In questo contributo si analizza il rapporto di Ingeborg Bachmann con la lingua e con l’Italia, la sua patria d’adozione, soprattutto in base alle lettere a Hans Werner Henze. Questo saggio si pronuncia inoltre contro l’opinione che la poetessa avrebbe trovato in Italia una patria sostitutiva ideale, un luogo comune molto diffuso tra gli studi bachmanniani. L’Italia in un primo momento era un luogo di rifugio per Ingeborg Bachmann, che voleva fuggire dall’Austria e dallo spirito post nazista che vi stagnava ancora nel dopoguerra. Ma come si può evincere dall’epistolario con Henze e anche da molti passaggi delle sue opere, l’Italia non è mai diventata “una vera patria” per lei. L’attenzione di questo saggio è rivolto soprattutto all’uso della lingua: le lettere della Bachmann sono scritte in parte in tedesco e in parte in italiano. L’italiano viene usato soprattutto quando nelle lettere deve trattare di argomenti particolarmente dolorosi. L’italiano abbastanza buono ma non perfetto della poetessa fungeva come filtro, come velo e protezione contro ferite di ogni genere. Il fatto che la Bachmann non sia mai diventata veramente “di casa” in Italia, lo mostra anche un altro elemento: la poetessa ha passato sì l’ultimo decennio della sua vita a Roma, ma le sue opere di quegli anni sono quasi esclusivamente ambientati a Vienna.

Keine rechte Heimat im „erstgeborenen Land“ : Ingeborg Bachmanns Briefwechsel mit Hans Werner Henze / F. Haas - In: "“Ein” Spiegel will uns die Gründe zeigen": Die Wahrheit, ein Spiel? Konferenzband zum Ingeborg Bachmann Symposium in Budapest 2006 / I. von Weidenbaum, D. Beljan, C. Steinhoff, Z. Szendi, B. Agnese, A. Staude, A. Gergano, F. Haas, S. Kogler, T. Nytsch ; [a cura di] E. Atzler. - Budapest : Forum Austriaco di Cultura, 2007. - ISBN 978-963-06-1571-6. - pp. 77-86 (( convegno Ingeborg Bachmann : Ein Spiegel will und die Gründe zeigen tenutosi a Budapest nel 2006.

Keine rechte Heimat im „erstgeborenen Land“ : Ingeborg Bachmanns Briefwechsel mit Hans Werner Henze

F. Haas
Primo
2007

Abstract

In questo contributo si analizza il rapporto di Ingeborg Bachmann con la lingua e con l’Italia, la sua patria d’adozione, soprattutto in base alle lettere a Hans Werner Henze. Questo saggio si pronuncia inoltre contro l’opinione che la poetessa avrebbe trovato in Italia una patria sostitutiva ideale, un luogo comune molto diffuso tra gli studi bachmanniani. L’Italia in un primo momento era un luogo di rifugio per Ingeborg Bachmann, che voleva fuggire dall’Austria e dallo spirito post nazista che vi stagnava ancora nel dopoguerra. Ma come si può evincere dall’epistolario con Henze e anche da molti passaggi delle sue opere, l’Italia non è mai diventata “una vera patria” per lei. L’attenzione di questo saggio è rivolto soprattutto all’uso della lingua: le lettere della Bachmann sono scritte in parte in tedesco e in parte in italiano. L’italiano viene usato soprattutto quando nelle lettere deve trattare di argomenti particolarmente dolorosi. L’italiano abbastanza buono ma non perfetto della poetessa fungeva come filtro, come velo e protezione contro ferite di ogni genere. Il fatto che la Bachmann non sia mai diventata veramente “di casa” in Italia, lo mostra anche un altro elemento: la poetessa ha passato sì l’ultimo decennio della sua vita a Roma, ma le sue opere di quegli anni sono quasi esclusivamente ambientati a Vienna.
In diesem Beitrag wird Ingeborg Bachmanns Verhältnis zur Sprache und zu ihrer Wahlheimat Italien untersucht – hauptsächlich anhand der 2004 erschienenen Briefe an Hans Werner Henze. Ebenfalls richtet sich dieser Aufsatz gegen das weit verbreitetes Klischee in der Bachmannforschung, die Dichterin haben in Italien ihre ideale Ersatzheimat gefunden. Italien war zwar zunächst ein Zufluchtsort für Ingeborg Bachmann, die dem engen Österreich und dem dort unterschwellig immer noch herrschenden Geist des Nationalsozialismus entkommen wollte. Doch wie aus dem Briefwechsel, aber auch aus vielen Stellen ihres Werkes hervorgeht, wurde ihr in Wirklichkeit Italien „keine rechte Heimat“. Das Hauptaugenmerk richtet sich in diesem Aufsatz auf die Verwendung der Sprache: Die Briefe Bachmanns sind teils in deutscher, teils in italienischer Sprache geschrieben; das Italienische verwendet sie vor allem dann, wenn es in den Briefen um besonders schmerzhafte Gegenstände der Erörterung geht. Das zwar erstaunlich gute, aber nicht perfekte Italienisch von Ingeborg Bachmann diente vor allem als Filter, als Schleier und Schutz vor Verletzungen verschiedener Art. Dass sie in Italien nie wirklich heimisch wurde, zeigt auch die Tatsache, dass Bachmann das letzte Jahrzehnt ihres Lebens zwar in Rom verbrachte, ihre Werke jener Jahre aber fast ausschließlich in Wien ansiedelte.
Ingeborg Bachmann ; Hans Werner Henze ; Letteratura tedesca contemporanea ; Letteratura austriaca
Settore L-LIN/13 - Letteratura Tedesca
2007
Forum Austriaco di Cultura, Budapest
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