“Sai, la curiosità non finisce che con la vita. Lo spettacolo della vita è enorme, e ognuno porta su di sé dei segni accumulati.” La freccia nel fianco, realizzato da Lattuada negli anni che vanno dal 1943 al 1945, fa parte di quella schiera di film della cinematografia italiana racchiuso sotto il titolo di cinema dei calligrafici. Realizzato con l’apporto alla sceneggiatura di personaggi del calibro di Zavattini, Flaiano e Moravia, il film naviga su continui rimandi ad un realismo acerbo e un mondo onirico dove il vivere aristocratico del dodicenne Brunello Traldi e della diciottenne Nicoletta Dossena, legati da un’amicizia intensa, si scontrerà con la vita vera e le sue mille strade. Proprio una maschera è il tassello della scena centrale e di passaggio tra un mondo (ingenuo, dolce, sensibile) e l’altro (maturo, decadente, disperato), dove nel teatro della villa uno dei personaggi si interroga, e ci interroga, sulla finzione e la realtà, sulla vita e sulla morte. Questo momento topico, oltre a rappresentare una svolta nella storia, è anche annullamento e limbo momentaneo in cui si percepisce maggiormente il significato morale e intellettuale che va oltre il mero personaggio. La maschera è lì a richiamare questi dubbi e queste incertezze e a differenziare e allontanare il personaggio, mettendo di fronte a noi quelle incertezze e quei dubbi.
La maschera come presagio : la freccia nel fianco di Alberto Lattuada / M. Seregni. - In: FATA MORGANA. - ISSN 1970-5786. - 8:22(2014 Apr), pp. 175-179.
La maschera come presagio : la freccia nel fianco di Alberto Lattuada
M. Seregni
2014
Abstract
“Sai, la curiosità non finisce che con la vita. Lo spettacolo della vita è enorme, e ognuno porta su di sé dei segni accumulati.” La freccia nel fianco, realizzato da Lattuada negli anni che vanno dal 1943 al 1945, fa parte di quella schiera di film della cinematografia italiana racchiuso sotto il titolo di cinema dei calligrafici. Realizzato con l’apporto alla sceneggiatura di personaggi del calibro di Zavattini, Flaiano e Moravia, il film naviga su continui rimandi ad un realismo acerbo e un mondo onirico dove il vivere aristocratico del dodicenne Brunello Traldi e della diciottenne Nicoletta Dossena, legati da un’amicizia intensa, si scontrerà con la vita vera e le sue mille strade. Proprio una maschera è il tassello della scena centrale e di passaggio tra un mondo (ingenuo, dolce, sensibile) e l’altro (maturo, decadente, disperato), dove nel teatro della villa uno dei personaggi si interroga, e ci interroga, sulla finzione e la realtà, sulla vita e sulla morte. Questo momento topico, oltre a rappresentare una svolta nella storia, è anche annullamento e limbo momentaneo in cui si percepisce maggiormente il significato morale e intellettuale che va oltre il mero personaggio. La maschera è lì a richiamare questi dubbi e queste incertezze e a differenziare e allontanare il personaggio, mettendo di fronte a noi quelle incertezze e quei dubbi.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
SEREGNI.pdf
accesso riservato
Descrizione: Essay
Tipologia:
Publisher's version/PDF
Dimensione
354.22 kB
Formato
Adobe PDF
|
354.22 kB | Adobe PDF | Visualizza/Apri Richiedi una copia |
Pubblicazioni consigliate
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.