This paper is about fragment D. 39.3.2.5, concerning the function of actio aquae pluviae arcendae and its fundamental features, according to which the risk of damages by rain water is to be connected with an opus manu factum (such as an ager artificialis) on the neighbours lot. The author suggests the conformity of the text to the classical criteria elaborated by the iuris prudentes on applying this ancient civil action. Particularly she tries to demonstrate the authenticity of the sentence showed in the second part of the fragment (quamquam tamen rell.), based on two different solutions for the owner, who could receive damages as a consequence of the undoing of an ager artificialis cuius memoria non extat, on the neighbours lot: an actio utilis (that is to say an extension of the same actio aquae pluviae arcendae) or an interdictum. These remedies, indeed, were typical in the classical process per formulas and were established on the Roman praetor's discretionary power.

L'articolo ha ad oggetto l'esegesi del frammento D. 39.3.2.5, che attiene alla funzione della "actio aquae pluviae arcendae" e al suo fondamentale presupposto, per cui il rischio di danno da acqua piovana deve provenire da un "opus manu factum" (ad esempio, un argine artificiale) esistente sul fondo del vicino. Si suggerisce la conformità del testo allo stato della riflessione giurisprudenziale classica in tema di requisiti per l'esperibilità dell'azione medesima. In particolare, si mettono in luce diversi elementi che provano in modo stringente l'autenticità del parere conservato nella seconda parte nel testo (da "quamquam tamen" alla fine), tradizionalmente ricondotto alla mano dei compilatori. La "sententia" che propina due differenti soluzioni per il proprietario che potrebbe ricevere danno in conseguenza della distruzione sul terreno attiguo di un "agger artificialis cuius memoria non exstat": ovvero, il ricorso ad una "actio utilis" (vale a dire, un'estensione analogica in via utile della stessa "actio aquae pluviae arcendae") oppure un interdetto pretorio. Entrambi i rimedi, infatti, sono tipici strumenti del processo formulare rimessi alla valutazione discrezionale del pretore "adiuvandi iuris civilis gratia". La soluzioni propinata nel frammento pertanto presuppone ancora vitale la dialettica "ius civile-ius honorarium", ormai scomparsa nel diritto giustinianeo.

La tutela dal rischio di danni da aqua pluvia nelle soluzioni giurisprudenziali tra tarda repubblica ed età severiana : a proposito di D. 39.3.2.5 (Paul. 49 ad ed.) / N. Donadio. - In: JUS. - ISSN 0022-6955. - 61:2(2014), pp. 231-253.

La tutela dal rischio di danni da aqua pluvia nelle soluzioni giurisprudenziali tra tarda repubblica ed età severiana : a proposito di D. 39.3.2.5 (Paul. 49 ad ed.)

N. Donadio
2014

Abstract

This paper is about fragment D. 39.3.2.5, concerning the function of actio aquae pluviae arcendae and its fundamental features, according to which the risk of damages by rain water is to be connected with an opus manu factum (such as an ager artificialis) on the neighbours lot. The author suggests the conformity of the text to the classical criteria elaborated by the iuris prudentes on applying this ancient civil action. Particularly she tries to demonstrate the authenticity of the sentence showed in the second part of the fragment (quamquam tamen rell.), based on two different solutions for the owner, who could receive damages as a consequence of the undoing of an ager artificialis cuius memoria non extat, on the neighbours lot: an actio utilis (that is to say an extension of the same actio aquae pluviae arcendae) or an interdictum. These remedies, indeed, were typical in the classical process per formulas and were established on the Roman praetor's discretionary power.
L'articolo ha ad oggetto l'esegesi del frammento D. 39.3.2.5, che attiene alla funzione della "actio aquae pluviae arcendae" e al suo fondamentale presupposto, per cui il rischio di danno da acqua piovana deve provenire da un "opus manu factum" (ad esempio, un argine artificiale) esistente sul fondo del vicino. Si suggerisce la conformità del testo allo stato della riflessione giurisprudenziale classica in tema di requisiti per l'esperibilità dell'azione medesima. In particolare, si mettono in luce diversi elementi che provano in modo stringente l'autenticità del parere conservato nella seconda parte nel testo (da "quamquam tamen" alla fine), tradizionalmente ricondotto alla mano dei compilatori. La "sententia" che propina due differenti soluzioni per il proprietario che potrebbe ricevere danno in conseguenza della distruzione sul terreno attiguo di un "agger artificialis cuius memoria non exstat": ovvero, il ricorso ad una "actio utilis" (vale a dire, un'estensione analogica in via utile della stessa "actio aquae pluviae arcendae") oppure un interdetto pretorio. Entrambi i rimedi, infatti, sono tipici strumenti del processo formulare rimessi alla valutazione discrezionale del pretore "adiuvandi iuris civilis gratia". La soluzioni propinata nel frammento pertanto presuppone ancora vitale la dialettica "ius civile-ius honorarium", ormai scomparsa nel diritto giustinianeo.
danno da aqua piovana; opus manu factum; actio aquae pluviae arcendae; interdictum; actio utilis; ius civile; ius honorarium; scolo dell'acqua piovana; actio aquae pluviae arcendae; danni da aqua pluvia
Settore IUS/18 - Diritto Romano e Diritti dell'Antichita'
2014
JUS
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