emergere della particolare forma di xenofobia che affligge attualmente il paese. In seguito si volgerà l’attenzione a Refuge, romanzo in bilico tra indagine sociale e crime fiction, dello scrittore sudafricano Andrew Brown, il quale esplora il sottobosco criminale e le esistenze precarie e disperate degli immigranti nigeriani di Cape Town, illuminando possibili zone di contatto e mediazione tra i privilegiati e i reietti delle nuove realtà urbane del Sudafrica.
Andrew Brown; Refuge; xenophobia; South Africa; crime fiction
Settore L-LIN/10 - Letteratura Inglese
2017
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