Con il contributo l’Autrice commenta la pronuncia delle S.U. n. 28875 del 2008 relativa alla questione se il principio della perpetuatio iudirisdictionis possa applicarsi in caso di affidamento etero-familiare (di cui alla L. 4 maggio 1983, n. 184) e la competenza a provvedere sulla situazione di un minore temporaneamente affidato ad altra famiglia possa rimanere in capo al giudice del luogo ove si trovava il minore al momento della disposizione dell’affidamento. La sentenza risponde negativamente a tale quesito e l’Autrice aderisce alla decisione in commento sulla base del ragionamento per cui ci sono casi in cui la perpetuatio iurisdictionis finirebbe per comprimere il valore superiore della tutela dell’interesse del minore alla vicinanza con il giudice, così come alla vicinanza tra il giudice e i servizi sociali deputati a monitorare l’affido. Viene, invece, criticata la motivazione che giunge a tale risultato individuando in un’unica situazione di affido la sussistenza di più autonomi procedimenti camerali perché pare, invece che ogni ulteriore provvedimento si innesti su una valutazione di continuità della situazione di difficoltà del minore che pare inserirsi in un unico procedimento unitario.

Procedimento di affidamento etero-familiare e perpetuatio iurisdictionis / L. Salvaneschi. - In: FAMIGLIA E DIRITTO. - ISSN 1591-7703. - 7(2009), pp. 709-712.

Procedimento di affidamento etero-familiare e perpetuatio iurisdictionis

L. Salvaneschi
2009

Abstract

Con il contributo l’Autrice commenta la pronuncia delle S.U. n. 28875 del 2008 relativa alla questione se il principio della perpetuatio iudirisdictionis possa applicarsi in caso di affidamento etero-familiare (di cui alla L. 4 maggio 1983, n. 184) e la competenza a provvedere sulla situazione di un minore temporaneamente affidato ad altra famiglia possa rimanere in capo al giudice del luogo ove si trovava il minore al momento della disposizione dell’affidamento. La sentenza risponde negativamente a tale quesito e l’Autrice aderisce alla decisione in commento sulla base del ragionamento per cui ci sono casi in cui la perpetuatio iurisdictionis finirebbe per comprimere il valore superiore della tutela dell’interesse del minore alla vicinanza con il giudice, così come alla vicinanza tra il giudice e i servizi sociali deputati a monitorare l’affido. Viene, invece, criticata la motivazione che giunge a tale risultato individuando in un’unica situazione di affido la sussistenza di più autonomi procedimenti camerali perché pare, invece che ogni ulteriore provvedimento si innesti su una valutazione di continuità della situazione di difficoltà del minore che pare inserirsi in un unico procedimento unitario.
affidamento etero-familiare; perpetuatio iurisdictionis; giudice naturale; interesse del minore
Settore IUS/15 - Diritto Processuale Civile
2009
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