This paper considers Marco Giovenale’s creative production in order to illuminate his peculiar way of dealing with the poetry book format, considered both as an institutional publishing medium within the modern literary system and as a specific structural framework and creative device of poetic expression. Moving from a strict critical revison of the main theoretical assumptions and technical features of the experimental poetry area that Giovenale himself defines «post-paradigmatic», the analysis of his recent works Tagli/tmesi (La camera verde, 2013) and Delvaux (Oèdipus, 2013) aims to investigate the peculiar, somehow paradoxical interplay between the puzzling poetics/politics of perpetual installation and fragmented dissemination of his work through a 'nebula' of heterogeneous and often minimal publishing supports and formats, and the considerable attention paid, in almost every occasion, to the constructive values of the mise en livre. With an attitude that – consistent with the “glitched” textuality pursued in the single poems – rejects the deceptive comfort of symmetrical and perfectly shaped structures, functionalizing (aesthetically and ideologically) the showy, flaunted precariousness and roughness of the assemblage.

Attraverso l’analisi ravvicinata di due sue opere recenti, Tagli/tmesi (La camera verde, 2013) e Delvaux (Oèdipus, 2013), iI saggio interpreta la produzione di Marco Giovenale alla luce del suo peculiare rapporto con il formato libro, inteso sia come medium di editoriale sia come orizzonte compositivo e dispositivo strutturale specifico della significazione poetica. La ricostruzione dei caratteri salienti di quell’area di scritture di ricerca che Giovenale stesso chiama «post-paradigmatica» è la premessa per mettere in luce, da un lato, l’abnorme e in qualche modo davvero post-novecentesca poetica-politica dell’installazione perpetua che sembra governare il suo rapporto con il momento della pubblicazione; che si accompagna però, dall’altro, ad una forte attenzione “locale” ai valori costruttivi della mise en livre, non certo orientata al modulo del libro statua perfettamente calibrato e simmetrico, ma animata da una intenzionalità formalizzante significativa e caratteristica, nel suo valorizzare esteticamente gli stessi elementi di precarietà e ruvidezza dell’assemblage.

Marco Giovenale e la mise en livre : appunti su tagli/tmesi e Delvaux / S. Ghidinelli. - In: IL VERRI. - ISSN 0506-7715. - 2016:60(2016 Feb), pp. 136-157.

Marco Giovenale e la mise en livre : appunti su tagli/tmesi e Delvaux

S. Ghidinelli
Primo
2016

Abstract

This paper considers Marco Giovenale’s creative production in order to illuminate his peculiar way of dealing with the poetry book format, considered both as an institutional publishing medium within the modern literary system and as a specific structural framework and creative device of poetic expression. Moving from a strict critical revison of the main theoretical assumptions and technical features of the experimental poetry area that Giovenale himself defines «post-paradigmatic», the analysis of his recent works Tagli/tmesi (La camera verde, 2013) and Delvaux (Oèdipus, 2013) aims to investigate the peculiar, somehow paradoxical interplay between the puzzling poetics/politics of perpetual installation and fragmented dissemination of his work through a 'nebula' of heterogeneous and often minimal publishing supports and formats, and the considerable attention paid, in almost every occasion, to the constructive values of the mise en livre. With an attitude that – consistent with the “glitched” textuality pursued in the single poems – rejects the deceptive comfort of symmetrical and perfectly shaped structures, functionalizing (aesthetically and ideologically) the showy, flaunted precariousness and roughness of the assemblage.
Attraverso l’analisi ravvicinata di due sue opere recenti, Tagli/tmesi (La camera verde, 2013) e Delvaux (Oèdipus, 2013), iI saggio interpreta la produzione di Marco Giovenale alla luce del suo peculiare rapporto con il formato libro, inteso sia come medium di editoriale sia come orizzonte compositivo e dispositivo strutturale specifico della significazione poetica. La ricostruzione dei caratteri salienti di quell’area di scritture di ricerca che Giovenale stesso chiama «post-paradigmatica» è la premessa per mettere in luce, da un lato, l’abnorme e in qualche modo davvero post-novecentesca poetica-politica dell’installazione perpetua che sembra governare il suo rapporto con il momento della pubblicazione; che si accompagna però, dall’altro, ad una forte attenzione “locale” ai valori costruttivi della mise en livre, non certo orientata al modulo del libro statua perfettamente calibrato e simmetrico, ma animata da una intenzionalità formalizzante significativa e caratteristica, nel suo valorizzare esteticamente gli stessi elementi di precarietà e ruvidezza dell’assemblage.
Marco Giovenale, libro di poesia, Tagli/tmesi, Delvaux, installazione, poesia di ricerca
Settore L-FIL-LET/11 - Letteratura Italiana Contemporanea
feb-2016
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