This article is written after an in-depth analysis of the Italian phenomenon of critical criminology referring to the scientific, political and cultural contribution of Alessandro Baratta and those who accompanied him in the experience of the magazine he founded, “La questione criminale”, then merged into the current periodical Studi sulla questione criminale. Nuova serie di “Dei delitti e delle pene”. With the term “critical criminology”, Baratta means an inter-disciplinary knowledge which allows a critical approach to criminal matters, shifting the focus from the causes of criminality to the discriminating mechanisms of social control, typical of a society based on a capitalistic system of production and distribution. After a synthetic reconstruction of the studies conducted on the mechanisms of primary and secondary criminalization, the attention is focused on the critiques raised against criminal law, due to the unequal treatment that it reserves to people from different social classes. In some European countries, including Italy, the situation of the criminal legal order got worse because of the effects of emergency legislation, which was the official reaction to terrorism of the Seventies. In that period two trends, which had to become the basis for an alternative policy of social control, developed: the abolitionist movement, which supported the concrete utopia of replacing the traditional punitive system, and in particular prison, promoting different forms of perception and management of social conflict; and the reductionist movement, aiming at restraining the punitive violence, and supporting the principles of liberal criminal law and the rational criteria for a minimum criminal law. In this context, Alessandro Baratta takes a really problematic position. In fact, while he is speaking specifically of the minimum criminal law, at the same time he writes in prospect of a future social palingenesis that will allow an effective overcoming of the criminal law with a utopian abolitionist view.

Questo articolo è stato scritto dopo un'approfondita analisi del fenomeno della criminologia critica in Italia, con particolare riferimento al contributo scientifico, politico e culturale di Alessandro Baratta e di coloro che lo seguirono nell'esperienza della rivista da lui fondata “La questione criminale”, poi confluita nel periodico ad oggi edito con il titolo "Studi sulla questione criminale. Nuova serie di “Dei delitti e delle pene”. Con il termine "criminologia critica" Baratta intende un sapere interdisciplinare che consente un approccio critico alla questione criminale, spostando il punto focale dalle cause della criminalità ai meccanismi discriminatori di controllo sociale, tipici di una società basata su un sistema capitalistico di produzione e di distribuzione. Dopo una sintetica ricostruzione degli studi condotti sui meccanismi di criminalizzazione primaria e secondaria, l'attenzione si concentrerà sulle critiche avanzare nei confronti del diritto penale, a causa del trattamento diseguale che questo riserva alle persone provenienti da differenti classi sociali. In alcuni paesi europei, inclusa l'Italia, la situazione dell'ordinamento penale peggiorò a causa degli effetti della legislazione emergenziale, che rappresentò la risposta ufficiale al terrorismo degli anni Settante. Il quel periodo si svilupparono due movimenti che ponevano le basi per una politica alternativa del controllo sociale: il movimento abolizionista, che sosteneva l'utopia concreta della sostituzione del tradizionale sistema punitivo, e in particolare del sistema carcerario, promuovendo differenti forme di percezione e gestione del conflitto sociale; e il movimento riduzionista, che puntava a restringere la violenza punitiva e che si è fatto portavoce dei principi del diritto penale liberale e di criteri razionali per la realizzazione di un diritto penale minimo. In questo contesto, Alessandro Baratta assume una posizione complessa. Mentre, infatti, Baratta parla espressamente di diritto penale minimo, allo stesso tempo scrive nella prospettiva di una futura palingenesi sociale che secondo l'autore consentirà un effettivo superamento del diritto penale, facendosi così portavoce di un punto di vista utopico di stampo abolizionista.

Alessandro Baratta tra diritto penale minimo e rivoluzioni copernicane / C. Canziani. - In: STUDI SULLA QUESTIONE CRIMINALE. - ISSN 1828-4973. - 9:3(2014), pp. 27-46. [10.7383/81663]

Alessandro Baratta tra diritto penale minimo e rivoluzioni copernicane

C. Canziani
Primo
2014

Abstract

This article is written after an in-depth analysis of the Italian phenomenon of critical criminology referring to the scientific, political and cultural contribution of Alessandro Baratta and those who accompanied him in the experience of the magazine he founded, “La questione criminale”, then merged into the current periodical Studi sulla questione criminale. Nuova serie di “Dei delitti e delle pene”. With the term “critical criminology”, Baratta means an inter-disciplinary knowledge which allows a critical approach to criminal matters, shifting the focus from the causes of criminality to the discriminating mechanisms of social control, typical of a society based on a capitalistic system of production and distribution. After a synthetic reconstruction of the studies conducted on the mechanisms of primary and secondary criminalization, the attention is focused on the critiques raised against criminal law, due to the unequal treatment that it reserves to people from different social classes. In some European countries, including Italy, the situation of the criminal legal order got worse because of the effects of emergency legislation, which was the official reaction to terrorism of the Seventies. In that period two trends, which had to become the basis for an alternative policy of social control, developed: the abolitionist movement, which supported the concrete utopia of replacing the traditional punitive system, and in particular prison, promoting different forms of perception and management of social conflict; and the reductionist movement, aiming at restraining the punitive violence, and supporting the principles of liberal criminal law and the rational criteria for a minimum criminal law. In this context, Alessandro Baratta takes a really problematic position. In fact, while he is speaking specifically of the minimum criminal law, at the same time he writes in prospect of a future social palingenesis that will allow an effective overcoming of the criminal law with a utopian abolitionist view.
Questo articolo è stato scritto dopo un'approfondita analisi del fenomeno della criminologia critica in Italia, con particolare riferimento al contributo scientifico, politico e culturale di Alessandro Baratta e di coloro che lo seguirono nell'esperienza della rivista da lui fondata “La questione criminale”, poi confluita nel periodico ad oggi edito con il titolo "Studi sulla questione criminale. Nuova serie di “Dei delitti e delle pene”. Con il termine "criminologia critica" Baratta intende un sapere interdisciplinare che consente un approccio critico alla questione criminale, spostando il punto focale dalle cause della criminalità ai meccanismi discriminatori di controllo sociale, tipici di una società basata su un sistema capitalistico di produzione e di distribuzione. Dopo una sintetica ricostruzione degli studi condotti sui meccanismi di criminalizzazione primaria e secondaria, l'attenzione si concentrerà sulle critiche avanzare nei confronti del diritto penale, a causa del trattamento diseguale che questo riserva alle persone provenienti da differenti classi sociali. In alcuni paesi europei, inclusa l'Italia, la situazione dell'ordinamento penale peggiorò a causa degli effetti della legislazione emergenziale, che rappresentò la risposta ufficiale al terrorismo degli anni Settante. Il quel periodo si svilupparono due movimenti che ponevano le basi per una politica alternativa del controllo sociale: il movimento abolizionista, che sosteneva l'utopia concreta della sostituzione del tradizionale sistema punitivo, e in particolare del sistema carcerario, promuovendo differenti forme di percezione e gestione del conflitto sociale; e il movimento riduzionista, che puntava a restringere la violenza punitiva e che si è fatto portavoce dei principi del diritto penale liberale e di criteri razionali per la realizzazione di un diritto penale minimo. In questo contesto, Alessandro Baratta assume una posizione complessa. Mentre, infatti, Baratta parla espressamente di diritto penale minimo, allo stesso tempo scrive nella prospettiva di una futura palingenesi sociale che secondo l'autore consentirà un effettivo superamento del diritto penale, facendosi così portavoce di un punto di vista utopico di stampo abolizionista.
Alessandro Baratta; diritto penale minimo; abolizionismo; criminologia critica; paradigma antieziologico
Settore SPS/12 - Sociologia Giuridica, della Devianza e Mutamento Sociale
Settore IUS/20 - Filosofia del Diritto
2014
Article (author)
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Alessandro Baratta tra diritto penale minimo e rivoluzioni copernicane.pdf

accesso riservato

Descrizione: Articolo principale
Tipologia: Publisher's version/PDF
Dimensione 688.69 kB
Formato Adobe PDF
688.69 kB Adobe PDF   Visualizza/Apri   Richiedi una copia
Pubblicazioni consigliate

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2434/379400
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus 0
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact