Predictive factors of civil proceedings’ length In Italy the duration of civil proceedings is considered unduly excessive. Although a general tendency to a significant reduction, the duration is still longer than what is stated by the European Convention on Human rights, which recognises that everyone has the right to see his cause examined and decided within a reasonable time. Despite, rare are the studies aimed to identify the determinants of the proceedings’ duration. The aim of this study is to determine the predictive factors of excessive length of civil proceedings. The data analysed in the study are civil proceedings registered from 01/01/2005 to 31/12/2013 at the Court of Milan, a total of 72,482 cases observed at 31/12/2014. The variables considered in the study are: year of proceedings registration, from 2005 to 2013; jurisdiction (first instance or appeal); action; date of the first hearing and number of judicial hearings; number of parties and lawyers; resolution; age of the judge at the time of proceedings resolution. We used Kaplan-Meier analyses to estimate the probability of survival distribution in order to analyse the association between the main variables of the proceedings considered. Analysis have highlighted how different the proceedings’ duration is according to jurisdiction, action, number of judicial hearings, workload of the judge, resolution, number of parties and lawyers. Odds Ratios (OR) for proceedings duration and the corresponding 95% Confidence Interval (CI) were derived using multiple logistic regression with the aim of estimating the risk of each covariate. The models included terms for year of proceedings registration, jurisdiction, action, date of the first hearing and number of judicial hearings, number of parties and lawyers, resolution, age of the judge at the time of proceedings resolution. In accordance with the law ‘Pinto’ on unreasonable duration of the proceedings, we distinguished proceedings lasting more than 2 years from the others (categorical variable), considering the former as 'cases' and proceedings with a duration up to 2 years as 'controls'. In particular, we considered the following factors: sex, jurisdiction, age of judge at the time of resolution (≤50, 51-≤55, 56-≤60, 61-≤65,> 65), workload of the judge defined as the average number of proceedings managed annually by the judge (<258, 258- <369 ≥369), number of judicial hearings (up to 2> 2), number of lawyers (up to 3,> 3), year of enrolment procedure (2005-2011), resolution, months between the date of registration and the first hearing (<3.5 , 3.5- <4; 4; 5; ≥6). It was noticed that contentious likely to last over two years for the appeal proceedings (OR = 2.46; 95% CI 2.15-2.83) are those with over two hearings fixed during the proceedings (OR = 4.24; 95% CI 3.98-4.51), with over three lawyers appointed by the parties (OR = 1:36; 95% CI 1:28 to 1:44) and those defined by judgement (OR = 3.94; 95% CI 3.68-4.23). In conclusion, the analysis conducted allows to observe that the duration of a proceeding is influenced both by uncontrollable factors often related to the complexity of the case (such as the jurisdiction, the number of lawyers and therefore of parties, the judgement) and by factors that could be influenced to reduce the duration, such as the number of judicial hearings or the time fixed for the hearing.

"Fattori predittivi della durata nei procedimenti civili" Introduzione In Italia la durata dei procedimenti civili è considerata già da lunghissimo tempo eccessivamente elevata, nonostante nel corso degli anni si siano susseguiti numerosi interventi legislativi, seppure non sempre organici, coerenti ed efficaci, diretti a ridurne l’entità. Nonostante vi sia una tendenza generale a una significativa riduzione dei tempi, frutto del combinato effetto della diminuzione delle iscrizioni e dell’incremento del numero dei processi conclusi, la durata resta comunque elevata rispetto a quanto prevede la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, che riconosce ad ogni persona il diritto a vedere la sua causa esaminata e decisa entro un lasso di tempo ragionevole. Nonostante l’estrema e annosa gravità in cui versa il sistema Giustizia, rari sono gli studi volti allo scopo di individuare i fattori determinanti della durata del processo. Scopo di questo studio è quello di determinare i fattori predittivi della eccessiva durata di un processo civile in secondo grado. Si utilizzeranno a tal fine le procedure statistiche e le modalità di analisi impiegate, in modo efficace e da più lungo tempo, nella ricerca sanitaria in un tentativo di fertilizzazione, auspicabilmente reciproca, di settori di indagine ritenuti comunemente distanti tra loro. I dati analizzati nello studio Oggetto dello studio sono i procedimenti civili iscritti dall’1/01/2005 al 31/12/2013 presso la Corte d’Appello di Milano, in totale 72.482 cause osservate alla data del 31/12/2014. Al 31/12/2014 era stato definito l’86,6% del totale dei procedimenti esaminati; il 49,6% riguarda procedimenti conclusi in più di 2 anni o ‘pendenti al 31/12/2014’ da più di 2 anni. Le variabili prese in considerazione nello studio sono: • l’anno di iscrizione del processo, dal 2005 al 2013; • il grado del procedimento, primo o secondo; • il ruolo, corrispondente ai registri ufficiali utilizzati negli uffici giudiziari, che distingue le cause in procedimenti speciali sommari, contenzioso ordinario, lavoro e previdenza, agraria e volontaria giurisdizione; il ruolo è collegato alla materia e all’oggetto specifico della causa che classifica nel dettaglio il contenuto dell’azione giudiziale; • la data della prima udienza e il numero di udienze fissate, comprensive delle effettive udienze tenute, dei rinvii e delle anticipazioni; • il numero di parti e di legali del processo; • l’evento e la modalità di definizione; • l’età del giudice al momento della definizione del processo. La raccolta di tali dati ha richiesto una attività complessa; è stato necessario costruire ed eseguire diverse query di estrazioni sulle tabelle del sistema informativo utilizzato per la registrazione dei processi, al fine di individuare i diversi fattori di interesse e ricostruire la storia processuale di ciascuna causa, dalla sua iscrizione alla sua conclusione. Fattori determinanti della durata: l’analisi della sopravvivenza È stato utilizzato il metodo di Kaplan-Meier – che stima la curva di sopravvivenza utilizzando le probabilità condizionate di sopravvivenza – al fine di analizzare l’associazione esistente tra le caratteristiche principali dei processi considerati. Per confrontare tra loro le curve di sopravvivenza e verificare se la differenza di “mortalità” (definizione) o di “sopravvivenza” (pendenza) è statisticamente significativa sono stati utilizzati il Log-Rang test e il Wilcoxon test. Data l’ampia numerosità del campione analizzato, i confronti sono risultati statisticamente significativi. Le analisi condotte hanno posto in evidenza come la durata di un procedimento differisca in particolare per grado del giudizio, ruolo del procedimento, numero di udienze, carico di lavoro del magistrato, modalità di definizione, numero di parti e di legali. Si riportano i risultati ottenuti per numero di udienze e carico di lavoro del magistrato. Analizzando le 46.051 cause concluse con al più 2 udienze contro le 26.430 cause che hanno richiesto più di 2 udienze, le curve di sopravvivenza sono rappresentate nel seguente grafico. Distinguendo per carico medio del ruolo del magistrato (somma dei procedimenti pendenti all’inizio dell’anno e i sopravvenuti nell’anno), emergono differenze soprattutto per i procedimenti definiti nei primi 2 anni di trattazione del processo; in particolare, si è osservato che la diversità di carico differenzia da subito la diversa probabilità di sopravvivenza e si riallinea attorno ai 780 gg di durata in cui la sopravvivenza si attesta a 0,5 per le tre curve che rappresentano i terzili di carichi di lavoro. Per procedimenti di maggiore durata il diverso carico di lavoro del giudice non determina rilevanti differenze nelle curve di sopravvivenza e ciò potrebbe essere spiegato dal fatto che la maggiore durata probabilmente dipende da ragioni diverse. Stratificando per ruolo, si nota l’influenza del maggiore carico sulla durata, in particolare per il contenzioso in cui la curva dell’ultimo terzile di carico è costantemente più elevata. Il rischio di maggiore durata dei procedimenti: la regressione logistica multivariata Individuati i possibili fattori di influenza della durata dei procedimenti, è stata applicata la regressione logistica multivariata al fine di valutare il peso di ciascuna covariata sulla durata. Sono stati analizzati separatamente i procedimenti contenziosi e i procedimenti in materia di lavoro e previdenza nei quali la durata è tendenzialmente più elevata. Conformemente a quanto previsto dalla legge Pinto sulla irragionevole durata del processo, sono stati distinti i procedimenti con durata superiore a 2 anni dagli altri (variabile categorica), considerando i primi come ‘casi’ e i procedimenti con durata sino a 2 anni i ‘controlli’. Sono stati esclusi dall’analisi i procedimenti non ancora conclusi al 31/12/2014, non potendone determinare la durata e non conoscendo i valori definitivi di alcune delle covariate analizzate (come ad esempio il numero di udienze fissate o l’età del magistrato alla definizione). Sono stati, inoltre, esclusi i procedimenti iscritti dopo il 2011 per i quali la percentuale di processi ancora pendenti e che quindi potrebbero durare più di 2 anni è rilevante (ad esempio nel contenzioso tale dato è pari al 45% nel 2012 e al 53% nel 2013); l’inclusione di tali processi avrebbe potuto inficiare la bontà delle analisi, in quanto per quegli anni sarebbe stato riscontrato un maggior numero di procedimenti conclusi entro i 2 anni, per il solo tempo ridotto di osservazione. Sono stati calcolati gli Odds Ratio (OR) con il corrispondente Intervallo di Confidenza (IC) al 95%, includendo i diversi “fattori di rischio” in parte diversi tra il ruolo contenzioso e il ruolo lavoro e previdenza. In particolare, per il ruolo contenzioso sono stati considerati i seguenti fattori: sesso, grado del procedimento (primo o secondo), età del magistrato all’emissione del provvedimento definitorio del processo (≤50, 51-≤55, 56-≤60, 61-≤65, >65), carico di lavoro del magistrato, inteso come numero medio dei processi gestiti annualmente dal magistrato (<258, 258-<369, ≥369), numero di udienze (sino a 2, >2), numero di legali (sino a 3, >3), anno di iscrizione del procedimento (dal 2005 al 2011), modalità di definizione (con o senza sentenza), mesi intercorrenti tra la data di iscrizione e la data della prima udienza (<3.5, 3.5-<4; 4; 5; ≥6). Si è osservato come nel contenzioso hanno maggiore probabilità di durare più di 2 anni i processi di secondo grado, (OR=2.46; 95% IC 2.15-2.83), quelli con più di 2 udienze fissate nel corso della causa (OR=4.24; 95% IC 3.98-4.51), con più di 3 legali nominati dalle parti (OR=1.36; 95% IC 1.28-1.44) e quelli definiti con sentenza (OR=3.94; 95% IC 3.68-4.23). In conclusione, l’analisi condotta consente di osservare come la durata di un processo sia influenzata sia da fattori non controllabili e spesso attinenti alla complessità della causa (come il grado del procedimento, il numero di legali e quindi di parti, la modalità di definizione) che da fattori sui quali si potrebbe intervenire, come il numero di udienze fissate o i tempi di fissazione della prima udienza nella materia del lavoro e della previdenza. L’approccio logistico è risultato molto promettente: attingendo agli strumenti metodologici della epidemiologia, apparentemente molto distanti dal campo di indagine prescelto, esso fornisce informazioni inerenti l’aumento del rischio di maggior durata per i fattori determinanti considerati. Considerando la natura “patologica” e non fisiologica della durata dei processi in materia civile, probabilmente tale approccio risulta più appropriato rispetto alla materia di indagine e potrà essere utilizzato per ampliare lo studio sia al territorio che agli uffici di primo grado.

FATTORI PREDITTIVI DELLA DURATA NEI PROCEDIMENTI CIVILI / M. Filomeno ; tutor: M. Ferraroni ; coordinatore: A. Decarli. DIPARTIMENTO DI SCIENZE CLINICHE E DI COMUNITA', 2015 Dec 11. 28. ciclo, Anno Accademico 2015. [10.13130/filomeno-maria_phd2015-12-11].

FATTORI PREDITTIVI DELLA DURATA NEI PROCEDIMENTI CIVILI

M. Filomeno
2015

Abstract

Predictive factors of civil proceedings’ length In Italy the duration of civil proceedings is considered unduly excessive. Although a general tendency to a significant reduction, the duration is still longer than what is stated by the European Convention on Human rights, which recognises that everyone has the right to see his cause examined and decided within a reasonable time. Despite, rare are the studies aimed to identify the determinants of the proceedings’ duration. The aim of this study is to determine the predictive factors of excessive length of civil proceedings. The data analysed in the study are civil proceedings registered from 01/01/2005 to 31/12/2013 at the Court of Milan, a total of 72,482 cases observed at 31/12/2014. The variables considered in the study are: year of proceedings registration, from 2005 to 2013; jurisdiction (first instance or appeal); action; date of the first hearing and number of judicial hearings; number of parties and lawyers; resolution; age of the judge at the time of proceedings resolution. We used Kaplan-Meier analyses to estimate the probability of survival distribution in order to analyse the association between the main variables of the proceedings considered. Analysis have highlighted how different the proceedings’ duration is according to jurisdiction, action, number of judicial hearings, workload of the judge, resolution, number of parties and lawyers. Odds Ratios (OR) for proceedings duration and the corresponding 95% Confidence Interval (CI) were derived using multiple logistic regression with the aim of estimating the risk of each covariate. The models included terms for year of proceedings registration, jurisdiction, action, date of the first hearing and number of judicial hearings, number of parties and lawyers, resolution, age of the judge at the time of proceedings resolution. In accordance with the law ‘Pinto’ on unreasonable duration of the proceedings, we distinguished proceedings lasting more than 2 years from the others (categorical variable), considering the former as 'cases' and proceedings with a duration up to 2 years as 'controls'. In particular, we considered the following factors: sex, jurisdiction, age of judge at the time of resolution (≤50, 51-≤55, 56-≤60, 61-≤65,> 65), workload of the judge defined as the average number of proceedings managed annually by the judge (<258, 258- <369 ≥369), number of judicial hearings (up to 2> 2), number of lawyers (up to 3,> 3), year of enrolment procedure (2005-2011), resolution, months between the date of registration and the first hearing (<3.5 , 3.5- <4; 4; 5; ≥6). It was noticed that contentious likely to last over two years for the appeal proceedings (OR = 2.46; 95% CI 2.15-2.83) are those with over two hearings fixed during the proceedings (OR = 4.24; 95% CI 3.98-4.51), with over three lawyers appointed by the parties (OR = 1:36; 95% CI 1:28 to 1:44) and those defined by judgement (OR = 3.94; 95% CI 3.68-4.23). In conclusion, the analysis conducted allows to observe that the duration of a proceeding is influenced both by uncontrollable factors often related to the complexity of the case (such as the jurisdiction, the number of lawyers and therefore of parties, the judgement) and by factors that could be influenced to reduce the duration, such as the number of judicial hearings or the time fixed for the hearing.
11-dic-2015
"Fattori predittivi della durata nei procedimenti civili" Introduzione In Italia la durata dei procedimenti civili è considerata già da lunghissimo tempo eccessivamente elevata, nonostante nel corso degli anni si siano susseguiti numerosi interventi legislativi, seppure non sempre organici, coerenti ed efficaci, diretti a ridurne l’entità. Nonostante vi sia una tendenza generale a una significativa riduzione dei tempi, frutto del combinato effetto della diminuzione delle iscrizioni e dell’incremento del numero dei processi conclusi, la durata resta comunque elevata rispetto a quanto prevede la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, che riconosce ad ogni persona il diritto a vedere la sua causa esaminata e decisa entro un lasso di tempo ragionevole. Nonostante l’estrema e annosa gravità in cui versa il sistema Giustizia, rari sono gli studi volti allo scopo di individuare i fattori determinanti della durata del processo. Scopo di questo studio è quello di determinare i fattori predittivi della eccessiva durata di un processo civile in secondo grado. Si utilizzeranno a tal fine le procedure statistiche e le modalità di analisi impiegate, in modo efficace e da più lungo tempo, nella ricerca sanitaria in un tentativo di fertilizzazione, auspicabilmente reciproca, di settori di indagine ritenuti comunemente distanti tra loro. I dati analizzati nello studio Oggetto dello studio sono i procedimenti civili iscritti dall’1/01/2005 al 31/12/2013 presso la Corte d’Appello di Milano, in totale 72.482 cause osservate alla data del 31/12/2014. Al 31/12/2014 era stato definito l’86,6% del totale dei procedimenti esaminati; il 49,6% riguarda procedimenti conclusi in più di 2 anni o ‘pendenti al 31/12/2014’ da più di 2 anni. Le variabili prese in considerazione nello studio sono: • l’anno di iscrizione del processo, dal 2005 al 2013; • il grado del procedimento, primo o secondo; • il ruolo, corrispondente ai registri ufficiali utilizzati negli uffici giudiziari, che distingue le cause in procedimenti speciali sommari, contenzioso ordinario, lavoro e previdenza, agraria e volontaria giurisdizione; il ruolo è collegato alla materia e all’oggetto specifico della causa che classifica nel dettaglio il contenuto dell’azione giudiziale; • la data della prima udienza e il numero di udienze fissate, comprensive delle effettive udienze tenute, dei rinvii e delle anticipazioni; • il numero di parti e di legali del processo; • l’evento e la modalità di definizione; • l’età del giudice al momento della definizione del processo. La raccolta di tali dati ha richiesto una attività complessa; è stato necessario costruire ed eseguire diverse query di estrazioni sulle tabelle del sistema informativo utilizzato per la registrazione dei processi, al fine di individuare i diversi fattori di interesse e ricostruire la storia processuale di ciascuna causa, dalla sua iscrizione alla sua conclusione. Fattori determinanti della durata: l’analisi della sopravvivenza È stato utilizzato il metodo di Kaplan-Meier – che stima la curva di sopravvivenza utilizzando le probabilità condizionate di sopravvivenza – al fine di analizzare l’associazione esistente tra le caratteristiche principali dei processi considerati. Per confrontare tra loro le curve di sopravvivenza e verificare se la differenza di “mortalità” (definizione) o di “sopravvivenza” (pendenza) è statisticamente significativa sono stati utilizzati il Log-Rang test e il Wilcoxon test. Data l’ampia numerosità del campione analizzato, i confronti sono risultati statisticamente significativi. Le analisi condotte hanno posto in evidenza come la durata di un procedimento differisca in particolare per grado del giudizio, ruolo del procedimento, numero di udienze, carico di lavoro del magistrato, modalità di definizione, numero di parti e di legali. Si riportano i risultati ottenuti per numero di udienze e carico di lavoro del magistrato. Analizzando le 46.051 cause concluse con al più 2 udienze contro le 26.430 cause che hanno richiesto più di 2 udienze, le curve di sopravvivenza sono rappresentate nel seguente grafico. Distinguendo per carico medio del ruolo del magistrato (somma dei procedimenti pendenti all’inizio dell’anno e i sopravvenuti nell’anno), emergono differenze soprattutto per i procedimenti definiti nei primi 2 anni di trattazione del processo; in particolare, si è osservato che la diversità di carico differenzia da subito la diversa probabilità di sopravvivenza e si riallinea attorno ai 780 gg di durata in cui la sopravvivenza si attesta a 0,5 per le tre curve che rappresentano i terzili di carichi di lavoro. Per procedimenti di maggiore durata il diverso carico di lavoro del giudice non determina rilevanti differenze nelle curve di sopravvivenza e ciò potrebbe essere spiegato dal fatto che la maggiore durata probabilmente dipende da ragioni diverse. Stratificando per ruolo, si nota l’influenza del maggiore carico sulla durata, in particolare per il contenzioso in cui la curva dell’ultimo terzile di carico è costantemente più elevata. Il rischio di maggiore durata dei procedimenti: la regressione logistica multivariata Individuati i possibili fattori di influenza della durata dei procedimenti, è stata applicata la regressione logistica multivariata al fine di valutare il peso di ciascuna covariata sulla durata. Sono stati analizzati separatamente i procedimenti contenziosi e i procedimenti in materia di lavoro e previdenza nei quali la durata è tendenzialmente più elevata. Conformemente a quanto previsto dalla legge Pinto sulla irragionevole durata del processo, sono stati distinti i procedimenti con durata superiore a 2 anni dagli altri (variabile categorica), considerando i primi come ‘casi’ e i procedimenti con durata sino a 2 anni i ‘controlli’. Sono stati esclusi dall’analisi i procedimenti non ancora conclusi al 31/12/2014, non potendone determinare la durata e non conoscendo i valori definitivi di alcune delle covariate analizzate (come ad esempio il numero di udienze fissate o l’età del magistrato alla definizione). Sono stati, inoltre, esclusi i procedimenti iscritti dopo il 2011 per i quali la percentuale di processi ancora pendenti e che quindi potrebbero durare più di 2 anni è rilevante (ad esempio nel contenzioso tale dato è pari al 45% nel 2012 e al 53% nel 2013); l’inclusione di tali processi avrebbe potuto inficiare la bontà delle analisi, in quanto per quegli anni sarebbe stato riscontrato un maggior numero di procedimenti conclusi entro i 2 anni, per il solo tempo ridotto di osservazione. Sono stati calcolati gli Odds Ratio (OR) con il corrispondente Intervallo di Confidenza (IC) al 95%, includendo i diversi “fattori di rischio” in parte diversi tra il ruolo contenzioso e il ruolo lavoro e previdenza. In particolare, per il ruolo contenzioso sono stati considerati i seguenti fattori: sesso, grado del procedimento (primo o secondo), età del magistrato all’emissione del provvedimento definitorio del processo (≤50, 51-≤55, 56-≤60, 61-≤65, >65), carico di lavoro del magistrato, inteso come numero medio dei processi gestiti annualmente dal magistrato (<258, 258-<369, ≥369), numero di udienze (sino a 2, >2), numero di legali (sino a 3, >3), anno di iscrizione del procedimento (dal 2005 al 2011), modalità di definizione (con o senza sentenza), mesi intercorrenti tra la data di iscrizione e la data della prima udienza (<3.5, 3.5-<4; 4; 5; ≥6). Si è osservato come nel contenzioso hanno maggiore probabilità di durare più di 2 anni i processi di secondo grado, (OR=2.46; 95% IC 2.15-2.83), quelli con più di 2 udienze fissate nel corso della causa (OR=4.24; 95% IC 3.98-4.51), con più di 3 legali nominati dalle parti (OR=1.36; 95% IC 1.28-1.44) e quelli definiti con sentenza (OR=3.94; 95% IC 3.68-4.23). In conclusione, l’analisi condotta consente di osservare come la durata di un processo sia influenzata sia da fattori non controllabili e spesso attinenti alla complessità della causa (come il grado del procedimento, il numero di legali e quindi di parti, la modalità di definizione) che da fattori sui quali si potrebbe intervenire, come il numero di udienze fissate o i tempi di fissazione della prima udienza nella materia del lavoro e della previdenza. L’approccio logistico è risultato molto promettente: attingendo agli strumenti metodologici della epidemiologia, apparentemente molto distanti dal campo di indagine prescelto, esso fornisce informazioni inerenti l’aumento del rischio di maggior durata per i fattori determinanti considerati. Considerando la natura “patologica” e non fisiologica della durata dei processi in materia civile, probabilmente tale approccio risulta più appropriato rispetto alla materia di indagine e potrà essere utilizzato per ampliare lo studio sia al territorio che agli uffici di primo grado.
Settore MED/01 - Statistica Medica
predictive factor; civil proceeding; length; risk factor
FERRARONI, MONICA
DECARLI, ADRIANO
Doctoral Thesis
FATTORI PREDITTIVI DELLA DURATA NEI PROCEDIMENTI CIVILI / M. Filomeno ; tutor: M. Ferraroni ; coordinatore: A. Decarli. DIPARTIMENTO DI SCIENZE CLINICHE E DI COMUNITA', 2015 Dec 11. 28. ciclo, Anno Accademico 2015. [10.13130/filomeno-maria_phd2015-12-11].
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