Le conseguenze dell’Intimate Partner Violence (IPV) sulla salute della donna sono di natura fisica, sessuale, psicologica ed economica. La letteratura scien - tifica degli ultimi decenni ha dimostrato come i fattori ambientali, e tra questi la violenza, siano in grado di alterare la struttura e la funzionalità del nostro genoma. L’IPV porta a delle conseguenze che permangono nella psiche e che potrebbero influenzare la struttura del DNA della donna compromettendo il suo stato di salute. Infatti la violenza è da considerarsi come un fattore ambien - tale “estremamente negativo” che influenza in modo significativo l’espressione del nostro genoma e di conseguenza lo stato di salute della persona, lasciando delle tracce anche nel DNA. Nel 2014 il Centro nazionale per la prevenzione e il Controllo delle Malattie (CCM) del Ministero della Salute ha finanziato il progetto REVAMP “Controllo e risposta alla violenza su persone vulnerabili: la donna e il bambino, modelli d’intervento nelle reti ospedaliere e nei servizi socio-sanitari in una prospettiva europea”. Il progetto REVAMP ha lo scopo di conoscere la reale prevalenza del - la violenza, dell’abuso o del maltrattamento nella popolazione, di identificare i suoi fattori di rischio, di descrivere il quadro di gravità e il corso naturale del trauma conseguente. Uno dei punti importanti del progetto risiede nello sviluppo del progetto di ri - cerca epiREVAMP:“Analisi Epigenetica in campioni di sangue intero da pazienti che hanno subito trauma come strumento di screening per l’identificazione dei fattori causali di PTSD” che prevede l’identificazione di marcatori epigenetici (modificazioni molecolari e chimiche che non comportano cambiamenti nel nostro codice genetico),associati alla violenza. Il Consenso Informato epiRe - vamp approvato dal Comitato Etico (CE) dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) rappresenta il punto di partenza per la costituzione della biobanca. Lo studio epiREVAMP si prefigge di identificare nel tempo (studio di follow-up) le modificazioniepigenetiche, nel nostro caso inizialmente la metilazione del DNA,associate alla violenza; in questa fase del progetto l’obiettivo è quello, innanzitutto, di costituire la prima biobanca per le donne che hanno subito vio - lenza.Il sistema di sorveglianza ospedaliera attivato da REVAMP, che vede il coinvolgimento dei Pronto Soccorso ospedalieri e dei servizi territoriali sanitari e sociali e che si occupano della presa in carico e dell’accompagnamento per le donne che hanno subito violenza, consentirà di arruolarle nello studio. Previa firma del consenso informato, le donne che vogliono partecipare allo studio e che usufruiranno della psicoterapia doneranno campioni del loro sangue per l’analisi epigenetica. Dal punto di vista metodologico la costituzione del consenso informato ha rispettato tutte le procedure previste dal CE dell’Istituto Superiore di Sanità’. Il linguaggio “semplice”, non eccessivamente tecnico dato al Foglio Informativo che accompagna la richiesta al consenso informato, rappresenta la premessa indispensabile per una comunicazione efficace. L’alleanza terapeutica, auspicata in ambito sanitario, è frutto di un linguaggio chiaro e semplice. Sono questi in estrema sintesi i presupposti con i quali si è cercato di spiegare cosa sia l’epigenetica e quali siano nel caso di studio le ricadute positive per le donne che hanno subito violenza, ossia quelle di individuare precocemente il PTSD e intervenire con terapie adeguate centrate sulla persona. La parte più importante èrappresentata dalla spiegazione del fatto che le modificazioni operate sul DNA non sono uno “stigma” della violenza subita. Le cause della violenza sono eventualmente da imputarsi all’ambiente sociale “negativo” e non a una vulnerabilità presente nel nostro genoma. I protocolli per il prelievo di sangue sono stati disegnati secondo tre diverse modalità, che rispondessero adeguatamente allerealtà esistenti nei Pronto Soccorso della rete REVAMP. Un primo protocollo, il più semplice, prevede il prelievo di 4 gocce di sangue su un supporto solido, una speciale carta assorbente, che ne consente la conservazione senza la catena del freddo e per un lungo periodo (almeno 20 anni; Fig1). Il secondo protocollo aggiunge al prelievo su supporto solido, anche una provetta con EDTA con almeno 5 ml di sangue da conservare a -20°C. Infine, nei centri che hanno la possibilità di mantenere più provette dei campioni di sangue, vengono utilizzate oltre alle provette per l’estrazione del DNA, anche quelle per la preservazione dell’RNA, il siero e le “cartine” con le 4 gocce. La costituzione di una biobanca con campioni di sangue di donne che hanno subito violenza è il primo passo che potrà portarci verso lo studio e la comprensione dei meccanismi epigenetici che sono alla base dell’insorgenza di patologie complesse quali il “Post Traumatic Stress Disorder” (PTSD)-violenza correlato. Il PTSD è un disturbo psicologico causato da esposizione a situazioni di pericolo e stress estremo (DSM-5), i cui sintomi sono rappresentati da “flash-back” ricorrenti, ridotto interesse in attività sociali, soppressione emotiva, senso di vuoto, paura, irritabilità, ira e difficoltà di concentrazione. Dati iniziali di letteratura scientifica sottolineano una associazione tra marcatori epigenetici ed esposizione al trauma (Sipahiet al., 2014). Le donne sono più suscettibili (20%) allo sviluppo di PTSD dopo esposizione ad eventi traumatici rispetto agli uomini. Ad oggi, questo studio multicentrico, prospettico e di follow-up su donne che hanno subito violenza, risulta essere l’unico su scala globale. Le pazienti saranno seguite con psicoterapia e i prelievi per valutare eventuali modificazioni epigenetiche saranno effettuati ogni 6 mesi per un periodo di 18 mesi. Associato ad ogni prelievo sarà somministrato anche un questionario che fornirà in parallelo tutte le informazione su stile di vita, abitudini e variabili psicologiche associate anche al PTSD. L’individuazione delle modificazioni epigenetiche, associabili alla violenza subita, potrebbe aiutarci nell’identificare le pazienti ad alto o basso rischio di sviluppare PTSD, e di intervenire in anticipo con protocolli terapeutici specifici. Questo approccio innovativo potrà fornire informazioni utili sull’effetto della violenza sul genoma, e cercherà di associare ai marcatori epigenetici i protocolli più adatti, medicina di precisione, per riportare in salute le vittime di violenza.

Epigenetica della violenza: protocolli per la raccolta dei campioni / A. Piccinini, S. Gaudi. - [s.l] : ISS, 2017 Dec 22.

Epigenetica della violenza: protocolli per la raccolta dei campioni

A. Piccinini;
2017

Abstract

Le conseguenze dell’Intimate Partner Violence (IPV) sulla salute della donna sono di natura fisica, sessuale, psicologica ed economica. La letteratura scien - tifica degli ultimi decenni ha dimostrato come i fattori ambientali, e tra questi la violenza, siano in grado di alterare la struttura e la funzionalità del nostro genoma. L’IPV porta a delle conseguenze che permangono nella psiche e che potrebbero influenzare la struttura del DNA della donna compromettendo il suo stato di salute. Infatti la violenza è da considerarsi come un fattore ambien - tale “estremamente negativo” che influenza in modo significativo l’espressione del nostro genoma e di conseguenza lo stato di salute della persona, lasciando delle tracce anche nel DNA. Nel 2014 il Centro nazionale per la prevenzione e il Controllo delle Malattie (CCM) del Ministero della Salute ha finanziato il progetto REVAMP “Controllo e risposta alla violenza su persone vulnerabili: la donna e il bambino, modelli d’intervento nelle reti ospedaliere e nei servizi socio-sanitari in una prospettiva europea”. Il progetto REVAMP ha lo scopo di conoscere la reale prevalenza del - la violenza, dell’abuso o del maltrattamento nella popolazione, di identificare i suoi fattori di rischio, di descrivere il quadro di gravità e il corso naturale del trauma conseguente. Uno dei punti importanti del progetto risiede nello sviluppo del progetto di ri - cerca epiREVAMP:“Analisi Epigenetica in campioni di sangue intero da pazienti che hanno subito trauma come strumento di screening per l’identificazione dei fattori causali di PTSD” che prevede l’identificazione di marcatori epigenetici (modificazioni molecolari e chimiche che non comportano cambiamenti nel nostro codice genetico),associati alla violenza. Il Consenso Informato epiRe - vamp approvato dal Comitato Etico (CE) dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) rappresenta il punto di partenza per la costituzione della biobanca. Lo studio epiREVAMP si prefigge di identificare nel tempo (studio di follow-up) le modificazioniepigenetiche, nel nostro caso inizialmente la metilazione del DNA,associate alla violenza; in questa fase del progetto l’obiettivo è quello, innanzitutto, di costituire la prima biobanca per le donne che hanno subito vio - lenza.Il sistema di sorveglianza ospedaliera attivato da REVAMP, che vede il coinvolgimento dei Pronto Soccorso ospedalieri e dei servizi territoriali sanitari e sociali e che si occupano della presa in carico e dell’accompagnamento per le donne che hanno subito violenza, consentirà di arruolarle nello studio. Previa firma del consenso informato, le donne che vogliono partecipare allo studio e che usufruiranno della psicoterapia doneranno campioni del loro sangue per l’analisi epigenetica. Dal punto di vista metodologico la costituzione del consenso informato ha rispettato tutte le procedure previste dal CE dell’Istituto Superiore di Sanità’. Il linguaggio “semplice”, non eccessivamente tecnico dato al Foglio Informativo che accompagna la richiesta al consenso informato, rappresenta la premessa indispensabile per una comunicazione efficace. L’alleanza terapeutica, auspicata in ambito sanitario, è frutto di un linguaggio chiaro e semplice. Sono questi in estrema sintesi i presupposti con i quali si è cercato di spiegare cosa sia l’epigenetica e quali siano nel caso di studio le ricadute positive per le donne che hanno subito violenza, ossia quelle di individuare precocemente il PTSD e intervenire con terapie adeguate centrate sulla persona. La parte più importante èrappresentata dalla spiegazione del fatto che le modificazioni operate sul DNA non sono uno “stigma” della violenza subita. Le cause della violenza sono eventualmente da imputarsi all’ambiente sociale “negativo” e non a una vulnerabilità presente nel nostro genoma. I protocolli per il prelievo di sangue sono stati disegnati secondo tre diverse modalità, che rispondessero adeguatamente allerealtà esistenti nei Pronto Soccorso della rete REVAMP. Un primo protocollo, il più semplice, prevede il prelievo di 4 gocce di sangue su un supporto solido, una speciale carta assorbente, che ne consente la conservazione senza la catena del freddo e per un lungo periodo (almeno 20 anni; Fig1). Il secondo protocollo aggiunge al prelievo su supporto solido, anche una provetta con EDTA con almeno 5 ml di sangue da conservare a -20°C. Infine, nei centri che hanno la possibilità di mantenere più provette dei campioni di sangue, vengono utilizzate oltre alle provette per l’estrazione del DNA, anche quelle per la preservazione dell’RNA, il siero e le “cartine” con le 4 gocce. La costituzione di una biobanca con campioni di sangue di donne che hanno subito violenza è il primo passo che potrà portarci verso lo studio e la comprensione dei meccanismi epigenetici che sono alla base dell’insorgenza di patologie complesse quali il “Post Traumatic Stress Disorder” (PTSD)-violenza correlato. Il PTSD è un disturbo psicologico causato da esposizione a situazioni di pericolo e stress estremo (DSM-5), i cui sintomi sono rappresentati da “flash-back” ricorrenti, ridotto interesse in attività sociali, soppressione emotiva, senso di vuoto, paura, irritabilità, ira e difficoltà di concentrazione. Dati iniziali di letteratura scientifica sottolineano una associazione tra marcatori epigenetici ed esposizione al trauma (Sipahiet al., 2014). Le donne sono più suscettibili (20%) allo sviluppo di PTSD dopo esposizione ad eventi traumatici rispetto agli uomini. Ad oggi, questo studio multicentrico, prospettico e di follow-up su donne che hanno subito violenza, risulta essere l’unico su scala globale. Le pazienti saranno seguite con psicoterapia e i prelievi per valutare eventuali modificazioni epigenetiche saranno effettuati ogni 6 mesi per un periodo di 18 mesi. Associato ad ogni prelievo sarà somministrato anche un questionario che fornirà in parallelo tutte le informazione su stile di vita, abitudini e variabili psicologiche associate anche al PTSD. L’individuazione delle modificazioni epigenetiche, associabili alla violenza subita, potrebbe aiutarci nell’identificare le pazienti ad alto o basso rischio di sviluppare PTSD, e di intervenire in anticipo con protocolli terapeutici specifici. Questo approccio innovativo potrà fornire informazioni utili sull’effetto della violenza sul genoma, e cercherà di associare ai marcatori epigenetici i protocolli più adatti, medicina di precisione, per riportare in salute le vittime di violenza.
22-dic-2017
Settore MED/43 - Medicina Legale
http://www.sossanita.it/doc/2017_11_violenza-guida-report_progetto-revamp.pdf
Working Paper
Epigenetica della violenza: protocolli per la raccolta dei campioni / A. Piccinini, S. Gaudi. - [s.l] : ISS, 2017 Dec 22.
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