Il saggio è dedicato ad analizzare la riforma della recidiva attuata nell’ordinamento italiano nel 2005, ad opera di una delle più discusse leggi penali – la c.d. ex Cirielli – approvate dalla maggioranza parlamentare di centro-destra nel primo scorcio di questo secolo. Lo sguardo dell’autore si allarga oltre i confini nazionali, alle opposte esperienze tedesca e nordamericana: e se quest’ultima è stata talora invocata come modello per il nostro legislatore, ad un esame non superficiale emerge come le leggi c.d. dei tre colpi non fossero affatto un esempio da imitare, avendo prodotto negli USA danni nettamente superiori ai benefici. Mettendo a fuoco i tratti salienti della riforma italiana del 2005, l’A. critica alcune estromissioni dalla sfera della recidiva (delitti colposi e contravvenzioni), affronta svariati problemi interpretativi posti dalla nuova disciplina e delinea compiutamente il nuovo volto dell’istituto, mettendo in luce soprattutto il carattere persecutorio che esso assume nei confronti del recidivo reiterato, attraverso gli effetti che quella forma di recidiva produce su una serie di istituti del diritto penale sostanziale (dal concorso di circostanze alla prescrizione del reato) e del diritto penitenziario (soprattutto, misure alternative alla detenzione). In definitiva, emerge da questo saggio come la ‘nuova recidiva’ fosse sin dall’origine destinata ad aggravare pesantemente il sovraffollamento carcerario, accentuando nel contempo il congenito carattere discriminatorio della nostra giustizia penale

La recidiva riformata. Ancora più selettivo il carcere in Italia / E. Dolcini. - In: RIVISTA ITALIANA DI DIRITTO E PROCEDURA PENALE. - ISSN 0557-1391. - 50:2-3(2007), pp. 515-545.

La recidiva riformata. Ancora più selettivo il carcere in Italia

E. Dolcini
Primo
2007

Abstract

Il saggio è dedicato ad analizzare la riforma della recidiva attuata nell’ordinamento italiano nel 2005, ad opera di una delle più discusse leggi penali – la c.d. ex Cirielli – approvate dalla maggioranza parlamentare di centro-destra nel primo scorcio di questo secolo. Lo sguardo dell’autore si allarga oltre i confini nazionali, alle opposte esperienze tedesca e nordamericana: e se quest’ultima è stata talora invocata come modello per il nostro legislatore, ad un esame non superficiale emerge come le leggi c.d. dei tre colpi non fossero affatto un esempio da imitare, avendo prodotto negli USA danni nettamente superiori ai benefici. Mettendo a fuoco i tratti salienti della riforma italiana del 2005, l’A. critica alcune estromissioni dalla sfera della recidiva (delitti colposi e contravvenzioni), affronta svariati problemi interpretativi posti dalla nuova disciplina e delinea compiutamente il nuovo volto dell’istituto, mettendo in luce soprattutto il carattere persecutorio che esso assume nei confronti del recidivo reiterato, attraverso gli effetti che quella forma di recidiva produce su una serie di istituti del diritto penale sostanziale (dal concorso di circostanze alla prescrizione del reato) e del diritto penitenziario (soprattutto, misure alternative alla detenzione). In definitiva, emerge da questo saggio come la ‘nuova recidiva’ fosse sin dall’origine destinata ad aggravare pesantemente il sovraffollamento carcerario, accentuando nel contempo il congenito carattere discriminatorio della nostra giustizia penale
Settore IUS/17 - Diritto Penale
2007
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