Crollato il mito dell''Impero, esauritasi, sia pure lentamente, la concezione della Respublica Christiana, verso la fine del Seicento la società europea attraversa un periodo di transizione e di squilibrio - quando non di vera e propria crisi ampiamente avvertita - caratterizzato da molteplici fattori: 1. l’ampliamento dello spazio geografico con il reinserimento dell''Europa danubiana (1683-1739) da un lato e con la comparsa - nel 1709 - della Russia sulla scena europea (ancora al suono del cannone) dall''altro. Tali eventi comportarono la necessità di una accettazione e comprensione del fenomeno e di una spettacolare riorganizzazione, come ha sottolineato L. Bély - che ha segnato il passaggio «dalla piccola Europa alla grande Europa»; 2. il definitivo consolidamento del processo di atlantizzazione, con spostamento irreversibile del suo baricentro; 3. l’ampliamento su basi mondiali del quadro dei conflitti, attuatosi durante la guerra di Successione spagnola e sancito dai suoi esiti, recepiti ufficialmente nei relativi trattati di pace per quanto concerne i contenuti di carattere coloniale; 4. l’allargamento dell''oggetto, dei contenuti delle relazioni internazionali.(a causa del sempre crescente peso assunto dagli interessi commerciali e marittimi degli Stati) che ne complicarono la natura e ne condizionarono sempre di più direttive e sviluppi; 5. l’affermazione e il consolidamento del ruolo delle potenze marittime e le loro rivendicazioni in difesa delle "libertà dell''Europa"; 6. l’evoluzione dalla "guerra totale" alla "guerra controllata", a partire dalla metà del Seicento, con una tendenza lenta ma decisiva verso la istituzionalizzazione dei conflitti e la canalizzazione della violenza; 7. la codificazione della politica dell''equilibrio con il trattato di Utrecht (1713): «ad firmandam stabilendamque pacem ac tranquillitatem christiani orbis, justo potentiae equilibrio». Modificando sostanzialmente il quadro delle conoscenze e delle concezioni tradizionali su ciò che fino ad allora si era stati soliti chiamare Europa, questa serie di cambiamenti determinò una iniziale situazione di difficoltà e di disorientamento che diede il via a un duplice processo - di riflessione teorica e di progettazione politica - sviluppatosi lungo tutto il secolo in un singolare, inscindibile intreccio problematico e, talvolta, polemico di straordinario interesse - per la ricchezza di implicazioni e di spunti in esso contenuti - dal quale non si può prescindere allorché si affronta l''esame delle concezioni dell''Europa politica nel secolo XVIII. Ne conseguì, infatti, in primo luogo l''esigenza di trovare elementi di identificazione nuovi o, comunque, in gran parte diversi rispetto a quelli dei secoli precedenti: occorreva individuare quegli elementi di coesione (non sempre chiaramente visibili, ancorché generalmente avvertiti) che potevano fornire una valida chiave di comprensione del fenomeno Europa nel nuovo contesto delineatosi.

La costruzione della pace e di una società internazionale nell'Europa moderna fra jus gentium e cosmopolitismo (secoli 17.-18.) / S.M. Pizzetti - In: Con la ragione e col cuore : studi dedicati a Carlo Capra / [a cura di] S. Levati, M. Meriggi. - Milano : FrancoAngeli, 2008. - ISBN 9788856802238. - pp. 209-241

La costruzione della pace e di una società internazionale nell'Europa moderna fra jus gentium e cosmopolitismo (secoli 17.-18.)

S.M. Pizzetti
Primo
2008

Abstract

Crollato il mito dell''Impero, esauritasi, sia pure lentamente, la concezione della Respublica Christiana, verso la fine del Seicento la società europea attraversa un periodo di transizione e di squilibrio - quando non di vera e propria crisi ampiamente avvertita - caratterizzato da molteplici fattori: 1. l’ampliamento dello spazio geografico con il reinserimento dell''Europa danubiana (1683-1739) da un lato e con la comparsa - nel 1709 - della Russia sulla scena europea (ancora al suono del cannone) dall''altro. Tali eventi comportarono la necessità di una accettazione e comprensione del fenomeno e di una spettacolare riorganizzazione, come ha sottolineato L. Bély - che ha segnato il passaggio «dalla piccola Europa alla grande Europa»; 2. il definitivo consolidamento del processo di atlantizzazione, con spostamento irreversibile del suo baricentro; 3. l’ampliamento su basi mondiali del quadro dei conflitti, attuatosi durante la guerra di Successione spagnola e sancito dai suoi esiti, recepiti ufficialmente nei relativi trattati di pace per quanto concerne i contenuti di carattere coloniale; 4. l’allargamento dell''oggetto, dei contenuti delle relazioni internazionali.(a causa del sempre crescente peso assunto dagli interessi commerciali e marittimi degli Stati) che ne complicarono la natura e ne condizionarono sempre di più direttive e sviluppi; 5. l’affermazione e il consolidamento del ruolo delle potenze marittime e le loro rivendicazioni in difesa delle "libertà dell''Europa"; 6. l’evoluzione dalla "guerra totale" alla "guerra controllata", a partire dalla metà del Seicento, con una tendenza lenta ma decisiva verso la istituzionalizzazione dei conflitti e la canalizzazione della violenza; 7. la codificazione della politica dell''equilibrio con il trattato di Utrecht (1713): «ad firmandam stabilendamque pacem ac tranquillitatem christiani orbis, justo potentiae equilibrio». Modificando sostanzialmente il quadro delle conoscenze e delle concezioni tradizionali su ciò che fino ad allora si era stati soliti chiamare Europa, questa serie di cambiamenti determinò una iniziale situazione di difficoltà e di disorientamento che diede il via a un duplice processo - di riflessione teorica e di progettazione politica - sviluppatosi lungo tutto il secolo in un singolare, inscindibile intreccio problematico e, talvolta, polemico di straordinario interesse - per la ricchezza di implicazioni e di spunti in esso contenuti - dal quale non si può prescindere allorché si affronta l''esame delle concezioni dell''Europa politica nel secolo XVIII. Ne conseguì, infatti, in primo luogo l''esigenza di trovare elementi di identificazione nuovi o, comunque, in gran parte diversi rispetto a quelli dei secoli precedenti: occorreva individuare quegli elementi di coesione (non sempre chiaramente visibili, ancorché generalmente avvertiti) che potevano fornire una valida chiave di comprensione del fenomeno Europa nel nuovo contesto delineatosi.
società internazionale ; cosmopolitismo ; giusnaturalismo ; modernità ; pace
Settore M-STO/02 - Storia Moderna
2008
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