Nell'intervento sono state discusse fonti letterarie, specialmente storiografiche e retoriche o a matrice retorica, e giuridiche che consentono di evidenziare una forte attenzione per la personalità dell'autore del reato nella repressione criminale a Roma. L'arco cronologico considerato per le fonti retoriche e storiografiche è piuttosto ampio, interessando sia episodi di repressione estrema di crimina a sfondo politico o militari in età monarchica, singoli episodi relativi a processi criminali accusatori nella tarda repubblica e nel primo principato. Per quest'ultimo periodo storic o, l'attenzione si è incentrata sull'analisi di testimonianze relative alla repressione del dissenso durante il regno di Tiberio, nelle quali si evidenzia la propensione nella discussione giudiziaria volta alla confutatio dell'accusa di mettere in risalto la mancanza di un tratto di pericolosità criminale o tendenza alla recidiva nel reo; oppure, nell'accusa, a mettere in rilievo la propensione a compiere azioni e a tenere comportamenti che mettevano a rischio la sicurezza colelttiva. Rispetto alle diverse ipotesi discusse, per l'ampio arco cronologico considerato, è stato possibile sottolineare la tendena nella consapevolezza del tempo ad associare la pena estrema con una pericolosità grave e latente nell'individuo già autore di facinora o veri e propri crimina. Questa comune sentire sembra prevalere negli scrittori e nei retori, che l'assumono nella prassi oratoria giudiziale e politica di età tardorepubblcana o imepriale per argomentare la prova retorica nella parte fondata sul probabile della vita anteacta. Motivi analoghi emergono più tardi nei prodotti dell'attività rescrivente imperiale d'età classica: diversi testi di rescripta e mandata principum dovevano fare riferimento, come si trae dal commento in testi giurisprudenziali riconducibili alla riflessione severiana, alla personalità del reo e alla sua tendenza a delinquere già manifestata nella commissione di reati comuni che, come il furto, la rapina o l'incendio in particolare, determinavano un elevato rischio per la salute e il bene collettivo entro lo spatium urbis o nel territorio della singola provincia.
Pericolosità sociale e poena capitis : la personalità del reo nel mondo romano / N. Donadio. ((Intervento presentato al convegno Seminari Romanistici tenutosi a Bressanone nel 2016.
Pericolosità sociale e poena capitis : la personalità del reo nel mondo romano
N. Donadio
2016
Abstract
Nell'intervento sono state discusse fonti letterarie, specialmente storiografiche e retoriche o a matrice retorica, e giuridiche che consentono di evidenziare una forte attenzione per la personalità dell'autore del reato nella repressione criminale a Roma. L'arco cronologico considerato per le fonti retoriche e storiografiche è piuttosto ampio, interessando sia episodi di repressione estrema di crimina a sfondo politico o militari in età monarchica, singoli episodi relativi a processi criminali accusatori nella tarda repubblica e nel primo principato. Per quest'ultimo periodo storic o, l'attenzione si è incentrata sull'analisi di testimonianze relative alla repressione del dissenso durante il regno di Tiberio, nelle quali si evidenzia la propensione nella discussione giudiziaria volta alla confutatio dell'accusa di mettere in risalto la mancanza di un tratto di pericolosità criminale o tendenza alla recidiva nel reo; oppure, nell'accusa, a mettere in rilievo la propensione a compiere azioni e a tenere comportamenti che mettevano a rischio la sicurezza colelttiva. Rispetto alle diverse ipotesi discusse, per l'ampio arco cronologico considerato, è stato possibile sottolineare la tendena nella consapevolezza del tempo ad associare la pena estrema con una pericolosità grave e latente nell'individuo già autore di facinora o veri e propri crimina. Questa comune sentire sembra prevalere negli scrittori e nei retori, che l'assumono nella prassi oratoria giudiziale e politica di età tardorepubblcana o imepriale per argomentare la prova retorica nella parte fondata sul probabile della vita anteacta. Motivi analoghi emergono più tardi nei prodotti dell'attività rescrivente imperiale d'età classica: diversi testi di rescripta e mandata principum dovevano fare riferimento, come si trae dal commento in testi giurisprudenziali riconducibili alla riflessione severiana, alla personalità del reo e alla sua tendenza a delinquere già manifestata nella commissione di reati comuni che, come il furto, la rapina o l'incendio in particolare, determinavano un elevato rischio per la salute e il bene collettivo entro lo spatium urbis o nel territorio della singola provincia.Pubblicazioni consigliate
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