I pazienti affetti da malattia renale cronica (CKD) presentano una maggiore incidenza di eventi cardiovascolari (acuti e cronici) che, a loro volta, comportano un rischio aumentato di progressione verso la malattia renale cronica terminale (end – stage renal disease – ESRD) L’inibizione della neprilisina, oltre ad offrire un nuovo target terapeutico nei pazienti affetti da scompenso cardiaco, potrebbero rappresentare una strategia di potenziale miglioramento negli outcomes, sia cardio-vascolari che renali, dei pazienti affetti da CKD. L’inibizione della neprilisina, favorendo una maggiore biodisponibilità dei peptidi natriuretici atriali, determina un incremento della diuresi e della natriuresi, oltre ad esercitare un’azione di inibizione del sistema renina – angiotensina – aldosterone (RAAS). L’inibizione del RAAS, a sua volta, genera una serie di controregolazioni in grado di bilanciarne gli effetti sfavorevoli in corso di CKD e di insufficienza cardiaca (HF). L’idea del blocco della neprilisina non è recentissima, ma i primi farmaci impiegati, essendo molecole di associazione con antagonisti dell’angiotensina II (ARBs), risultavano gravati da un’incidenza inammissibile di angioedema. Tra le molecole di ultima generazione in grado di esercitare un’azione inibente specifica sul recettore della neprilisina e su quello dell’angiotensina II, grazie alla associazione con il valsartan, vi è l’LCZ696 (sacubitril/valsartan) che ha mostrato evidenti benefici sia nel trattamento dell’ipertensione arteriosa che nell’insufficienza cardiaca..
Gli inbitori della neprilisina nei pazienti affetti da malattia renale cronica sindrome cardio-renale / L. Di Lullo, C. Ronco, A. Bellasi, M.G. Cozzolino, F. Floccari, V. Barbera, S. Verdesca, R. Rivera, A. De Pascalis, A. Mudoni, A. Santoro. - In: GIORNALE ITALIANO DI NEFROLOGIA. - ISSN 1724-5990. - 34:5(2017 Sep).
Gli inbitori della neprilisina nei pazienti affetti da malattia renale cronica sindrome cardio-renale
M.G. Cozzolino;
2017
Abstract
I pazienti affetti da malattia renale cronica (CKD) presentano una maggiore incidenza di eventi cardiovascolari (acuti e cronici) che, a loro volta, comportano un rischio aumentato di progressione verso la malattia renale cronica terminale (end – stage renal disease – ESRD) L’inibizione della neprilisina, oltre ad offrire un nuovo target terapeutico nei pazienti affetti da scompenso cardiaco, potrebbero rappresentare una strategia di potenziale miglioramento negli outcomes, sia cardio-vascolari che renali, dei pazienti affetti da CKD. L’inibizione della neprilisina, favorendo una maggiore biodisponibilità dei peptidi natriuretici atriali, determina un incremento della diuresi e della natriuresi, oltre ad esercitare un’azione di inibizione del sistema renina – angiotensina – aldosterone (RAAS). L’inibizione del RAAS, a sua volta, genera una serie di controregolazioni in grado di bilanciarne gli effetti sfavorevoli in corso di CKD e di insufficienza cardiaca (HF). L’idea del blocco della neprilisina non è recentissima, ma i primi farmaci impiegati, essendo molecole di associazione con antagonisti dell’angiotensina II (ARBs), risultavano gravati da un’incidenza inammissibile di angioedema. Tra le molecole di ultima generazione in grado di esercitare un’azione inibente specifica sul recettore della neprilisina e su quello dell’angiotensina II, grazie alla associazione con il valsartan, vi è l’LCZ696 (sacubitril/valsartan) che ha mostrato evidenti benefici sia nel trattamento dell’ipertensione arteriosa che nell’insufficienza cardiaca..File | Dimensione | Formato | |
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