Le norme consuetudinarie e gli ordinamenti giuridici statuali riflettono spesso narrative differenti, che creano conflitti normativi. Frequentemente, questi conflitti coinvolgono questioni di genere e sono enfatizzati dall’incremento dei flussi migratori globali. Pratiche tradizionali per lo più ignorate quando erano perpetuate unicamente nelle aree colonizzate, sono state considerate reati una volta “importate” in Europa e, più in generale, nei paesi cossi detti “occidentali”. Tali reati traducono “nell’alveo del diritto penale una situazione di pluralismo giuridico” (Foblets, 1998). Lo studio del trattamento dell’escissione da parte dell’ordinamento giuridico francese conferma quest’osservazione. L’escissione è una pratica antichissima, diffusa in numerose aree geografiche, in particolare in Africa, che consiste nell’ablazione, di grado variabile, degli organi genitali femminili. Poiché viola diritti fondamentali quali il diritto all’integrità fisica, alla salute, alla non discriminazione in base al genere/all’etnia/alla cultura, essa crea un conflitto normativo tra una norma consuetudinaria e l’ordinamento giuridico statuale. Il presente contributo esamina le ragioni fornite dagli immigrati per spiegare la perpetuazione di questa pratica tradizionale in contesti migratori, così come il modo in cui il suddetto ordinamento ha trattato in Francia il conflitto in questione, considerando i casi di escissione non più di competenza del Tribunal Correctionnel, ma della Cour d’Assises. Questo paese è infatti l’unico in cui questi casi sono da tempo sistematicamente portati in giudizio. È anche uno dei pochi paesi, tra quelli cosiddetti “occidentali” che sanzionano penalmente la pratica tradizionale in questione, a non aver adottato disposizioni incriminatrici ad hoc per proibirla. L’autrice ha condotto un’indagine etnografica avente ad oggetto i processi penali francesi in materia di escissione, rivelandone le narrative, mostrando l’influenza dei principali attori sociali e la dialettica tra due universi normativi, che sono concettualmente distanti quanto alla priorità data all’individuo e al gruppo. Il presente contributo evidenzia infine come l’ordinamento giuridico francese stabilisca un nesso tra il concetto di violenza e quello di escissione. Tale nesso contrasta con le motivazioni fornite dagli immigrati per spiegare la perpetuazione di questa norma consuetudinaria e, più in generale, con l’assenza dell’intento di nuocere in capo ai genitori che fanno praticare l’escissione sulle loro figlie. Si riscontra, tuttavia, anche nei documenti delle istituzioni dell’Unione europea e del Consiglio d’Europa, consacrati al tema in questione.

Migrazione, diritti e conflitti : il caso dell’escissione / L. Bellucci. ((Intervento presentato al convegno Il Multiculturalismo e le Corti tenutosi a Roma nel 2015.

Migrazione, diritti e conflitti : il caso dell’escissione

L. Bellucci
Primo
2015

Abstract

Le norme consuetudinarie e gli ordinamenti giuridici statuali riflettono spesso narrative differenti, che creano conflitti normativi. Frequentemente, questi conflitti coinvolgono questioni di genere e sono enfatizzati dall’incremento dei flussi migratori globali. Pratiche tradizionali per lo più ignorate quando erano perpetuate unicamente nelle aree colonizzate, sono state considerate reati una volta “importate” in Europa e, più in generale, nei paesi cossi detti “occidentali”. Tali reati traducono “nell’alveo del diritto penale una situazione di pluralismo giuridico” (Foblets, 1998). Lo studio del trattamento dell’escissione da parte dell’ordinamento giuridico francese conferma quest’osservazione. L’escissione è una pratica antichissima, diffusa in numerose aree geografiche, in particolare in Africa, che consiste nell’ablazione, di grado variabile, degli organi genitali femminili. Poiché viola diritti fondamentali quali il diritto all’integrità fisica, alla salute, alla non discriminazione in base al genere/all’etnia/alla cultura, essa crea un conflitto normativo tra una norma consuetudinaria e l’ordinamento giuridico statuale. Il presente contributo esamina le ragioni fornite dagli immigrati per spiegare la perpetuazione di questa pratica tradizionale in contesti migratori, così come il modo in cui il suddetto ordinamento ha trattato in Francia il conflitto in questione, considerando i casi di escissione non più di competenza del Tribunal Correctionnel, ma della Cour d’Assises. Questo paese è infatti l’unico in cui questi casi sono da tempo sistematicamente portati in giudizio. È anche uno dei pochi paesi, tra quelli cosiddetti “occidentali” che sanzionano penalmente la pratica tradizionale in questione, a non aver adottato disposizioni incriminatrici ad hoc per proibirla. L’autrice ha condotto un’indagine etnografica avente ad oggetto i processi penali francesi in materia di escissione, rivelandone le narrative, mostrando l’influenza dei principali attori sociali e la dialettica tra due universi normativi, che sono concettualmente distanti quanto alla priorità data all’individuo e al gruppo. Il presente contributo evidenzia infine come l’ordinamento giuridico francese stabilisca un nesso tra il concetto di violenza e quello di escissione. Tale nesso contrasta con le motivazioni fornite dagli immigrati per spiegare la perpetuazione di questa norma consuetudinaria e, più in generale, con l’assenza dell’intento di nuocere in capo ai genitori che fanno praticare l’escissione sulle loro figlie. Si riscontra, tuttavia, anche nei documenti delle istituzioni dell’Unione europea e del Consiglio d’Europa, consacrati al tema in questione.
2-ott-2015
Settore IUS/20 - Filosofia del Diritto
Corte di Cassazione
Migrazione, diritti e conflitti : il caso dell’escissione / L. Bellucci. ((Intervento presentato al convegno Il Multiculturalismo e le Corti tenutosi a Roma nel 2015.
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