L'itinerario proposto in questo volume offre uno sguardo di insieme sull'attuale sistema italiano di accesso al giudizio costituzionale, evidenziandone i punti scoperti e indagando gli effetti, esistenti o prospettabili, dell'introduzione di un ricorso diretto del cittadino, sull'esempio dell'amparo spagnolo: è davvero in grado, una simile innovazione, di garantire il rafforzamento e la chiusura del sistema di tutela dei diritti fondamentali e di colmare le lacune strutturali del giudizio di legittimità? E' davvero auspicabile una modifica del ruolo della nostra Corte costituzionale da "giudice delle leggi" a "giudice dei diritti fondamentali"? Al termine dell'indagine sono emerse due conclusioni su cui riflettere: da una parte, l'introduzione del ricorso diretto del cittadino alla Corte costituzionale condurrebbe a un probabile appesantimento nel carico di lavoro della Corte e al rischio, già concretamente verificatosi nell'esperienza spagnola, di posizionare l'organo di giustizia costituzionale in uno scomodo ruolo di super-cassazione, dal momento che oggetto del ricorso diretto spagnolo sono in misura prevalente gli atti del potere giurisdizionale, nei confronti dei quali viene spesso invocata la violazione del diritto costituzionale alla difesa o ad un giusto processo. Scarse inoltre appaiono le chances di incidenza pratica nella riparazione del diritto dal momento che circa il 90% dei ricorsi viene dichiarato inammissibile dal Tribunale costituzionale. D'altra parte, si è constatato che i punti scoperti del nostro sistema di giustizia costituzionale, imperniato sulla necessaria esistenza di un giudizio di legittimità costituzionale, riguardano proprio quelle violazioni dei diritti che provengono da comportamenti scorretti dei poteri pubblici anziché da leggi "liberticide". A conferma di ciò, si è osservato che anche nel sistema giurisdizionale della Cedu i giudizi che riguardano l'Italia coinvolgono non tanto leggi "anticonvenzionali", quanto distorsioni applicative e scorrette "prassi" ad opera dei giudici o dei pubblici poteri, rispetto alle quali la giurisprudenza della Corte di Strasburgo professa una pragmatica "indifferenza" alla fonte della lesione del diritto anticonvenzionale. In presenza di un ricorso diretto, è possibile che la Corte costituzionale, senza trasformarsi in un quarto grado di giurisdizione, possa svolgere un importante compito di diffusione tra i giudici e gli amministratori di interpretazioni rispettose dei diritti costituzionali, riequilibrando in modo meno traumatico gli errori e le disfunzioni che si attribuiscono alla magistratura.
La tutela dei diritti fondamentali e l'accesso alla giustizia costituzionale / E. Crivelli. - Padova : CEDAM, 2003. - ISBN 88-13-24433-9. (Pubblicazioni della Facoltà di giurisprudenza / Università degli studi di Verona. 3, Monografie)
La tutela dei diritti fondamentali e l'accesso alla giustizia costituzionale
E. Crivelli
2003
Abstract
L'itinerario proposto in questo volume offre uno sguardo di insieme sull'attuale sistema italiano di accesso al giudizio costituzionale, evidenziandone i punti scoperti e indagando gli effetti, esistenti o prospettabili, dell'introduzione di un ricorso diretto del cittadino, sull'esempio dell'amparo spagnolo: è davvero in grado, una simile innovazione, di garantire il rafforzamento e la chiusura del sistema di tutela dei diritti fondamentali e di colmare le lacune strutturali del giudizio di legittimità? E' davvero auspicabile una modifica del ruolo della nostra Corte costituzionale da "giudice delle leggi" a "giudice dei diritti fondamentali"? Al termine dell'indagine sono emerse due conclusioni su cui riflettere: da una parte, l'introduzione del ricorso diretto del cittadino alla Corte costituzionale condurrebbe a un probabile appesantimento nel carico di lavoro della Corte e al rischio, già concretamente verificatosi nell'esperienza spagnola, di posizionare l'organo di giustizia costituzionale in uno scomodo ruolo di super-cassazione, dal momento che oggetto del ricorso diretto spagnolo sono in misura prevalente gli atti del potere giurisdizionale, nei confronti dei quali viene spesso invocata la violazione del diritto costituzionale alla difesa o ad un giusto processo. Scarse inoltre appaiono le chances di incidenza pratica nella riparazione del diritto dal momento che circa il 90% dei ricorsi viene dichiarato inammissibile dal Tribunale costituzionale. D'altra parte, si è constatato che i punti scoperti del nostro sistema di giustizia costituzionale, imperniato sulla necessaria esistenza di un giudizio di legittimità costituzionale, riguardano proprio quelle violazioni dei diritti che provengono da comportamenti scorretti dei poteri pubblici anziché da leggi "liberticide". A conferma di ciò, si è osservato che anche nel sistema giurisdizionale della Cedu i giudizi che riguardano l'Italia coinvolgono non tanto leggi "anticonvenzionali", quanto distorsioni applicative e scorrette "prassi" ad opera dei giudici o dei pubblici poteri, rispetto alle quali la giurisprudenza della Corte di Strasburgo professa una pragmatica "indifferenza" alla fonte della lesione del diritto anticonvenzionale. In presenza di un ricorso diretto, è possibile che la Corte costituzionale, senza trasformarsi in un quarto grado di giurisdizione, possa svolgere un importante compito di diffusione tra i giudici e gli amministratori di interpretazioni rispettose dei diritti costituzionali, riequilibrando in modo meno traumatico gli errori e le disfunzioni che si attribuiscono alla magistratura.File | Dimensione | Formato | |
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