Scopo: caratterizzare i soggetti ultralongevi reclutati dal punto di visto clinico e funzionale (sia fisico sia cognitivo) e in seguito analizzare il loro fenotipo immunologico, infiammatorio, coagulativo e metabolico. Materiali e metodi: sono stati reclutati nell’ambito dello studio PRIN “La longevità dei genitori influenza lo stato di salute dei figli?” fino ad oggi 45 centenari o ultracentenari (16 nati nel 1908, 13 nati nel 1907, 6 nati nel 1906, 7 nati nel 1905, 1 nato nel 1904, 1 nato nel 1902, 1 nato nel 1901; 11 M e 34 F) residenti in Milano città, e intervistati al loro domicilio o in ospedale. Il reclutamento è avvenuto mediante posta, chiamata telefonica, annunci su quotidiani nazionali e locali, e con contatti con medici di base. I centenari sono stati sottoposti ad un prelievo di sangue venoso e hanno raccolto un campione di urine e un campione di feci per lo studio delle popolazioni batteriche. È stata somministrata un’intervista come da protocollo del progetto, raccogliendo l’anamnesi fisiologica, familiare, patologica e farmacologica. È stato esaminato lo stato cognitivo mediante MMSE, il tono dell’umore mediante short GDS test, il grado di autonomia mediante le scale di valutazione ADL e IADL, la funzionalità fisica mediante hand-grip test e chair standing test. Abbiamo classificato i centenari in tre gruppi secondo lo stato di salute 1: A (molto buono), B (intermedio), C (presenza di uno dei seguenti: MMSE <12, grave disabilità, presenza di tumore in atto o di altre patologie invalidanti). Risultati: i dati preliminari ci hanno permesso di classificare 6 centenari come A, 8 centenari B, 31 centenari C. Alcuni centenari mostravano un ottimo stato cognitivo secondo il mmse, ma dovettero essere classificati come B o C per mancanza di autonomia o presenza di tumore. Circa il 24% dei centenari presentavano grave demenza, definita come MMSE < 12, mentre 19 (42,2%) avevano MMSE > 19, ed in particolare 6 (13,3%) ottennero MMSE >26. Il livello di istruzione era nel complesso elevato: 14 centenari (31,1%) erano diplomati o laureati. Circa metà degli intervistati presentava sintomi di depressione (short GDS >5). Nel complesso, un terzo dei centenari definiva il proprio stato di salute come “buono” o “molto buono”, un terzo “normale”, un terzo “scarso” o “molto scarso”. Stato funzionale: 14 centenari erano istituzionalizzati, gli altri 31 vivevano nell’abitazione propria o di figli o nipoti; 4 vivevano da soli ed in quasi totale autonomia. Circa la metà dei centenari presentava totale dipendenza nelle attività strumentali della vita quotidiana (IADL =0). Il numero di farmaci assunti cronicamente dai centenari varia da 0 a 14. Non vi è correlazione tra il numero di farmaci assunti e lo stato di salute complessivo. Abbiamo frequentemente osservato scarsa compliance alle prescrizioni mediche, autoprescrizione di farmaci ed uso empirico di farmaci o parafarmaci. Abbiamo inoltre cercato di classificare i centenari in tre gruppi in base all’età d’insorgenza di alcune patologie età correlate2 (BPCO, demenza, diabete, cardiopatie, ictus, Parkinson e tumore): “survivors” (età < 85 anni), “delayers” (età> 85) e “escapers”. La maggior parte dei centenari erano “delayers”. Solo 4 erano sopravvissuti: un uomo ad IMA all’età di 55 anni, una donna a carcinoma mammario all’età di 72 anni, trattato mediante sola mastectomia, un uomo al cancro del colon retto trattato solo chirurgicamente, una donna a NIDDM insorto a 66 anni d’età. Conclusione: è interessante notare che talvolta vi è discrepanza tra un punteggio alla GDS indicativo di sintomatologia depressiva e un autovalutazione positiva del proprio stato di salute. Dal punto di vista socio-relazionale, abbiamo osservato che molte donne centenarie avevano vissuto sole per numerosi anni, in quanto nubili o vedove, mentre i centenari maschi sembravano beneficiare di un maggiore supporto familiare, in quanto sposati una o due volte o accuditi dai figli. Bibliografia: 1.Franceschi C., Motta L., Valensin S.,Rapisarda R.,Frantone A., Berardelli M. et al Aging Clin. Exp. Res. 2000;12: 77-84. 2. Perls T Am J Clin Nutr 2006;83(suppl):484S-7S

Valutazione multidimensionale di ultralongevi a Milano / G. Ogliari, D. Castaldi, D. Mari. - In: GIORNALE DI GERONTOLOGIA. - ISSN 0017-0305. - 56:5(2008), pp. 516-516. ((Intervento presentato al 53. convegno Congresso nazionale SIGG tenutosi a Firenze nel 2008.

Valutazione multidimensionale di ultralongevi a Milano

G. Ogliari;D. Mari
2008

Abstract

Scopo: caratterizzare i soggetti ultralongevi reclutati dal punto di visto clinico e funzionale (sia fisico sia cognitivo) e in seguito analizzare il loro fenotipo immunologico, infiammatorio, coagulativo e metabolico. Materiali e metodi: sono stati reclutati nell’ambito dello studio PRIN “La longevità dei genitori influenza lo stato di salute dei figli?” fino ad oggi 45 centenari o ultracentenari (16 nati nel 1908, 13 nati nel 1907, 6 nati nel 1906, 7 nati nel 1905, 1 nato nel 1904, 1 nato nel 1902, 1 nato nel 1901; 11 M e 34 F) residenti in Milano città, e intervistati al loro domicilio o in ospedale. Il reclutamento è avvenuto mediante posta, chiamata telefonica, annunci su quotidiani nazionali e locali, e con contatti con medici di base. I centenari sono stati sottoposti ad un prelievo di sangue venoso e hanno raccolto un campione di urine e un campione di feci per lo studio delle popolazioni batteriche. È stata somministrata un’intervista come da protocollo del progetto, raccogliendo l’anamnesi fisiologica, familiare, patologica e farmacologica. È stato esaminato lo stato cognitivo mediante MMSE, il tono dell’umore mediante short GDS test, il grado di autonomia mediante le scale di valutazione ADL e IADL, la funzionalità fisica mediante hand-grip test e chair standing test. Abbiamo classificato i centenari in tre gruppi secondo lo stato di salute 1: A (molto buono), B (intermedio), C (presenza di uno dei seguenti: MMSE <12, grave disabilità, presenza di tumore in atto o di altre patologie invalidanti). Risultati: i dati preliminari ci hanno permesso di classificare 6 centenari come A, 8 centenari B, 31 centenari C. Alcuni centenari mostravano un ottimo stato cognitivo secondo il mmse, ma dovettero essere classificati come B o C per mancanza di autonomia o presenza di tumore. Circa il 24% dei centenari presentavano grave demenza, definita come MMSE < 12, mentre 19 (42,2%) avevano MMSE > 19, ed in particolare 6 (13,3%) ottennero MMSE >26. Il livello di istruzione era nel complesso elevato: 14 centenari (31,1%) erano diplomati o laureati. Circa metà degli intervistati presentava sintomi di depressione (short GDS >5). Nel complesso, un terzo dei centenari definiva il proprio stato di salute come “buono” o “molto buono”, un terzo “normale”, un terzo “scarso” o “molto scarso”. Stato funzionale: 14 centenari erano istituzionalizzati, gli altri 31 vivevano nell’abitazione propria o di figli o nipoti; 4 vivevano da soli ed in quasi totale autonomia. Circa la metà dei centenari presentava totale dipendenza nelle attività strumentali della vita quotidiana (IADL =0). Il numero di farmaci assunti cronicamente dai centenari varia da 0 a 14. Non vi è correlazione tra il numero di farmaci assunti e lo stato di salute complessivo. Abbiamo frequentemente osservato scarsa compliance alle prescrizioni mediche, autoprescrizione di farmaci ed uso empirico di farmaci o parafarmaci. Abbiamo inoltre cercato di classificare i centenari in tre gruppi in base all’età d’insorgenza di alcune patologie età correlate2 (BPCO, demenza, diabete, cardiopatie, ictus, Parkinson e tumore): “survivors” (età < 85 anni), “delayers” (età> 85) e “escapers”. La maggior parte dei centenari erano “delayers”. Solo 4 erano sopravvissuti: un uomo ad IMA all’età di 55 anni, una donna a carcinoma mammario all’età di 72 anni, trattato mediante sola mastectomia, un uomo al cancro del colon retto trattato solo chirurgicamente, una donna a NIDDM insorto a 66 anni d’età. Conclusione: è interessante notare che talvolta vi è discrepanza tra un punteggio alla GDS indicativo di sintomatologia depressiva e un autovalutazione positiva del proprio stato di salute. Dal punto di vista socio-relazionale, abbiamo osservato che molte donne centenarie avevano vissuto sole per numerosi anni, in quanto nubili o vedove, mentre i centenari maschi sembravano beneficiare di un maggiore supporto familiare, in quanto sposati una o due volte o accuditi dai figli. Bibliografia: 1.Franceschi C., Motta L., Valensin S.,Rapisarda R.,Frantone A., Berardelli M. et al Aging Clin. Exp. Res. 2000;12: 77-84. 2. Perls T Am J Clin Nutr 2006;83(suppl):484S-7S
centenari ; scale di valutazione multidimensionale geriatrica ; decadimento cognitivo ; self-perception
Settore MED/09 - Medicina Interna
2008
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Valutazione multidimensionale di centenari a Milano.doc

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