La diffusione del tabacco nel corso del XVII secolo rappresentò una grande novità per la popolazione della penisola italiana, introducendo non solo nuovi consumi ma anche nuove pratiche sociali. La rapida e massiccia estensione dell’uso della foglia americana attirò immediatamente l’attenzione dei governanti, alla continua ricerca di nuove fonti fiscali in grado di sostenere le crescenti spese belliche. Ben presto tutti gli stati della Penisola introdussero la privativa sul tabacco, motivando questa scelta con il fatto che non si trattasse di un prodotto necessario al vivere bensì di un genere voluttuario. L’imposizione della privativa e il conseguente aumento dei prezzi andarono immediatamente ad alimentare il contrabbando, i cui protagonisti furono in gran parte i ceti e le categorie privilegiate (clero, nobiltà e militari). La lotta avviata dalle autorità a tutela dei diritti di privativa – che comportò da un lato la definizione e l’erosione delle sacche di privilegio personale e territoriale e dall’altro il potenziamento degli strumenti di controllo del territorio (corpi armati, esercito, guardia di finanza…) – e l’organizzazione di un efficace sistema di distribuzione del prodotto costituiscono aspetti non secondari, ma mai debitamente considerati, del processo di state building. Questo studio si propone di fornire un ampio affresco di tali vicende a partire dalle prime testimonianze seicentesche riguardanti la diffusione del tabacco fino alla stagione napoleonica, allorché le autorità “italiane” seppero dare compiuta realizzazione a molti progetti abbozzati o avviati nel corso dei secoli precedenti.

Storia del tabacco nell’Italia moderna : secoli XVII-IX / S. Levati. - Roma : Viella, 2017. - ISBN 9788867288090. (I LIBRI DI VIELLA)

Storia del tabacco nell’Italia moderna : secoli XVII-IX

S. Levati
2017

Abstract

La diffusione del tabacco nel corso del XVII secolo rappresentò una grande novità per la popolazione della penisola italiana, introducendo non solo nuovi consumi ma anche nuove pratiche sociali. La rapida e massiccia estensione dell’uso della foglia americana attirò immediatamente l’attenzione dei governanti, alla continua ricerca di nuove fonti fiscali in grado di sostenere le crescenti spese belliche. Ben presto tutti gli stati della Penisola introdussero la privativa sul tabacco, motivando questa scelta con il fatto che non si trattasse di un prodotto necessario al vivere bensì di un genere voluttuario. L’imposizione della privativa e il conseguente aumento dei prezzi andarono immediatamente ad alimentare il contrabbando, i cui protagonisti furono in gran parte i ceti e le categorie privilegiate (clero, nobiltà e militari). La lotta avviata dalle autorità a tutela dei diritti di privativa – che comportò da un lato la definizione e l’erosione delle sacche di privilegio personale e territoriale e dall’altro il potenziamento degli strumenti di controllo del territorio (corpi armati, esercito, guardia di finanza…) – e l’organizzazione di un efficace sistema di distribuzione del prodotto costituiscono aspetti non secondari, ma mai debitamente considerati, del processo di state building. Questo studio si propone di fornire un ampio affresco di tali vicende a partire dalle prime testimonianze seicentesche riguardanti la diffusione del tabacco fino alla stagione napoleonica, allorché le autorità “italiane” seppero dare compiuta realizzazione a molti progetti abbozzati o avviati nel corso dei secoli precedenti.
2017
tabacco; antichi Stati Italiani; State Building; contrabbando
Settore M-STO/02 - Storia Moderna
Storia del tabacco nell’Italia moderna : secoli XVII-IX / S. Levati. - Roma : Viella, 2017. - ISBN 9788867288090. (I LIBRI DI VIELLA)
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