Negli ultimi vent’anni gli studi sulle istituzioni ecclesiastiche hanno ampiamente sviluppato il tema della costituzione di organismi burocratico-cancellereschi, del rapporto con la documentazione, delle tematiche connesse con la conservazione e l’archiviazione della propria memoria documentaria. Alla “memoria delle Chiese” sono stati dedicati importanti studi, rivolti sia in direzione dei secoli centrali del medioevo, sia in direzione degli sviluppi tardomedievali di tali aspetti (Cancian 1995). Nel XIII secolo, in concomitanza con la diffusione delle scritture su registro, e a seguito degli stimoli conciliari volti ad invitare le Chiese locali al buon governo e alla buona amministrazione delle res Ecclesiae (Rossi 2003), il tema della memoria, del recupero e della salvaguardia dei buoni diritti delle Chiese locali esplose in tutta la sua evidenza. Si produssero libri iurium per conservare e fissare per iscritto i diritti più antichi, e in taluni casi per costruire artificiosamente la memoria storica episcopale (Varanini - Curzel 2007); una memoria documentaria che, spesso, si costruì attraverso la dinamica relazione con i vassalli e concessionari delle mense episcopali (Della Misericordia 2003), parallelamente alla costituzione di più stabili meccanismi di governo (Gardoni 2004). La ricapitalizzazione della memoria documentaria episcopale al fine di garantire un governo più attento delle res Ecclesiae e la costituzione di organismi burocratico-cancellereschi più stabili aprivano il campo a nuove problematiche (quali testimonianze conservare? dove? chi deputare della gestione archivistica del materiale?) e creavano il terreno fertile sul quale poterono germogliare tipologie documentarie del tutto inedite. Anello fondamentale dell’apparato di governo episcopale, per come venne costituendosi alla fine del medioevo, divenne dunque il rapporto con la propria memoria documentaria, con i suoi pieni ed i suoi vuoti. Diverse e di volta in volta stimolate dalla sempre mutevole relazione con gli aspetti contingenti furono le strategie adottate dalle curie vescovili nel relazionarsi sia con la documentazione e con il materiale archivistico consolidato sia (ed è l’aspetto che in questa sede ci interessa sviluppare) con i “vuoti”, le assenze, con quella memoria documentaria che per vicende diverse era assente e non a disposizione degli apparati di governo. Il caso dell’episcopato di Brescia si rivela particolarmente interessante ed esemplare rispetto al contesto generale appena tracciato. Al pari degli altri loro colleghi, anche i presuli di Brescia sin dalla fine del Duecento si trovarono ad affrontare problemi connessi con il vuoto della memoria.

I vuoti di memoria nel sistema documentario di una curia vescovile tardo medievale : il caso bresciano / F. Pagnoni. ((Intervento presentato al Fondazione Giorgio Cini. convegno Vuoti di memoria : fantasmi che si aggirano tenutosi a Venezia nel 2015.

I vuoti di memoria nel sistema documentario di una curia vescovile tardo medievale : il caso bresciano

F. Pagnoni
2015

Abstract

Negli ultimi vent’anni gli studi sulle istituzioni ecclesiastiche hanno ampiamente sviluppato il tema della costituzione di organismi burocratico-cancellereschi, del rapporto con la documentazione, delle tematiche connesse con la conservazione e l’archiviazione della propria memoria documentaria. Alla “memoria delle Chiese” sono stati dedicati importanti studi, rivolti sia in direzione dei secoli centrali del medioevo, sia in direzione degli sviluppi tardomedievali di tali aspetti (Cancian 1995). Nel XIII secolo, in concomitanza con la diffusione delle scritture su registro, e a seguito degli stimoli conciliari volti ad invitare le Chiese locali al buon governo e alla buona amministrazione delle res Ecclesiae (Rossi 2003), il tema della memoria, del recupero e della salvaguardia dei buoni diritti delle Chiese locali esplose in tutta la sua evidenza. Si produssero libri iurium per conservare e fissare per iscritto i diritti più antichi, e in taluni casi per costruire artificiosamente la memoria storica episcopale (Varanini - Curzel 2007); una memoria documentaria che, spesso, si costruì attraverso la dinamica relazione con i vassalli e concessionari delle mense episcopali (Della Misericordia 2003), parallelamente alla costituzione di più stabili meccanismi di governo (Gardoni 2004). La ricapitalizzazione della memoria documentaria episcopale al fine di garantire un governo più attento delle res Ecclesiae e la costituzione di organismi burocratico-cancellereschi più stabili aprivano il campo a nuove problematiche (quali testimonianze conservare? dove? chi deputare della gestione archivistica del materiale?) e creavano il terreno fertile sul quale poterono germogliare tipologie documentarie del tutto inedite. Anello fondamentale dell’apparato di governo episcopale, per come venne costituendosi alla fine del medioevo, divenne dunque il rapporto con la propria memoria documentaria, con i suoi pieni ed i suoi vuoti. Diverse e di volta in volta stimolate dalla sempre mutevole relazione con gli aspetti contingenti furono le strategie adottate dalle curie vescovili nel relazionarsi sia con la documentazione e con il materiale archivistico consolidato sia (ed è l’aspetto che in questa sede ci interessa sviluppare) con i “vuoti”, le assenze, con quella memoria documentaria che per vicende diverse era assente e non a disposizione degli apparati di governo. Il caso dell’episcopato di Brescia si rivela particolarmente interessante ed esemplare rispetto al contesto generale appena tracciato. Al pari degli altri loro colleghi, anche i presuli di Brescia sin dalla fine del Duecento si trovarono ad affrontare problemi connessi con il vuoto della memoria.
15-mag-2015
Settore M-STO/01 - Storia Medievale
Istituto per la Storia della Società e dello Stato veneziano
I vuoti di memoria nel sistema documentario di una curia vescovile tardo medievale : il caso bresciano / F. Pagnoni. ((Intervento presentato al Fondazione Giorgio Cini. convegno Vuoti di memoria : fantasmi che si aggirano tenutosi a Venezia nel 2015.
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