In questo capitolo, dopo aver descritto brevemente le dinamiche relative alla dicotomia Stato-mercato nella produzione di beni pubblici e che, nei Paesi a tradizione liberal-democratica, hanno portato alla nascita del Welfare State, si analizza in chiave storica il processo di costruzione del sistema di Welfare State italiano. Esso ha assunto caratteri denominati particolaristico-clientelari costituiti da un ruolo decisivo non solo della peculiare strutturazione storica della società civile italiana, ma anche dall’assetto politico-istituzionale, il quale ha influenzato decisamente le modalità del processo di policy making. Conseguenti a ciò sono gli interventi di politica sociale, spesso caratterizzati dall’assenza di programmazione e selezione degli obiettivi di lungo periodo che li hanno contraddistinti. Inoltre, abbiamo assistito al carattere di “incrementalismo sconnesso” dello sviluppo del welfare nazionale. Ne deriva abbastanza chiaramente la fisionomia peculiare del processo decisionale nel determinare le caratteristiche delle politiche pubbliche relative a tutti i settori di welfare. Infine, nell’ultimo paragrafo, alla luce dei mutamenti in atto tra domanda e offerta di beni e servizi in una società sempre più globalizzata, si cercherà di comprendere quali sono e come emergono le nuove sfide alla cittadinanza (sociale), soprattutto in un contesto economico-sociale completamente nuovo rispetto al passato e che impone una revisione degli strumenti allocativi e distributivi di risorse scarse. Le diverse istituzioni democratiche, a tutti i livelli, si devono confrontare con un cambiamento delle modalità attraverso cui si definiscono le politiche sociali. Ciò comporta una ridefinizione della cittadinanza in senso eterogeneo e selettivo; da universali, le richieste di beni e servizi si fanno più particolareggiate e, come vedremo, le risposte omogenee e standardizzate cedono il passo a servizi pubblici e privati specifici che forniscono beni collettivi maggiormente differenziati. Di fronte alla crisi dei sistemi universalistici di welfare, emerge la cosiddetta welfare society o welfare community: si tratta di affidare direttamente alle imprese, a soggetti intermedi (associazioni, fondazioni), a enti territoriali sub-nazionali il soddisfacimento dei diritti sociali in funzione di una maggior flessibilità e adeguamento di tali soggetti nell’interpretare le esigenze, non più standardizzate, dei dipendenti o dei cittadini. Viene così introdotto il concetto di “welfare pluralism” per enfatizzare la pluralità e la potenzialità dei sistemi di welfare non statali, oltre che i limiti e le condizioni del welfare state tradizionale.

Welfare italiano tra mancato universalismo e accentuato particolarismo : quale via d’uscita? / N. Pasini - In: Welfare responsabile / [a cura di] V. Cesareo. - Prima edizione. - Milano : Vita e Pensiero, 2017 Apr. - ISBN 9788834333259. - pp. 141-178

Welfare italiano tra mancato universalismo e accentuato particolarismo : quale via d’uscita?

N. Pasini
2017

Abstract

In questo capitolo, dopo aver descritto brevemente le dinamiche relative alla dicotomia Stato-mercato nella produzione di beni pubblici e che, nei Paesi a tradizione liberal-democratica, hanno portato alla nascita del Welfare State, si analizza in chiave storica il processo di costruzione del sistema di Welfare State italiano. Esso ha assunto caratteri denominati particolaristico-clientelari costituiti da un ruolo decisivo non solo della peculiare strutturazione storica della società civile italiana, ma anche dall’assetto politico-istituzionale, il quale ha influenzato decisamente le modalità del processo di policy making. Conseguenti a ciò sono gli interventi di politica sociale, spesso caratterizzati dall’assenza di programmazione e selezione degli obiettivi di lungo periodo che li hanno contraddistinti. Inoltre, abbiamo assistito al carattere di “incrementalismo sconnesso” dello sviluppo del welfare nazionale. Ne deriva abbastanza chiaramente la fisionomia peculiare del processo decisionale nel determinare le caratteristiche delle politiche pubbliche relative a tutti i settori di welfare. Infine, nell’ultimo paragrafo, alla luce dei mutamenti in atto tra domanda e offerta di beni e servizi in una società sempre più globalizzata, si cercherà di comprendere quali sono e come emergono le nuove sfide alla cittadinanza (sociale), soprattutto in un contesto economico-sociale completamente nuovo rispetto al passato e che impone una revisione degli strumenti allocativi e distributivi di risorse scarse. Le diverse istituzioni democratiche, a tutti i livelli, si devono confrontare con un cambiamento delle modalità attraverso cui si definiscono le politiche sociali. Ciò comporta una ridefinizione della cittadinanza in senso eterogeneo e selettivo; da universali, le richieste di beni e servizi si fanno più particolareggiate e, come vedremo, le risposte omogenee e standardizzate cedono il passo a servizi pubblici e privati specifici che forniscono beni collettivi maggiormente differenziati. Di fronte alla crisi dei sistemi universalistici di welfare, emerge la cosiddetta welfare society o welfare community: si tratta di affidare direttamente alle imprese, a soggetti intermedi (associazioni, fondazioni), a enti territoriali sub-nazionali il soddisfacimento dei diritti sociali in funzione di una maggior flessibilità e adeguamento di tali soggetti nell’interpretare le esigenze, non più standardizzate, dei dipendenti o dei cittadini. Viene così introdotto il concetto di “welfare pluralism” per enfatizzare la pluralità e la potenzialità dei sistemi di welfare non statali, oltre che i limiti e le condizioni del welfare state tradizionale.
welfare; stato; mercato; servizi pubblici; beni pubblici; cittadinanza; universalismo; particolarismo; clientelismo; Italia; partiti; individualismo; logica collettiva; pubblico; privato; welfare pluralism; welfare society; welfare community
Settore SPS/04 - Scienza Politica
apr-2017
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