La vicenda del partito politico riunitosi attorno a Luciano Murat nella seconda metà degli anni ’50 del secolo XIX, al fine di ripristinare questo cugino di Napoleone III sul trono paterno e avviare così la nazione italiana ad un futuro federale nel cui ambito l’autonomia e il ruolo di Napoli e del Mezzogiorno sarebbero stati garantiti, è da sempre oggetto di un interesse storiografico tutto peculiare, giustificato dal fatto che ala grande preoccupazione dell’opinione pubblica, segnatamente mazziniana, circa le mene dei murattiani, corrispose sempre un’altrettanto vasta incertezza sulla reale consistenza del partito del principe francese. Che quello murattiano fosse un movimento debole e scompaginato, se paragonato ad altre organizzazioni politiche risorgimentali, è stato ampiamente dimostrato dalla sola monografia consacrata all’argomento (BARTOCCINI, 1959); e tuttavia sarebbe sbagliato ridurre l’intero partito a mera chimera temuta da Mazzini e da quanti, con lui, guardavano con timore alla possibile instaurazione di un nuovo regime conservatore nel Mezzogiorno capace di pregiudicare l’unità territoriale della Penisola. Infatti, non soltanto a Parigi, presso la casa del principe Luciano, si era organizzato un vero e proprio ufficio politico sotto la guida esperta di Aurelio Saliceti, ma esso intesseva trame e rapporti con emissari e sostenitori tanto nei territori peninsulari delle Due Sicilie quanto nel resto d’Italia. Attraverso i documenti, finora inediti, contenuti nell’archivio Murat depositato presso les Archives Nationales di Parigi, è possibile ripercorrere con precisione l’azione del partito costituitosi attorno alle rivendicazioni del figlio del re Gioacchino, ricostruendone l’organizzazione interna, gli obbietti e i progetti, e facendo passare il murattismo dal piano della battaglia giornalistica a quello della lotta politica attiva. In particolare, si approfondiranno i tentativi negli anni 1855-57 da parte del partito di Saliceti e di Murat di organizzare un’insurrezione nelle province calabre e nella stessa città di Napoli, al fine di provocare la caduta della monarchia borbonica non attraverso i moti popolari auspicati dai democratici, bensì coinvolgendo direttamente le élite meridionali al fine di connotare in senso moderato, se non addirittura conservatore, il nuovo regime. La relazione ha dunque come oggetto un fenomeno di violenza politica latente, inespressa, e pur tuttavia attentamente pianificata, in particolare ad opera di Luigi Mezzacapo, che prima di entrare nell’esercito regolare sardo nel 1859 era stato assai vicino al partito murattiano. Già ufficiale d’artiglieria allievo della Nunziatella, poi compagno del generale Pepe a Venezia, Mezzacapo propose a Murat un piano lungo e dettagliato, ancorché difficilmente attuabile, per far insorgere, e piegare, la capitale borbonica. L’analisi di tale progetto e di altri documenti rinvenuti nell’archivio Murat permette dunque di osservare da vicino un’organizzazione, quella murattiana, abitualmente considerata come effimera e aliena da qualsivoglia forma di mobilitazione.

Lo spettro di Pisacane : tentativi insurrezionali murattiani nel Mezzogiorno (1856-57) / P.G. Trincanato. ((Intervento presentato al convegno Guerra, violenza e mobilitazione politica nel Mezzogiorno Risorgimentale (1820-1870) : seminario di studi tenutosi a Salerno nel 2015.

Lo spettro di Pisacane : tentativi insurrezionali murattiani nel Mezzogiorno (1856-57)

P.G. Trincanato
2015

Abstract

La vicenda del partito politico riunitosi attorno a Luciano Murat nella seconda metà degli anni ’50 del secolo XIX, al fine di ripristinare questo cugino di Napoleone III sul trono paterno e avviare così la nazione italiana ad un futuro federale nel cui ambito l’autonomia e il ruolo di Napoli e del Mezzogiorno sarebbero stati garantiti, è da sempre oggetto di un interesse storiografico tutto peculiare, giustificato dal fatto che ala grande preoccupazione dell’opinione pubblica, segnatamente mazziniana, circa le mene dei murattiani, corrispose sempre un’altrettanto vasta incertezza sulla reale consistenza del partito del principe francese. Che quello murattiano fosse un movimento debole e scompaginato, se paragonato ad altre organizzazioni politiche risorgimentali, è stato ampiamente dimostrato dalla sola monografia consacrata all’argomento (BARTOCCINI, 1959); e tuttavia sarebbe sbagliato ridurre l’intero partito a mera chimera temuta da Mazzini e da quanti, con lui, guardavano con timore alla possibile instaurazione di un nuovo regime conservatore nel Mezzogiorno capace di pregiudicare l’unità territoriale della Penisola. Infatti, non soltanto a Parigi, presso la casa del principe Luciano, si era organizzato un vero e proprio ufficio politico sotto la guida esperta di Aurelio Saliceti, ma esso intesseva trame e rapporti con emissari e sostenitori tanto nei territori peninsulari delle Due Sicilie quanto nel resto d’Italia. Attraverso i documenti, finora inediti, contenuti nell’archivio Murat depositato presso les Archives Nationales di Parigi, è possibile ripercorrere con precisione l’azione del partito costituitosi attorno alle rivendicazioni del figlio del re Gioacchino, ricostruendone l’organizzazione interna, gli obbietti e i progetti, e facendo passare il murattismo dal piano della battaglia giornalistica a quello della lotta politica attiva. In particolare, si approfondiranno i tentativi negli anni 1855-57 da parte del partito di Saliceti e di Murat di organizzare un’insurrezione nelle province calabre e nella stessa città di Napoli, al fine di provocare la caduta della monarchia borbonica non attraverso i moti popolari auspicati dai democratici, bensì coinvolgendo direttamente le élite meridionali al fine di connotare in senso moderato, se non addirittura conservatore, il nuovo regime. La relazione ha dunque come oggetto un fenomeno di violenza politica latente, inespressa, e pur tuttavia attentamente pianificata, in particolare ad opera di Luigi Mezzacapo, che prima di entrare nell’esercito regolare sardo nel 1859 era stato assai vicino al partito murattiano. Già ufficiale d’artiglieria allievo della Nunziatella, poi compagno del generale Pepe a Venezia, Mezzacapo propose a Murat un piano lungo e dettagliato, ancorché difficilmente attuabile, per far insorgere, e piegare, la capitale borbonica. L’analisi di tale progetto e di altri documenti rinvenuti nell’archivio Murat permette dunque di osservare da vicino un’organizzazione, quella murattiana, abitualmente considerata come effimera e aliena da qualsivoglia forma di mobilitazione.
27-gen-2015
Risorgimento; Napoli; Murat; Mezzacapo
Settore M-STO/04 - Storia Contemporanea
Università degli Studi di Salerno
Lo spettro di Pisacane : tentativi insurrezionali murattiani nel Mezzogiorno (1856-57) / P.G. Trincanato. ((Intervento presentato al convegno Guerra, violenza e mobilitazione politica nel Mezzogiorno Risorgimentale (1820-1870) : seminario di studi tenutosi a Salerno nel 2015.
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