La biografia imprenditoriale di Lorenzo Bonaldi (1915-2001) costituisce un risultato molto significativo per la storia d'impresa sia per la ricchezza “esistenziale” del personaggio che per l’originalità storiografica del principale settore economico di riferimento, vale a dire la vendita di autoveicoli. In effetti, a dispetto di una centralità economica e sociale assoluta soprattutto a partire dagli anni del cosiddetto miracolo economico, sono pochissimi i lavori di storia sulle imprese e imprenditori di questo settore, forse anche a causa della non comune longevità di iniziative simili. Eppure nel 1990 l’Italia diventa il primo paese europeo per densità di veicoli circolanti, a seguito di una crescita che dal 1975 non aveva conosciuto soste , e nella quale Bonaldi si era saputo inserire perfettamente fin dai suoi inizi, anticipandone tempi, cambiamenti e sviluppi. Se una cifra emerge dal suo lungo e poliedrico percorso imprenditoriale è, infatti, proprio quella dell’essere sempre stato «oltre il domani», come appare dal primo capitolo, che costituisce l’ossatura del volume e che traccia, grazie al dialogo tra fonti documentarie e testimonianze orali, la vicenda umana di Lorenzo, dai difficili inizi, partendo da Serina, a cavallo della Seconda guerra mondiale fino al successo nella Bergamo del secondo Novecento. Dalle moto allargherà la sua attività di vendita e assistenza alle automobili proprio quando le quattroruote inizieranno a sopravanzare le due, e sempre al momento giusto rinuncerà alla Bmw per diventare unico concessionario del Gruppo Volkswagen e di tutti i suoi marchi, incassandone il fantastico abbrivio successivo. Allo stesso modo costruirà la nuova sede, disegnata dal giovane Sergio Invernizzi, quasi in aperta campagna prevedendo lo sviluppo infrastrutturale della città. Con ferrea determinazione integrerà e difenderà la filiera dell’assistenza, e seguirà svariate diversificazioni all’interno del settore auto, puntando sempre sul reinvestimento. Anche nel settore agricolo, verso cui lo avevano sospinto, negli anni Cinquanta, la memoria del mondo contadino e delle sue origini serinesi, anticipò di una dozzina d’anni quella tendenza (nazionale e un po’ bucolica) all’acquisto di aziende vitivinicole da parte di imprenditori per lo più estranei al settore primario intenzionati a gestirle in economia. Come ben ricostruisce il secondo capitolo, Bonaldi infatti, dopo essersi disfatto di un podere colonico ubicato a Telgate nell’alta pianura bergamasca, comprò nel 1966 una proprietà a Petosino, in una zona collinare un po’ defilata a nord del capoluogo, costituendovi l’azienda Cascina del Bosco grazie alla quale, tra i primi, dette avvio alla produzione di vini bergamaschi di qualità. La strategia aziendale consistette nel modernizzare i processi produttivi a trecentosessanta gradi, coniugando sapientemente tecniche precedenti con la ricerca dell’innovazione. Tanto nel core business come nell’attività agricola, le ragioni del successo di Lorenzo Bonaldi si possono quindi ricondurre alla sua innata tensione tra un limite da abbattere e un altro obiettivo da raggiungere. Determinazione organizzativa, diversificazione e investimenti costituivano poi i cardini della sua struttura imprenditoriale. La sua religione del lavoro, fatta di pragmatismo e di responsabilità verso l’azienda e i dipendenti, si completava infine con il profondo senso di appartenenza alla comunità e al territorio. Per lui, le energie spese al servizio del tessuto sociale erano un modo intimo e sincero di compensare quanto aveva avuto negli anni d’oro, dopo i durissimi inizi che gli avevano fatto bypassare la spensieratezza giovanile. Il suo impegno negli incarichi ricoperti e portati avanti per la socialità riequilibravano, nel suo umanesimo popolare, la partita doppia di un’esistenza all’insegna di una dedizione disinteressata, tipica di quella generazione di bergamaschi usciti dall’immane tragedia della guerra. Il terzo capitolo ci restituisce, così, l’impegno di Bonaldi a servizio della comunità, soffermandosi in particolare sulla gestione, in qualità di presidente, dell’Alpe, la squadra di pallacanestro che proprio in quella stagione visse un momento di gloria e alla quale l’imprenditore si era affezionato profondamente. Ma anche in questo caso, è sempre l’uomo d’azienda che possiamo vedere in azione con il suo gusto di fare e costruire qualcosa di utile a favore della comunità (e dell’orgoglio) locale. Anche la passione per la caccia, che gli derivava dall’essere nato in una zona di mezza montagna, rispondeva in parte alla sfera del coinvolgimento sociale. In questo scenario, l’arte, come si legge nel quarto capitolo, fu per Lorenzo e la moglie Carla Co-mana, «un amore a prima vista», una sorta di fattore rasserenante nelle inevitabili tensioni lavorative ed esistenziali. Un interesse che si ricollega idealmente, pur con riferimenti sociali e simbolici differenti, a quello che mosse gli imprenditori lombardi dell’Ottocento , e che dette vita per i Bonaldi ad una linea di ricerca precisa, abbracciando l’arco di un’intera vita e realizzando una raccolta ricchissima. L’irrinunciabile piacere di poter parlare direttamente con gli artisti, oltre che il fatto di poterne ricavare la comprovata autenticità dei dipinti, li spinse poi a concentrarsi sugli artisti attivi a Bergamo e dintorni, seguendone l’evoluzione ed entrando con molti di loro in rapporti amicali. Non si possono, però, cogliere fino in fondo i tratti e le dinamiche della biografia di Lorenzo Bo-naldi senza considerare lo straordinario sodalizio con sua moglie, Carla Comana, compagna di una vita e madre impareggiabile, ma al tempo stesso completamento perfetto della sua personalità imprenditoriale. La solidità amministrativa di Carla ha permesso al consorte di concentrarsi nell’azione di sviluppo senza disperdersi nella gestione ordinaria, mentre la finezza psicologica del suo ruolo di moglie e madre ha saputo combinare al meglio le risorse della famiglia. Di fatto, la lunga traiettoria di Lorenzo Bonaldi, partito dal nulla e fattosi da solo, si iscrive a pieno titolo nel modello storico dell’imprenditorialità bergamasca, che si definisce per una dimensione an-tropologica fatta di volontà di riuscire, talento individuale, legame con il territorio e centralità del capitale umano.

«Essere già oltre il domani» : la biografia imprenditoriale di Lorenzo Bonaldi tra automobili, agricoltura e arte (1915-2001) / [a cura di] G. De Luca. - Bergamo : Fondazione per la storia economica e sociale di Bergamo, 2017. - ISBN 978-88-86797-17-7. (I PROTAGONISTI)

«Essere già oltre il domani» : la biografia imprenditoriale di Lorenzo Bonaldi tra automobili, agricoltura e arte (1915-2001)

G. De Luca
Primo
2017

Abstract

La biografia imprenditoriale di Lorenzo Bonaldi (1915-2001) costituisce un risultato molto significativo per la storia d'impresa sia per la ricchezza “esistenziale” del personaggio che per l’originalità storiografica del principale settore economico di riferimento, vale a dire la vendita di autoveicoli. In effetti, a dispetto di una centralità economica e sociale assoluta soprattutto a partire dagli anni del cosiddetto miracolo economico, sono pochissimi i lavori di storia sulle imprese e imprenditori di questo settore, forse anche a causa della non comune longevità di iniziative simili. Eppure nel 1990 l’Italia diventa il primo paese europeo per densità di veicoli circolanti, a seguito di una crescita che dal 1975 non aveva conosciuto soste , e nella quale Bonaldi si era saputo inserire perfettamente fin dai suoi inizi, anticipandone tempi, cambiamenti e sviluppi. Se una cifra emerge dal suo lungo e poliedrico percorso imprenditoriale è, infatti, proprio quella dell’essere sempre stato «oltre il domani», come appare dal primo capitolo, che costituisce l’ossatura del volume e che traccia, grazie al dialogo tra fonti documentarie e testimonianze orali, la vicenda umana di Lorenzo, dai difficili inizi, partendo da Serina, a cavallo della Seconda guerra mondiale fino al successo nella Bergamo del secondo Novecento. Dalle moto allargherà la sua attività di vendita e assistenza alle automobili proprio quando le quattroruote inizieranno a sopravanzare le due, e sempre al momento giusto rinuncerà alla Bmw per diventare unico concessionario del Gruppo Volkswagen e di tutti i suoi marchi, incassandone il fantastico abbrivio successivo. Allo stesso modo costruirà la nuova sede, disegnata dal giovane Sergio Invernizzi, quasi in aperta campagna prevedendo lo sviluppo infrastrutturale della città. Con ferrea determinazione integrerà e difenderà la filiera dell’assistenza, e seguirà svariate diversificazioni all’interno del settore auto, puntando sempre sul reinvestimento. Anche nel settore agricolo, verso cui lo avevano sospinto, negli anni Cinquanta, la memoria del mondo contadino e delle sue origini serinesi, anticipò di una dozzina d’anni quella tendenza (nazionale e un po’ bucolica) all’acquisto di aziende vitivinicole da parte di imprenditori per lo più estranei al settore primario intenzionati a gestirle in economia. Come ben ricostruisce il secondo capitolo, Bonaldi infatti, dopo essersi disfatto di un podere colonico ubicato a Telgate nell’alta pianura bergamasca, comprò nel 1966 una proprietà a Petosino, in una zona collinare un po’ defilata a nord del capoluogo, costituendovi l’azienda Cascina del Bosco grazie alla quale, tra i primi, dette avvio alla produzione di vini bergamaschi di qualità. La strategia aziendale consistette nel modernizzare i processi produttivi a trecentosessanta gradi, coniugando sapientemente tecniche precedenti con la ricerca dell’innovazione. Tanto nel core business come nell’attività agricola, le ragioni del successo di Lorenzo Bonaldi si possono quindi ricondurre alla sua innata tensione tra un limite da abbattere e un altro obiettivo da raggiungere. Determinazione organizzativa, diversificazione e investimenti costituivano poi i cardini della sua struttura imprenditoriale. La sua religione del lavoro, fatta di pragmatismo e di responsabilità verso l’azienda e i dipendenti, si completava infine con il profondo senso di appartenenza alla comunità e al territorio. Per lui, le energie spese al servizio del tessuto sociale erano un modo intimo e sincero di compensare quanto aveva avuto negli anni d’oro, dopo i durissimi inizi che gli avevano fatto bypassare la spensieratezza giovanile. Il suo impegno negli incarichi ricoperti e portati avanti per la socialità riequilibravano, nel suo umanesimo popolare, la partita doppia di un’esistenza all’insegna di una dedizione disinteressata, tipica di quella generazione di bergamaschi usciti dall’immane tragedia della guerra. Il terzo capitolo ci restituisce, così, l’impegno di Bonaldi a servizio della comunità, soffermandosi in particolare sulla gestione, in qualità di presidente, dell’Alpe, la squadra di pallacanestro che proprio in quella stagione visse un momento di gloria e alla quale l’imprenditore si era affezionato profondamente. Ma anche in questo caso, è sempre l’uomo d’azienda che possiamo vedere in azione con il suo gusto di fare e costruire qualcosa di utile a favore della comunità (e dell’orgoglio) locale. Anche la passione per la caccia, che gli derivava dall’essere nato in una zona di mezza montagna, rispondeva in parte alla sfera del coinvolgimento sociale. In questo scenario, l’arte, come si legge nel quarto capitolo, fu per Lorenzo e la moglie Carla Co-mana, «un amore a prima vista», una sorta di fattore rasserenante nelle inevitabili tensioni lavorative ed esistenziali. Un interesse che si ricollega idealmente, pur con riferimenti sociali e simbolici differenti, a quello che mosse gli imprenditori lombardi dell’Ottocento , e che dette vita per i Bonaldi ad una linea di ricerca precisa, abbracciando l’arco di un’intera vita e realizzando una raccolta ricchissima. L’irrinunciabile piacere di poter parlare direttamente con gli artisti, oltre che il fatto di poterne ricavare la comprovata autenticità dei dipinti, li spinse poi a concentrarsi sugli artisti attivi a Bergamo e dintorni, seguendone l’evoluzione ed entrando con molti di loro in rapporti amicali. Non si possono, però, cogliere fino in fondo i tratti e le dinamiche della biografia di Lorenzo Bo-naldi senza considerare lo straordinario sodalizio con sua moglie, Carla Comana, compagna di una vita e madre impareggiabile, ma al tempo stesso completamento perfetto della sua personalità imprenditoriale. La solidità amministrativa di Carla ha permesso al consorte di concentrarsi nell’azione di sviluppo senza disperdersi nella gestione ordinaria, mentre la finezza psicologica del suo ruolo di moglie e madre ha saputo combinare al meglio le risorse della famiglia. Di fatto, la lunga traiettoria di Lorenzo Bonaldi, partito dal nulla e fattosi da solo, si iscrive a pieno titolo nel modello storico dell’imprenditorialità bergamasca, che si definisce per una dimensione an-tropologica fatta di volontà di riuscire, talento individuale, legame con il territorio e centralità del capitale umano.
2017
storia imprenditoriale; Bergamo; Lorenzo Bonaldi (1915-2001); vendita auto; collezionismo
Settore SECS-P/12 - Storia Economica
«Essere già oltre il domani» : la biografia imprenditoriale di Lorenzo Bonaldi tra automobili, agricoltura e arte (1915-2001) / [a cura di] G. De Luca. - Bergamo : Fondazione per la storia economica e sociale di Bergamo, 2017. - ISBN 978-88-86797-17-7. (I PROTAGONISTI)
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