La teoria generale del diritto si presenta come una disciplina con un suo statuto ben consolidato. Essa si propone d’intraprendere lo studio astratto dei concetti strutturali che caratterizzano ogni diritto. pensiamo per esempio ai concetti di ‘norma’, di ‘fonte’, di ‘gerarchia’ e di ‘ordinamento’. resterebbero invece fuori dal suo campo d’indagine gli specifici contenuti dei sistemi giuridici particolari. Non ci vuole molto, però, a rendersi conto che queste aspirazioni alla generalità e alla neutralità risultano quanto mai problematiche. Così com’è praticata oggi, la teoria riesce a malapena a spiegare i sistemi giuridici evoluti, quelli che si pongono come razionalizzazione del potere politico. Ma anche lì emerge un numero crescente di situazioni in cui i concetti tradizionali vanno in crisi, essendo incapaci di imporre un loro ordine all’esperienza. d’altro canto, gli attuali teorici abbracciano concezioni filosofiche gravide di impegni e di valori. E questo non riguarda il solo giusnaturalismo, ma anche gli indirizzi positivistici. in questo volume si compie un esperimento mentale. Ci si è chiesti se, e, se sì, a quali condizioni, le pretese di neutralità e di generalità della teoria possano esser realizzate. insomma, se c’è una linguistica strutturale, perché non potrebbe esservi un’autentica teoria del diritto, che non si risolva in un coacervo di dottrine? La risposta a tali questioni è stata affermativa: si può individuare una grammatica profonda dei discorsi giuridici a patto che ci si distacchi dall’alta dogmatica, ricorrendo a concetti di grana più fine. La teoria così intesa non si risolverebbe in una descrizione dei diritti esistenti, bensì in un’indagine delle scelte argomentative logicamente possibili che si aprono al giurista. il che, tra l’altro, consentirebbe di fondare una censura delle scelte impossibili.
La teoria del diritto attraverso lo specchio / C. Luzzati. - Modena : Mucchi, 2017 Dec. - ISBN 978-88-7000-765-7. (PICCOLE CONFERENZE)
La teoria del diritto attraverso lo specchio
C. Luzzati
2017
Abstract
La teoria generale del diritto si presenta come una disciplina con un suo statuto ben consolidato. Essa si propone d’intraprendere lo studio astratto dei concetti strutturali che caratterizzano ogni diritto. pensiamo per esempio ai concetti di ‘norma’, di ‘fonte’, di ‘gerarchia’ e di ‘ordinamento’. resterebbero invece fuori dal suo campo d’indagine gli specifici contenuti dei sistemi giuridici particolari. Non ci vuole molto, però, a rendersi conto che queste aspirazioni alla generalità e alla neutralità risultano quanto mai problematiche. Così com’è praticata oggi, la teoria riesce a malapena a spiegare i sistemi giuridici evoluti, quelli che si pongono come razionalizzazione del potere politico. Ma anche lì emerge un numero crescente di situazioni in cui i concetti tradizionali vanno in crisi, essendo incapaci di imporre un loro ordine all’esperienza. d’altro canto, gli attuali teorici abbracciano concezioni filosofiche gravide di impegni e di valori. E questo non riguarda il solo giusnaturalismo, ma anche gli indirizzi positivistici. in questo volume si compie un esperimento mentale. Ci si è chiesti se, e, se sì, a quali condizioni, le pretese di neutralità e di generalità della teoria possano esser realizzate. insomma, se c’è una linguistica strutturale, perché non potrebbe esservi un’autentica teoria del diritto, che non si risolva in un coacervo di dottrine? La risposta a tali questioni è stata affermativa: si può individuare una grammatica profonda dei discorsi giuridici a patto che ci si distacchi dall’alta dogmatica, ricorrendo a concetti di grana più fine. La teoria così intesa non si risolverebbe in una descrizione dei diritti esistenti, bensì in un’indagine delle scelte argomentative logicamente possibili che si aprono al giurista. il che, tra l’altro, consentirebbe di fondare una censura delle scelte impossibili.| File | Dimensione | Formato | |
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