Può l’abolitio criminis essere conseguenza della modifica di norme diverse da quella incriminatrice, da questa in vario modo richiamate? Il volume é dedicato alla soluzione di questo quesito, alla quale l'Autore perviene dopo avere indagato i diversi modelli di apparente o reale integrazione della legge penale (rispettivamente, elementi normativi, norme penali in bianco e norme definitorie) e dopo aver mostrato come l’abolitio criminis é sempre la conseguenza di una modifica strutturale della fattispecie legale astratta. La conclusione è nel senso che le sole norme capaci di una simile modifica - cioè di comportare abolitio criminis - sono quelle realmente integratrici (le norme chiamate a riempire precetti penali in tutto o in parte in bianco e le norme definitorie): le uniche che (a differenza di quelle richiamate da elementi normativi) contribuiscono a descrivere la fattispecie legale astratta, entrando a comporne la struttura, e ad esprimere il giudizio di disvalore insito nella scelta legislativa della configurazione del reato. E' una conclusione che, si sottolinea, trova conferma nella ratio dell’art. 2, co. 2 c.p. e nel sistema (in particolare nella disciplina relativa al problema parallelo dell'errore sulla legge extrapenale). Ed é una conclusione che, nella seconda parte del lavoro, l'Autore, esaminando più di sessanta casi, mette sistematicamente al banco di prova dell'ampia ed eterogenea casistica giurisprudenziale e dottrinale formatasi sul tema, nella convinzione che la teoria, se non vuole essere fine a sé stessa bensì deputata alla soluzione di reali problemi giuridici, non debba essere fondata su un numero ristretto di ipotesi – “sulla punta di uno spillo” - ma debba invece fare i conti (e dimostrarsi coerente) con tutte le ipotesi (e i problemi) che si presentano nella prassi.
Abolitio criminis e successione di norme integratrici : teoria e prassi / G.L. Gatta. - Milano : Giuffré, 2008. - ISBN 88-14-14084-7.
Abolitio criminis e successione di norme integratrici : teoria e prassi
G.L. GattaPrimo
2008
Abstract
Può l’abolitio criminis essere conseguenza della modifica di norme diverse da quella incriminatrice, da questa in vario modo richiamate? Il volume é dedicato alla soluzione di questo quesito, alla quale l'Autore perviene dopo avere indagato i diversi modelli di apparente o reale integrazione della legge penale (rispettivamente, elementi normativi, norme penali in bianco e norme definitorie) e dopo aver mostrato come l’abolitio criminis é sempre la conseguenza di una modifica strutturale della fattispecie legale astratta. La conclusione è nel senso che le sole norme capaci di una simile modifica - cioè di comportare abolitio criminis - sono quelle realmente integratrici (le norme chiamate a riempire precetti penali in tutto o in parte in bianco e le norme definitorie): le uniche che (a differenza di quelle richiamate da elementi normativi) contribuiscono a descrivere la fattispecie legale astratta, entrando a comporne la struttura, e ad esprimere il giudizio di disvalore insito nella scelta legislativa della configurazione del reato. E' una conclusione che, si sottolinea, trova conferma nella ratio dell’art. 2, co. 2 c.p. e nel sistema (in particolare nella disciplina relativa al problema parallelo dell'errore sulla legge extrapenale). Ed é una conclusione che, nella seconda parte del lavoro, l'Autore, esaminando più di sessanta casi, mette sistematicamente al banco di prova dell'ampia ed eterogenea casistica giurisprudenziale e dottrinale formatasi sul tema, nella convinzione che la teoria, se non vuole essere fine a sé stessa bensì deputata alla soluzione di reali problemi giuridici, non debba essere fondata su un numero ristretto di ipotesi – “sulla punta di uno spillo” - ma debba invece fare i conti (e dimostrarsi coerente) con tutte le ipotesi (e i problemi) che si presentano nella prassi.Pubblicazioni consigliate
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