Introdotto da Lewis Kornhauser e Lawrence Sager nel 1986 e nel 1993, il paradosso dottrinale è entrato ormai a far parte del dibattito filosofico-politico recente. Nonostante sia stato isolato in ambito giudiziale, la sua rilevanza per le teoria deliberativa della democrazia è stata rivendicata da Philip Pettit, che in un articolo del 2001 lo riformula in termini pratici e di analisi della democrazia. Il neo-battezzato dilemma discorsivo si propone quindi come un'alternativa esclusiva tra due forme equivalenti di aggregazione dei giudizi individuali. Supponendo una combinazione di due o più premesse con una conclusione logica, è possibile richiedere ad un'ipotetica assemblea democratica di esprimere il proprio voto sulle premesse o sulla conclusione. L'esito paradossale si realizza quando la conclusione logicamente dedotta dal voto sulle premesse contraddice quella direttamente votata dall'assemblea. Secondo Pettit si tratta, però, di un paradosso solo apparente, perché il vero dilemma consiste piuttosto nel decidere su quale base aggregare i giudizi individuali, se sulle premesse o sulla conclusione. Nel primo caso si ottiene la conclusione logicamente coerente con la decisione della maggioranza sulle premesse; nel secondo si rispetta il voto preso a maggioranza direttamente sulla conclusione. Il favore di Pettit va al primo corno del dilemma: prediligere la coerenza a discapito della democraticità della decisione collettiva preserva, infatti, la possibilità di dare ragioni coerenti per la decisione collettivamente presa. Quest'aspetto è a sua volta considerato essenziale per una teoria deliberativa della democrazia, che notoriamente viene definita dalla pratica dello scambio pubblico di ragioni e dalla giustificazione (e “giustificabilità”) razionale delle decisioni prese collettivamente. A tale secca alternativa tra coerenza e democraticità si oppone nel suo ultimo libro Valeria Ottonelli, che più precisamente contesta il legame delineato da Pettit tra deliberazione e coerenza: non solo la seconda non è condizione necessaria della prima, ma anzi non può nemmeno esserne il prodotto. La neutralizzazione del dilemma dottrinale, secondo Ottonelli, passa allora per la negazione del ruolo della coerenza nella deliberazione collettiva. Lo scopo di questo articolo è di mettere in discussione la soluzione di Ottonelli, contestandone in particolare la critica al ruolo della coerenza. In primo luogo, dopo una breve contestualizzazione della posizione di Pettit, prenderò in esame le critiche ad essa poste prima da Kornhauser e Sager e poi da Ottonelli stessa. In secondo luogo, analizzerò la distinzione fatta da entrambi tra coerenza (o integrità) diacronica e coerenza sincronica. Infine, vorrei proporre una tesi alternativa contro la soluzione di Pettit al dilemma discorsivo, che non passa da una svalutazione della coerenza, ma si basa piuttosto sull'impossibilità pratica di raggiungere un accordo unanime sulla struttura logica del dilemma stesso.
Dilemma discorsivo : deliberazione democratica o coerente? / C. Destri. ((Intervento presentato al convegno Ragionamento Collettivo e Modelli di Democrazia tenutosi a Torino nel 2013.
Dilemma discorsivo : deliberazione democratica o coerente?
C. Destri
2013
Abstract
Introdotto da Lewis Kornhauser e Lawrence Sager nel 1986 e nel 1993, il paradosso dottrinale è entrato ormai a far parte del dibattito filosofico-politico recente. Nonostante sia stato isolato in ambito giudiziale, la sua rilevanza per le teoria deliberativa della democrazia è stata rivendicata da Philip Pettit, che in un articolo del 2001 lo riformula in termini pratici e di analisi della democrazia. Il neo-battezzato dilemma discorsivo si propone quindi come un'alternativa esclusiva tra due forme equivalenti di aggregazione dei giudizi individuali. Supponendo una combinazione di due o più premesse con una conclusione logica, è possibile richiedere ad un'ipotetica assemblea democratica di esprimere il proprio voto sulle premesse o sulla conclusione. L'esito paradossale si realizza quando la conclusione logicamente dedotta dal voto sulle premesse contraddice quella direttamente votata dall'assemblea. Secondo Pettit si tratta, però, di un paradosso solo apparente, perché il vero dilemma consiste piuttosto nel decidere su quale base aggregare i giudizi individuali, se sulle premesse o sulla conclusione. Nel primo caso si ottiene la conclusione logicamente coerente con la decisione della maggioranza sulle premesse; nel secondo si rispetta il voto preso a maggioranza direttamente sulla conclusione. Il favore di Pettit va al primo corno del dilemma: prediligere la coerenza a discapito della democraticità della decisione collettiva preserva, infatti, la possibilità di dare ragioni coerenti per la decisione collettivamente presa. Quest'aspetto è a sua volta considerato essenziale per una teoria deliberativa della democrazia, che notoriamente viene definita dalla pratica dello scambio pubblico di ragioni e dalla giustificazione (e “giustificabilità”) razionale delle decisioni prese collettivamente. A tale secca alternativa tra coerenza e democraticità si oppone nel suo ultimo libro Valeria Ottonelli, che più precisamente contesta il legame delineato da Pettit tra deliberazione e coerenza: non solo la seconda non è condizione necessaria della prima, ma anzi non può nemmeno esserne il prodotto. La neutralizzazione del dilemma dottrinale, secondo Ottonelli, passa allora per la negazione del ruolo della coerenza nella deliberazione collettiva. Lo scopo di questo articolo è di mettere in discussione la soluzione di Ottonelli, contestandone in particolare la critica al ruolo della coerenza. In primo luogo, dopo una breve contestualizzazione della posizione di Pettit, prenderò in esame le critiche ad essa poste prima da Kornhauser e Sager e poi da Ottonelli stessa. In secondo luogo, analizzerò la distinzione fatta da entrambi tra coerenza (o integrità) diacronica e coerenza sincronica. Infine, vorrei proporre una tesi alternativa contro la soluzione di Pettit al dilemma discorsivo, che non passa da una svalutazione della coerenza, ma si basa piuttosto sull'impossibilità pratica di raggiungere un accordo unanime sulla struttura logica del dilemma stesso.File | Dimensione | Formato | |
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