Nel 1967 Roberto Leydi organizza al Piccolo Teatro di Milano e alla Biennale di Venezia uno spettacolo in forma di concerto di “musica e canzoni popolari dal medioevo ad oggi”. Interpreti sono il gruppo di folksinger Nuova Compagnia dei Rozzi (successivamente Gruppo dell’Almanacco Popolare) e il Gruppo veneziano di strumenti antichi del Conservatorio di Venezia. Pochi anni prima, le divergenze d’opinioni sul ruolo dello “specifico stilistico” che avevano causato la rottura con il Nuovo Canzoniere Italiano, spingono Leydi a intraprendere una nuova strada interpretativa, portata avanti dall’operato di Sandra Mantovani e Bruno Pianta, in cui, al preliminare “ricalco stilistico” si aggiunge una necessaria operazione di “ricalco critico”. Uno di questi mezzi, è la riscoperta di strumenti della tradizione popolare, strumenti che nelle precedenti esperienze di folk revival erano stati scalzati dalla presenza pervasiva della chitarra, e che trovano impiego nei dischi del Gruppo dell’Almanacco Popolare. Seppur citato dalla vasta letteratura sul folk revival, il suddetto spettacolo non è mai stato preso in considerazione ma a mio parere ricopre un ruolo fondamentale poiché determinante della misura in cui l’incontro con la musica antica abbia contribuito a creare un nuovo approccio anche al folk, nel senso di stimolare una nuova comunicatività. In questa esperienza, infatti, la musica di epoca medievale e rinascimentale, affidata non più alle voci anacronistiche del belcanto ma a quelle non educate dei folksinger, acquista non tanto una presunta “autenticità”, quanto una rinnovata capacità comunicativa ed espressiva. La reciproca contaminazione tra la musica folk che eredita il recupero di strumenti musicali dimenticati dalla musica antica e a quest’ultima offre un nuovo modello di vocalità tratto dalla prassi della musica di tradizione orale, elegge queste due esperienze campioni di modelli culturali “alternativi”. Attraverso la lettura di questo caso di studio ho intenzione di riflettere sui caratteri che accomunano esecuzione di musica di tradizione orale e musica antica, della loro portata sociale e politica nel decennio del “lungo Sessantotto italiano”, in quanto «forme di pensiero differente» [cit. Laura Alvini] e concordi nel ricollocare la nozione di “popolare” all’interno di una nuova concezione di cultura.

Roberto Leydi e la Nuova Compagnia dei Rozzi : interazioni tra folk ed early music revival nel lungo Sessantotto italiano / C. Malatesta. ((Intervento presentato al 1. convegno Ymeic : Young Musicologists and Ethnomusicologists International Conference tenutosi a Roma nel 2017.

Roberto Leydi e la Nuova Compagnia dei Rozzi : interazioni tra folk ed early music revival nel lungo Sessantotto italiano

C. Malatesta
2017

Abstract

Nel 1967 Roberto Leydi organizza al Piccolo Teatro di Milano e alla Biennale di Venezia uno spettacolo in forma di concerto di “musica e canzoni popolari dal medioevo ad oggi”. Interpreti sono il gruppo di folksinger Nuova Compagnia dei Rozzi (successivamente Gruppo dell’Almanacco Popolare) e il Gruppo veneziano di strumenti antichi del Conservatorio di Venezia. Pochi anni prima, le divergenze d’opinioni sul ruolo dello “specifico stilistico” che avevano causato la rottura con il Nuovo Canzoniere Italiano, spingono Leydi a intraprendere una nuova strada interpretativa, portata avanti dall’operato di Sandra Mantovani e Bruno Pianta, in cui, al preliminare “ricalco stilistico” si aggiunge una necessaria operazione di “ricalco critico”. Uno di questi mezzi, è la riscoperta di strumenti della tradizione popolare, strumenti che nelle precedenti esperienze di folk revival erano stati scalzati dalla presenza pervasiva della chitarra, e che trovano impiego nei dischi del Gruppo dell’Almanacco Popolare. Seppur citato dalla vasta letteratura sul folk revival, il suddetto spettacolo non è mai stato preso in considerazione ma a mio parere ricopre un ruolo fondamentale poiché determinante della misura in cui l’incontro con la musica antica abbia contribuito a creare un nuovo approccio anche al folk, nel senso di stimolare una nuova comunicatività. In questa esperienza, infatti, la musica di epoca medievale e rinascimentale, affidata non più alle voci anacronistiche del belcanto ma a quelle non educate dei folksinger, acquista non tanto una presunta “autenticità”, quanto una rinnovata capacità comunicativa ed espressiva. La reciproca contaminazione tra la musica folk che eredita il recupero di strumenti musicali dimenticati dalla musica antica e a quest’ultima offre un nuovo modello di vocalità tratto dalla prassi della musica di tradizione orale, elegge queste due esperienze campioni di modelli culturali “alternativi”. Attraverso la lettura di questo caso di studio ho intenzione di riflettere sui caratteri che accomunano esecuzione di musica di tradizione orale e musica antica, della loro portata sociale e politica nel decennio del “lungo Sessantotto italiano”, in quanto «forme di pensiero differente» [cit. Laura Alvini] e concordi nel ricollocare la nozione di “popolare” all’interno di una nuova concezione di cultura.
27-apr-2017
Early Music; folk music revival; etnomusicologia
Settore L-ART/07 - Musicologia e Storia della Musica
Settore L-ART/08 - Etnomusicologia
Università di Tor Vergata
Roberto Leydi e la Nuova Compagnia dei Rozzi : interazioni tra folk ed early music revival nel lungo Sessantotto italiano / C. Malatesta. ((Intervento presentato al 1. convegno Ymeic : Young Musicologists and Ethnomusicologists International Conference tenutosi a Roma nel 2017.
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