Il debito pubblico e le sue interconnessioni con i mercati finanziari costituiscono uno dei gangli centrali della vita economica italiana, dal basso medioevo fino alle soglie del terzo millennio. Nell’indebitamento governativo dei comuni, delle repubbliche, degli stati territoriali e poi dell’Italia unita, si incrociano finanza pubblica e ricchezza privata, struttura fiscale ed economia reale, problemi di bilancio e politica monetaria. Economia, società, politica ma anche cultura e quadri mentali trovano un plesso strategico in questa categoria nodale della finanza pubblica, che – come diceva Schumpeter – è capace di farci sentire il tuono della storia. La letteratura storico economica nazionale ha dedicato a questo settore studi esemplari che rappresentano delle pietre miliari della nostra disciplina, ma i loro orizzonti interpretativi, come è stato messo in luce, non si sono misurati spesso con le interrelazioni più ramificate del debito pubblico, dalle motivazioni dei sottoscrittori alla correlazione con le attività produttive, dai legami con la fiscalità al rapporto con il mercato finanziario. I contributi che qui si raccolgono si muovono invece proprio lungo queste direzioni, e il quadro di riferimento che tratteggiano porta alla luce evidenze empiriche che modificano in profondità la lettura più corrente; rispetto alla visione del debito pubblico come pompa aspirante e sterilizzante della ricchezza privata, è emerso, nel complesso delle realtà economiche più vivaci dell’età medievale e moderna, il suo carattere innovativo, multifunzionale e nodale per le interconnessioni che legavano la gestione del potere alle stratificate società locali, le necessità militari agli interessi e alle convenienze delle élites indigene, dando vita in alcuni casi ad un mercato finanziario (primario e secondario) intenso ed efficace, non solamente limitato alle realtà politiche dotate di istituzioni rappresentative. Anche il suo supposto effetto distorsivo sull’andamento dell’economia reale è stato rivisto in favore di una relazione di causalità policroma, all’interno della quale il debito pubblico dell’età moderna ha giocato anche funzioni procicliche. Allo stesso modo il rapporto controverso che fra indebitamento statale e mercati finanziari ha sembrato, fino ad ora, caratterizzare la storia economica dell’Italia unita fino ai tempi più recenti, è stato ricondotto, sotto vari profili, ad una più adeguata prospettiva interpretativa di lungo periodo, attenta soprattutto ai fattori di path-dependence politico-istituzionale.
Debito pubblico e mercati finanziari in Italia : secoli 13.-20 / [a cura di] G. De Luca, A. Moioli. - Milano : Angeli, 2007. - ISBN 978-88-464-9170-1.
Debito pubblico e mercati finanziari in Italia : secoli 13.-20.
G. De Luca;A. Moioli
2007
Abstract
Il debito pubblico e le sue interconnessioni con i mercati finanziari costituiscono uno dei gangli centrali della vita economica italiana, dal basso medioevo fino alle soglie del terzo millennio. Nell’indebitamento governativo dei comuni, delle repubbliche, degli stati territoriali e poi dell’Italia unita, si incrociano finanza pubblica e ricchezza privata, struttura fiscale ed economia reale, problemi di bilancio e politica monetaria. Economia, società, politica ma anche cultura e quadri mentali trovano un plesso strategico in questa categoria nodale della finanza pubblica, che – come diceva Schumpeter – è capace di farci sentire il tuono della storia. La letteratura storico economica nazionale ha dedicato a questo settore studi esemplari che rappresentano delle pietre miliari della nostra disciplina, ma i loro orizzonti interpretativi, come è stato messo in luce, non si sono misurati spesso con le interrelazioni più ramificate del debito pubblico, dalle motivazioni dei sottoscrittori alla correlazione con le attività produttive, dai legami con la fiscalità al rapporto con il mercato finanziario. I contributi che qui si raccolgono si muovono invece proprio lungo queste direzioni, e il quadro di riferimento che tratteggiano porta alla luce evidenze empiriche che modificano in profondità la lettura più corrente; rispetto alla visione del debito pubblico come pompa aspirante e sterilizzante della ricchezza privata, è emerso, nel complesso delle realtà economiche più vivaci dell’età medievale e moderna, il suo carattere innovativo, multifunzionale e nodale per le interconnessioni che legavano la gestione del potere alle stratificate società locali, le necessità militari agli interessi e alle convenienze delle élites indigene, dando vita in alcuni casi ad un mercato finanziario (primario e secondario) intenso ed efficace, non solamente limitato alle realtà politiche dotate di istituzioni rappresentative. Anche il suo supposto effetto distorsivo sull’andamento dell’economia reale è stato rivisto in favore di una relazione di causalità policroma, all’interno della quale il debito pubblico dell’età moderna ha giocato anche funzioni procicliche. Allo stesso modo il rapporto controverso che fra indebitamento statale e mercati finanziari ha sembrato, fino ad ora, caratterizzare la storia economica dell’Italia unita fino ai tempi più recenti, è stato ricondotto, sotto vari profili, ad una più adeguata prospettiva interpretativa di lungo periodo, attenta soprattutto ai fattori di path-dependence politico-istituzionale.Pubblicazioni consigliate
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