Nel dibattito in corso sulla riforma costituzionale del 2001, il tema della “tutela della concorrenza” /art. 117, c. 2, lett.e) è rimasto abbastanza marginale. Le principali difficoltà sono riconducibili a due aspetti: da una parte le incertezze nel considerare la tutela della concorrenza come una “materia” o come una “competenza”; dall’altra la necessità di una definizione condivisa dei confini di questa espressione. Riguardo il primo aspetto, l’A. ritiene che la “tutela della concorrenza” debba essere qualificata come competenza del legislatore statale che tagli trasversalmente tutte le materie anche quelle affidate alla potestà legislativa esclusiva delle regioni (v. in tal senso una prima sentenza della Corte Costituzionale). Riguardo il secondo aspetto, l’A. cerca di definire il significato dell’espressione “tutela della concorrenza” prendendo in considerazione le diverse accezioni. Da una parte, il riferimento è alle norme antitrust e ai meccanismi di controllo dei comportamenti distorsivi del mercato concorrenziale. Dall’altra, questa espressione include la “regolazione pro-competitiva”, cioè le regole per la creazione e il funzionamento di mercati concorrenziali. Nella seconda parte del saggio, l’A. considera il potenziale conflitto tra competenza statale trasversale e possibile spinta regionale ad una progressiva differenziazione anche nelle materie economiche. In questa prospettiva l’A. fa riferimento a due elementi: il primo, che la complessità delle relazioni economiche nei mercati globali produce una progressiva riduzione della differenziazione possibile nelle scelte; il secondo, che l’estensione dei vincoli comunitari è ampia in particolare riguardo gli obiettivi di tutela della concorrenza e di liberalizzazione dei mercati. Quindi, anche in considerazione di questi elementi, il disegno costituzionale appare incompleto e carente riguardo il coordinamento e gli strumenti di raccordo tra i livelli. L’obiettivo del nuovo assetto costituzionale dovrebbe essere un equilibrio dinamico ed efficiente tra differenziazione e uniformità, importante in ogni ambito ma in particolare in quello economico. Ma, per perseguire questo obiettivo, allo stato attuale non è stato predisposto nessun strumento.

La tutela della concorrenza nella riforma costituzionale : come definire e realizzare un "valore" comune a stato e regioni / L. Ammannati - In: Studi in onore di Giorgio Berti. v. 1Napoli : Jovene, 2005. - ISBN 882431550X. - pp. 33-51

La tutela della concorrenza nella riforma costituzionale : come definire e realizzare un "valore" comune a stato e regioni

L. Ammannati
Primo
2005

Abstract

Nel dibattito in corso sulla riforma costituzionale del 2001, il tema della “tutela della concorrenza” /art. 117, c. 2, lett.e) è rimasto abbastanza marginale. Le principali difficoltà sono riconducibili a due aspetti: da una parte le incertezze nel considerare la tutela della concorrenza come una “materia” o come una “competenza”; dall’altra la necessità di una definizione condivisa dei confini di questa espressione. Riguardo il primo aspetto, l’A. ritiene che la “tutela della concorrenza” debba essere qualificata come competenza del legislatore statale che tagli trasversalmente tutte le materie anche quelle affidate alla potestà legislativa esclusiva delle regioni (v. in tal senso una prima sentenza della Corte Costituzionale). Riguardo il secondo aspetto, l’A. cerca di definire il significato dell’espressione “tutela della concorrenza” prendendo in considerazione le diverse accezioni. Da una parte, il riferimento è alle norme antitrust e ai meccanismi di controllo dei comportamenti distorsivi del mercato concorrenziale. Dall’altra, questa espressione include la “regolazione pro-competitiva”, cioè le regole per la creazione e il funzionamento di mercati concorrenziali. Nella seconda parte del saggio, l’A. considera il potenziale conflitto tra competenza statale trasversale e possibile spinta regionale ad una progressiva differenziazione anche nelle materie economiche. In questa prospettiva l’A. fa riferimento a due elementi: il primo, che la complessità delle relazioni economiche nei mercati globali produce una progressiva riduzione della differenziazione possibile nelle scelte; il secondo, che l’estensione dei vincoli comunitari è ampia in particolare riguardo gli obiettivi di tutela della concorrenza e di liberalizzazione dei mercati. Quindi, anche in considerazione di questi elementi, il disegno costituzionale appare incompleto e carente riguardo il coordinamento e gli strumenti di raccordo tra i livelli. L’obiettivo del nuovo assetto costituzionale dovrebbe essere un equilibrio dinamico ed efficiente tra differenziazione e uniformità, importante in ogni ambito ma in particolare in quello economico. Ma, per perseguire questo obiettivo, allo stato attuale non è stato predisposto nessun strumento.
costituzione ; concorrenza ; riforma costituzionale
2005
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